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13 novembre 1927, quando il Toro (ex) scudettato tornò ad essere grande

Una pagina talmente lontana da essere spesso dimenticata, ma il 13 novembre, precisamente nel 1927, per il Torino ha...

Diego Fornero

Una pagina talmente lontana da essere spesso dimenticata, ma il 13 novembre, precisamente nel 1927, per il Torino ha rappresentato una data decisamente importante, il punto di partenza per la conquista del primo (vero) Scudetto.Lo squadrone dei 'Balon boys', forte del trio delle meraviglia Baloncieri, Libonatti, Rossetti II, si era già cucito il tricolore sul petto, superando di misura il Bologna nella finalissima per il titolo nell'estate 1927. Tutti sappiamo, peraltro, come andò a finire: il presunto caso di corruzione nel derby vinto dai granata il 5 giugno 1927 portò alla revoca d'ufficio del titolo, e privò i ragazzi di Imre Schoeffer del loro primo, storico, riconoscimento di campioni d'Italia.Non tutti ricordano, però, come l'incombente decisione, giunta ufficialmente soltanto il 4 novembre 1927, portò i granata a disputare un pessimo inizio di stagione, perdendo ben 3 partite su 4 (2-1 col Genoa, 1-0 con la Pro Vercelli, 3-1 con l'Alessandria) e rimediando unicamente un pari per 2-2 con la Cremonese. Ad aggravare la situazione, fra l'altro, contribuì la squalifica a vita di tutta la dirigenza in carica nella stagione precedente, e la squalifica biennale per tutta la dirigenza in carica nella stagione in corso.Una vera e propria 'mazzata', diremmo oggi, che giunse ad una svolta esattamente 86 anni fa, il 13 novembre 1927 quando, in un Filadelfia gremito nonostante la cocente delusione, il Toro superò 3-1 il Padova con reti di Rossetti, Vezzani e Libonatti. A difendere la porta granata, tra l'altro, non fu l'acciaccato 'Censin' Bosia, titolarissimo della formazione, ma il suo vice: Manlio Bacigalupo, fratello maggiore dell'indimenticabile Valerio, che, allora, aveva soltanto 3 anni. Manlio, a Torino per il servizio militare, si trasferì in granata dall'Andrea Doria, disputando 10 presenze stagionali.Per i granata, allenati da Anton Cargnelli, fu l'inizio di una stagione travolgente che culminò con la conquista del primo, vero, Scudetto: dopo la vittoria sul Padova arrivarono i trionfi sulla Reggiana (8-3), sulla Lazio (3-0), sul Brescia (addirittura 11-0, poker per Libonatti e Rosseti, tripletta per Vezzani), sul Milan (3-1) e sul Napoli (1-0), che permisero di chiudere alla grande il girone di andata. Ancora meglio fece il Toro nel ritorno: dopo aver battuto Genoa (2-0), Pro Vercelli (3-0), Alessandria (4-1), Padova (4-0), Reggiana (addirittura 14-0! Addirittura 7 reti per Baloncieri, 4 per Rossetti II, doppietta di Libonatti e rete di Monti III), Lazio (2-0), Milan (2-0), Napoli (11-0!), recuperò un pari per 2-2 con la Cremonese e perse solo a Brescia per 3-1. Un ruolino di marcia che consentì ai granata di volare alla fase finale, ed andare a battere l'Inter (3-1) e il Casale (2-1), pareggiare con Bologna (1-1) e Alessandria (3-3), e gustarsi una grande vittoria nel derby in casa bianconera: 4-1, con rete di Baloncieri e tripletta di Libonatti, perdendo solo col Genoa 2-1. Nel ritorno arriveranno la sconfitta con l'Alessandria (2-1) e quella nel derby (ancora 2-1), ma le vittorie su Milan (3-0), Inter (3-2), Casale (3-0) e Bologna (1-0), oltre al pari, ancora col Milan, per 2-2, consentiranno ai granata di fregiarsi, finalmente, del primo Scudetto della storia.Quando le qualità ci sono, e la determinazione pure... Non c'è crisi che tenga. Un insegnamento che il Toro di oggi dovrebbe tenere sempre attuale: sia quando si costruiscono le rose, sia quando le si gestisce sul campo. Solo utopia? ll rischio c'è.Diego Fornero