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Dieci piccoli gobbetti

di Mauro Saglietti

Il capo O’ Piliun dovette fare più volte la conta per sincerarsi che tutti i passeggeri fossero arrivati al molo. Diede un’occhiata preoccupata alle dodici miglia che...

Redazione Toro News

di Mauro Saglietti

Il capo O’ Piliun dovette fare più volte la conta per sincerarsi che tutti i passeggeri fossero arrivati al molo. Diede un’occhiata preoccupata alle dodici miglia che separavano Rabbit Island dalla terra ferma. Era venerdì pomeriggio, il tempo stava volgendo al peggio e, se non si fossero sbrigati, sarebbero stati colti dalla tempesta a metà strada.Contò ancora una i volti che aveva di fronte a sé. C’erano proprio tutti… il Cantante Gracidante, la Velina Limpida, il Barone Rosso, l’ Allenatore Spaccone, il Duca Trapiantato, il giocatore soprannominato “la Biondina Cieca”, Il Francese Sanbitter, il Sicario Sorridente, il Coniglio con le Corna e il Giuda Biondo, tutti rigorosamente gobbi, dal primo all’ultimo.Il Capo O’ Piliun li fece salire sul proprio barcone, che li avrebbe condotti fino alla villa costruita su Rabbit Island, luogo dove i dieci invitati avrebbero trascorso il fine settimana, ospiti del signore e della signora Bull.Lungo il tragitto la Velina Limpida, unica donna a far parte del gruppo di gobbi, prese a lamentarsi del fatto che i telefonini in quella zona non avessero campo.I telefonini non funzionano e nella villa non c’è il telefono – disse il Capo O’Piliun senza togliere gli occhi dalla prua della barca diretta verso l’isola – Fino a lunedì mattina sarete isolati dal resto del mondo…

Rabbit Island era un’isola dalla fama sinistra, un tempo covo di contrabbandieri, situata poco al largo della Cornovaglia. Una ventina d’anni prima vi era stata costruita una modernissima villa, poi acquistata dai Signori Bull, dopo anni nei quali l’isola era stata completamente disabitata.Il suo nome derivava dalla curiosa forma di coniglio che, a causa della particolare forma dei prati e dei campi, sembrava indossare una maglia a strisce verticali chiare e scure.Bianche e nere in pratica.Il capo O’ Piliun accompagnò il gruppo di gobbi fino al molo di attracco dell’isola.- Troverete i signori Bull ad attendervi alla villa, in cima alla scalinata. Io torno indietro. Sta per abbattersi una tempesta e spero di fare in tempo a tornare alla baia. Tornerò a prendervi lunedì alle 12.Rimise in moto la barca e si allontanò, mentre il vento si levava forte e le prime gocce di pioggia cominciavano a scendere, sospinte dal vento.Il gruppo di gobbi sbuffò e, malvolentieri, cominciò a salire la lunga scalinata che portava alla sommità dell’isola, dove si trovava la splendida villa in stile moderno dei signori Bull.Sulla porta però, anziché i padroni di casa, trovarono un cartello ad attenderli.“Siamo dovuti assentarci improvvisamente. Vi preghiamo di perdonare il nostro ritardo, torneremo in serata. Nel frattempo vogliate gustare la cena già servita in sala da pranzo. Gradiremmo che, in nostra assenza, attingeste a pieni calici dalla nostra riserva di liquori. Per il dopo cena una piccola sorpresa vi attende nel salotto, incisa sul cd che si trova sopra l’impianto stereo. Confidiamo nel fatto che la nostra assenza sia ricompensata da questo, si spera gradito, regalo.Il signore e la signora Bull.

La notizia colse di sorpresa il gruppo di gobbetti ed il loro malumore aumentò.- Ahò! – disse il Cantante Gracidante – Che è ‘sta storia? Io me ne sto a ‘tornà a casa…L’Allenatore Spaccone scosse la testa. Tutto questo gli ricordava qualcosa… ma che cosa?

Il gruppo di gobbi mangiò con appetito e tutti si scambiarono complimenti ruffiani e chiacchiere insulse. Con loro grande sorpresa scoprirono che nessuno di loro conosceva di persona i coniugi Bull. Ognuno era stato invitato per un motivo diverso. Chi per presenziare a una serata di gala, chi perché i signori Bull si erano dichiarati suoi accaniti fans, chi ancora attirato sull’isola dal cospicuo assegno che i signori Bull avevano allegato all’invito, chi convinto dal proprio procuratore, chi infine per conoscere la meravigliosa e procace (così diceva una delle lettere di invito) figlia dei signori Bull.Qualcosa non quadrava però.La modernissima villa era letteralmente tappezzata di bandiere del Toro e in ogni stanza era appeso un ritratto di un giocatore granata differente, Ferrini, Graziani, Agroppi, Meroni, Mazzola, Junior, Dossena, Claudio Sala, Libonatti, Scifo.- Che scortesia però – disse con boria il Barone Rosso, sghignazzando - Pensavamo che i signori Bull fossero gente di alta classe, invece sono dei miserabili granata…!Il gruppetto esplose in una fragorosa risata.- E avete vistò – si inserì il Francese Sanbitter – quei soprammobilì a forma di torò che ci sono in ogni stanzà?- Che cosa pacchiana, che cattivo gusto! – sottolineò con bon ton la Velina Limpida - Qualcuno di voi ha notato la filastrocca appesa in ogni camera e vicino al caminetto? – - Sì… ho dato un‘occhiata – rispose l’Allenatore Spaccone – Mi ricorda qualcosa…

- "Dieci poveri gobbetti – iniziò a recitare a memoria la donna -Se ne andarono a mangiar:uno fece indigestione,solo nove ne restar.Nove poveri gobbettiFino a notte alta vegliar:uno cadde addormentato,otto soli ne restar.

- E cosa dire del finale?Solo, il povero gobbettoin un bosco se ne andò:a un pino s'impiccò,e nessuno ne restò."

- Una filastrocca stupida e senza senso – disse il Coniglio con le Corna - A proposito! Non dovevamo ascoltare il cd che i padroni di casa ci hanno lasciato?I gobbi annuirono e si spostarono nel salotto. Il Barone Rosso fece partire il cd e nel salotto fu subito silenzio- Cortesi Invitati, un attimo di silenzio prego… - la voce profonda di quello che si presumeva Mr. Bull si levò dai diffusori dell’impianto stereo del soggiorno.- Vogliate prestare attenzione ai seguenti capi di imputazione…Allenatore Spaccone… siete accusato di aver perorato per molti anni la causa bianconera con arroganza e immodestia.Barone Rosso… siete accusato di essere nemico storico della tifoseria granata e di aver dedicato lunghi anni al servizio dei colori bianconeri.Sicario Sorridente… siete accusato di avere volontariamente insultato e recato danno irreparabile al Toro e ai suoi tifosi.Velina Limpida… siete accusata di aver fatto sfoggio di arroganza bianconera poco prima di un derby.Cantante Gracidante… siete accusato di aver ripetutamente fatto uso di spocchia bianconera in occasione di numerosi concerti.Biondina Cieca… siete accusato di ripetuto comportamento sleale e arrogante sul campo.Coniglio con le Corna… siete accusato di aver dapprima provocato, poi di esservi dato a precipitosa fuga per sfuggire alla giusta punizione.Francese Sanbitter… Siete accusato di aver approfittato della vostra classe ed avere esultato in modo inappropriato in un momento non consono.Duca Trapiantato… siete accusato di aver servito la causa gobba con entusiasmo e gioia fuori luogo, per poi venire tradito nel momento del bisogno.Giuda Biondo… siete accusato di aver tradito la giusta causa, per vendervi al male per trenta denari.

La voce fece una breve pausa prima di riprendere.- Imputati alla sbarra… Avete qualcosa da dire a vostra discolpa?Trascorse un momento di interminabile silenzio. Dopo pochi istanti la voce del disco riprese.- Imputati alla sbarra… Io vi condanno a morte!

- …il comunale grida già…Il Francese Sanbitter cominciò a tossire al termine della prima strofa.- Coff…mille bandiere bianconere intorno a noi… ci fan sentire in campo undici co… coff… coff...Annaspò improvvisamente cominciando a tossire sempre più forte, sbarrando lo sguardo e avvampando in volto.Si alzò di scatto dal pianoforte con la bocca spalancata.Tutti credevano a uno scherzo. Fece due passi in avanti sempre con le mani alla gola, poi precipitò a terra con un tonfo improvviso.Nella stanza scese il gelo. Soltanto la Velina Limpida trovò la forza di commentare con distacco borghese che quello non era il posto migliore per ubriacarsi. Ma la drammaticità del momento non sfuggi all’AllenatoreSpaccone e alla Biondina Cieca, che accorsero in fretta. Rigirarono il Francese su se stesso, quindi l’Allenatore Spaccone si rivolse con sguardo gelido alle altre persone presenti nel salotto.- E’ morto… il Francese Sanbitter è morto…

- Non è possibilo! – esclamò il Sicario Sorridente – Un attimo fa il Franceso stava bene!I nove gobbi ancora vivi si chiesero se fosse possibile che si fosse trattato di un malore improvviso, se il Francese Sanbitter avesse per caso avuto recenti problemi di salute.Ma ad un primo esame basato sull’olfatto i dubbi svanirono. L’intera bottiglia di Brandy odorava di mandorle amare, l’inconfondibile odore del cianuro.Il Francese Sanbitter era stato avvelenato!Nessuno fece in tempo a realizzare quella verità, che il Giuda Biondo richiamò tutti i presenti in Sala da Pranzo.- Venite a vedere… c’è una cosa strana… Sul tavolo le statuine raffiguranti giocatori gobbi erano diventate nove. Una era stata frantumata!

Le ore rimanenti della serata trascorsero nello sconforto, mentre fuori la tempesta infuriava.- Avrebbe potuto essere qualunque di noi… è stato il primo che ha bevuto… - mormorò gracchiando il Cantante Gracidante.- E’ chiaro che siamo stati attirati in una trappolo… - commentò il Sicario Sorridente- Trappolo? – domandò la Velina Limpida.- Quante storio… - rispose il corpulento Sicario. I nove gobbi valutarono con attenzione la situazione… si era davvero trattato di omicidio? Esisteva realmente questo fantomatico Mr. Bull? Erano stati attirati di proposito in una trappola o si era piuttosto trattato di una malaugurata coincidenza e, in quel caso, che senso aveva la sinistra minaccia che avevano sentito incisa su cd?Il corpo del Francese Sanbitter fu trasportato nella sua stanza, quindi il gruppo si trasferì nelle proprie camere per trascorrere la notte, con il proposito comune di andarsene il mattino dopo al più presto da quel luogo.In qualche modo.

Il mattino seguente gli ospiti della villa si ritrovarono in sala da pranzo.Mentre era in corso una animata discussione per decidere se ci si potesse fidare nel mangiare il cibo presente in dispensa, il Coniglio con le Corna si portò una mano alla bocca in segno di spavento.- Oddio! Guardate! – esclamò sibilando.Sul tavolo le statuine dei gobbi erano diventate otto, anche una seconda era stata frantumata.- Ma che diamine… - esclamò il Duca Trapiantato – Chi manca…?- 1...2..3..4… 8! – contò l’Allenatore Spaccone – Siamo in otto. Manca la Velina Limpida!Il gruppo di gobbi realizzò improvvisamente di non averla vista scendere quella mattina.Tutti corsero su per le scale, fino alla sua porta, che però era chiusa dall’interno. L’Allenatore Spaccone e il Giuda Biondo uscirono sul balcone che percorreva il perimetro esterno della casa, sfondarono il vetro della camera della donna e fecero irruzione.La verità si presentò drammatica ai loro occhi.La Velina Limpida giaceva morta a letto e, accanto al suo braccio era stata abbandonata una siringa ipodermica.

- Questo è un omicidio… non credo che la Velina facesse uso di droghe. Qualcuno questa notte è penetrato nella sua stanza e le ha iniettato a sorpresa del veleno nel braccio. Non ci possono essere altre spiegazioni.- Ma... la porta essere chiusa da interno… - commentò la Biondina Cieca con accento straniero.I gobbetti erano radunati nel salotto e cercavano di fare il punto della situazione.L’Allenatore Spaccone sembrava aver assunto la leadership del gruppo e dava ordini agli altri.- E’ evidente che non siamo soli… ci divideremo a gruppi di due e perlustreremo tutta l’isola… anche se la tempesta non accenna a placarsi. Se Mr. Bull è su quest’isola non tarderemo a scovarlo. Poi eventualmente, appena la costa sarà visibile, accenderemo un falò e lanceremo un SOS... insomma, qualcosa faremo. Ci ritroviamo tutti qui per l’ora di pranzo, sempre che si abbia voglia di mangiare qualcosa, d’accordo? Ognuno faccia molta attenzione… E non separatevi per nessun motivo!A mezzogiorno, la prima coppia a tornare fu quella composta dal Giuda Biondo e dal Cantante Gracidante, poi fu il turno del Coniglio con le Corna e del Sicario Sorridente. Per ovviare alla furia della tempesta, abbandonarono il porticato e si rifugiarono in sala da Pranzo, poco prima che arrivassero anche l’Allenatore Spaccone e la Biondina Cieca. Nessuno aveva visto nulla, nonostante ogni baia, ogni anfratto dell’isola fosse stato ispezionato. Il Giuda biondo anzi appariva alquanto spaventato.- Ci sono degli alveari nella zona sud dell’isola… io sono allergico… la mia povera pelle delicata…Un istante più tardi il Barone Rosso spalancò fradicio la porta della Sala da pranzo.- Dov’è il Duca trapiantato? - chiese- Ahò! Non stava con te? – gracchiò il Cantante Gracidante.- Sì… ha detto che era stanco... che sarebbe rincasato prima. Io sono andato ad ispezionare la rocca che domina l’isola…- Qui non essere arrivato… - osservò la Biondina Cieca.- Vi avevo raccomandato di non dividervi!!! – esclamò l’Allenatore Spaccone. Poi, notando lo sguardo fisso e sconvolto del Barone Rosso verso un punto del tavolo, mormorò – Che hai?- Non ve ne siete accorti?– rispose indicando le statuine a centro tavola.Ne rimanevano soltanto sette.

Il cadavere del Duca Trapiantato venne recuperato poco a ridosso della scogliera e trasportato fino alla villa, dove venne adagiato nella sua stanza.Mr. Bull doveva averlo sorpreso alle spalle poco distante dal sentiero e averlo colpito al capo con violenza. La sua fine era stata raccapricciante. Gli era stato asportato il cuoio capelluto (trapiantato), un macabro trofeo trafugato dal misterioso assassino.I sette gobbetti si radunarono in salotto, rinfrancati dal calore del caminetto, mentre fuori la tempesta proseguiva con intensità maggiore.Pareva ormai a tutti evidente di essere stati attirati in una trappola da un misterioso omicida, non c’era più spazio per coincidenze ed eventualità varie. Molti si affannavano in preda all’isteria, qualcuno urlava, quando un tratto l’Allenatore Spaccone tacitò i presenti con un’affermazione sibillina:- Temo di aver capito… Dieci piccoli indiani…- Aho? Che stai a dì? – domandò strafottente il Cantante Gracidante.- Dieci piccoli indiani… - mormorò ancora l’Allenatore Spaccone.Nel salotto fu subito silenzio.

- Tutto questo non è stato fatto a caso… siamo stati deliberatamente tratti in trappola da qualcuno che ci odia - disse - Guardate questa casa. .In ogni stanza c’è la fotografia di un giocatore del Toro… dovrebbe dirla già lunga… ma solo adesso mi sono ricordato di un vecchio romanzo… e di un vecchio film. “Dieci piccoli negretti”, poi cambiato in “Dieci piccoli indiani”, di Agatha Christie. Dieci persone che, come noi, vengono attirate su di un isola deserta e cominciano a morire ad una ad una… Siamo cascati nella stessa trappola…- Ma quello era un libro…- Appunto. L’assassino doveva conoscerlo. Soltanto che qui siamo nella realtà! Ma non è finita…c’è ancora un’altra cosa. – L’Allenatore Spaccone si accese un sigaro e tirò una boccata di fumo. Tutti aspettavano la prosecuzione della storia – L’assassino sta seguendo le strofe della filastrocca per ucciderci…"Dieci poveri gobbetti Se ne andarono a mangiar: uno fece indigestione, solo nove ne restar”… “uno fece indigestione”… non vi sembra la morte del Francese Sanbitter? “Nove poveri gobbetti Fino a notte alta vegliar: uno cadde addormentato, otto soli ne restar.”… e questa non è la Velina Limpida che è rimasta addormentata e stamattina non si è più svegliata…? Come fa poi la filastrocca? "Otto poveri gobbetti Se ne vanno a passeggiar: uno, ahimè, è rimasto indietro, solo sette ne restar". Questo è il Duca Trapiantato che “è rimasto indietro” quando siamo andati a ispezionare l’isola…Nessuno parlava più.- E non è ancora tutto… In Dieci piccoli indiani l’assassino è una persona che si credeva morta… Una persona che aveva messo inscena il proprio omicidio…- Ma allora Mister Bull…- Aprite gli occhi! Bull in inglese significa “Toro”! Mister Bull non esiste! Mister Bull… deve essere uno di noi!

Il pomeriggio venne trascorso nel tentativo di radunare legna per l’accensione di un falò di soccorso che potesse essere individuato dalla baia, ma la tempesta rese vani tutti i loro tentativi. Dopo le rivelazioni dell’Allenatore Spaccone inoltre, i sette gobbi rimanenti cominciarono a guardarsi in cagnesco, temendo che dietro un volto amico si nascondesse quello dell’assassino.Quella notte il Barone Rosso, colto da terrore, si rifiutò di dormire in casa. Decise di barricarsi nella legnaia che sorgeva di fianco alla villa e non ci fu verso di convincerlo a ritornare sui suoi passi. I rimanenti sei occupanti della casa, vista l’esperienza toccata la notte precedente alla Velina Limpida, perquisirono con attenzione le proprie camere, prima di chiudervisi dentro terrorizzati.Non solo. All’Allenatore Spaccone venne in mente di chiudere a chiave anche la porta della sala da pranzo, affinché nessuno quella notte facesse brutti scherzi con le statuine gobbe.

Quando il mattino seguente l’Allenatore Spaccone scese al piano inferiore, dopo una notte senza sonno nella quale la pioggia sui vetri aveva tamburellato a tempo con la propria angoscia, fu quella di andare ad aprire la porta della sala da pranzo per controllare se fosse cambiato qualcosa. Tirò un sospiro di sollievo, sempre sette statuine. Decise di mettere qualcosa sotto i denti, infischiandosene del fatto che il cibo potesse essere avvelenato.Uscì quindi di casa ed andò a chiamare il Barone Rosso nella legnaia.Scoprì di essere già stato preceduto. Il Cantante Gracidante guardava il corpo orribilmente mutilato del Barone Rosso, che giaceva ai piedi della legnaia. Doveva essere stato colpito con particolare violenza, il tronco era praticamente separato dal resto del corpo.– Ahò, non so stato io! – Disse il Cantante Gracidante. So’ sceso per primo e l’ho trovato qui. ‘Sta a vedè che deve avere aperto a qualcuno che conosceva…L’Allenatore Spaccone lo guardò poco convinto.Accorsero anche la Biondina Cieca, il Sicario Sorridente e il Coniglio con le Corna.- Oh, mio Dio, no!- Misericordia, un altro!Giusto in quel momento udirono delle urla atroci provenire dal piano superiore della villa.- Dov’è Il Giuda Biondo? – chiese l’Allenatore Spaccone?Solo allora realizzarono che non era con loro, che non era ancora sceso.Corsero dentro la villa e su per le scale, fino alla porta sbarrata della sua stanza. Dall’interno arrivavano urla atroci, come se fosse in corso un combattimento.- Dobbiamo aprire, presto!- Passiamo dal balcone…- No… dobbiamo far subito. E’ lì dentro… buttiamo giù la porta… ora! – ordinò l’Allenatore Spaccone.I cinque presero a spallate la porta fin quando questa non cedette.Si sarebbero aspettati di trovarsi faccia a faccia con l’assassino, ma dalla stanza volò via uno sciame di api che si disperse per la casa.Il Giuda Biondo giaceva a terra, gonfio per le numerose punture degli insetti.Aveva smesso di respirare.- L’aveva detto… – mormorò il Coniglio con le Corna – era allergico…- E’ stata la sua condanna a morte - mormorò l’Allenatore Spaccone – L’assassino gli ha riempito la camera di Api…Più giù, in sala da pranzo, qualcuno aveva approfittato della confusione.Rimanevano intere soltanto più cinque statuine.

Sette poveri gobbetti legna andarono a spaccar: un di lor s'infranse a mezzo, e sei soli ne restar.I sei poveri gobbetti giocan con un alvear: da una vespa uno fu punto, solo cinque ne restar.L’Allenatore Spaccone, in piedi di fronte a caminetto, stava ripetendo lentamente le strofe della filastrocca. Anche le ultime due morti avevano seguito il percorso di quei versi maledetti.Scosse la testa e osservò la strofa seguente, quella che a rigor di logica avrebbe descritto il prossimo omicidio.Cinque poveri gobbetti un giudizio han da sbrigar: un lo ferma il tribunale, quattro soli ne restar.- Cinque poveri gobbetti un giudizio han da sbrigar: un lo ferma il tribunale, quattro soli ne restar – ripeté ad alta voce scuotendo ancora la testa.

I cinque gobbetti superstiti, sempre più diffidenti l’un l’altro, decisero rimangiare qualcosa per mantenersi in forze. Il Capo O’ Piliun sarebbe arrivato soltanto a mezzogiorno del giorno dopo e avrebbero dovuto tenere duro per molte ore ancora. Decisero che da quel momento in avanti non si sarebbero più separati e si radunarono in Sala da pranzo.Dal momento che l’Allenatore Spaccone aveva rivelato che nel libro Dieci Piccoli indiani, il colpevole era una persona che si riteneva già morta, il gruppetto dei superstiti decise di sottoporsi ad una macabra visita in giro per le stanze della villa, per controllare che i cadaveri fossero veramente tali.E lo erano veramente, nessuno aveva inscenato una finta morte. Mr. Bull doveva essere realmente lì tra loro.La tempesta era ripresa di violenza e di intensità e a metà pomeriggio l’intera isola era piombata nell’oscurità.Improvvisamente, poco prima delle sette le luci saltarono.Aho’ nun se vede più un… - disse il Cantante Gracidante.- Nessuno si muova! – ordinò l’Allenatore Spaccone – E’ un trucco di Mr. Bull…- Ma se siamo tutti qui… chi è Mr. Bull allora? – obiettò il Coniglio con le Corna.- Potrebbe sempre essere qualcuno di noi! Qualcuno che ha programmato il gruppo elettrogeno affinché si spegnesse proprio ora. Nessuno faccia movimenti bruschi! Accendiamo una candela piuttosto!La debole luce del candeliere sul tavolo rischiarò appena l’ambiente, ma la tensione rimase altissima e i minuti sembravano non trascorrere mai.- Ahò! Ho bisogno di anda’ ar cesso! – sentenziò il borioso Cantante Gracidante.Tutti si alzarono di scatto in piedi.- Ahò! Mica volete che andiamo tutti insieme? Sedetevi, belli, che volete che mi capiti?L’Allenatore Spaccone, il Coniglio con le Corna, il Sicario Sorridente e la Biondina Cieca tennero un breve conciliabolo e decisero di lasciare andare il Cantante Gracidante, che uscì dalla stanza e si diresse con coraggio al buio del piano superiore.Ma dopo pochi istanti un urlo terrificante si propagò per la casa.- Argh! Aiutooo!I presenti in sala da pranzo saettarono in avanti. La candela fu rovesciata e si spense. Un soffio d’aria sinistro si diffuse nei locali. Poi la fiammata di uno sparo illuminò il buio, seguita da un rumore di porcellana in frantumi.Quando i gobbetti in pieno panico riuscirono a ritrovare la candela e a riaccenderla, si accorsero che l’Allenatore Spaccone giaceva riverso sulla sedia, con un foro in piena fronte, mentre sul tavolo giaceva una pistola fumante.Oltre ad una nuova statuina spezzata, naturalmente. Soltanto quattro rimanevano ancora intere.

Occorse non poco per riuscire a comprendere quello che era successo in quei concitati frangenti.L’assassino aveva predisposto tutto con cura. Aveva sistemato alcune alghe sopra la porta del bagno al piano superiore. Il Cantante Gracidante, entrando nel locale al buio, aveva sentito qualcosa passargli sul viso, ignaro che fossero le alghe stesse e si era messo a urlare.Al piano di sotto i quattro gobbetti erano scattati in piedi, qualcuno aveva rovesciato la candela e nello stesso istante era partito il colpo di pistola. Qualcuno dotato di una mira eccezionale aveva colpito in piena fronte l’Allenatore Spaccone.- Ecco la mia pistolo! – esclamò il Sicario Sorridente.- Ahò! Come sarebbe a dire la tua pistola! – lo aggredì il Cantante Gracidante- Già, come essere possibile questa cosa? – domandò melliflua la Biondina Cieca.- Ce l’avevo quando sono arrivato sull’isolo. La porto sempre con me… poi qualcuno me l’ha portata via dalla camero…- E perché non l’hai detto?- Non volevo che essere sospettato di essere l’omicido…

Anche il Cadavere dell’AllenatoreSpaccone fu portato nella propria stanza.La situazione si fece sempre più tesa. I quattro gobbetti rimasti si scrutarono sempre più sospettosi alla luce della candela in Salotto, la pistola poggiata sul tavolino.Cinque poveri gobbetti un giudizio han da sbrigar: un lo ferma il tribunale quattro soli ne restar.Il Coniglio con le corna era terrorizzato. Rifletté sul fatto che il colpo di pistola sparato in piena fronte equivaleva quasi a un segnale di giudizio, di colpevolezza.Qual’era la strofa successiva? A cosa si riferiva? Chi sarebbe stato il prossimo? Sarebbero stati in grado di sopravvivere a quel folle?Quattro poveri gobbetti salpan verso l'alto mar: uno un granchio se lo prende, e tre soli ne restar.

Le ore trascorsero lente e alla fine il sonno ebbe la meglio su di loro.Ma ad un punto imprecisato della notte un urlo disperato risvegliò i presenti.Erano rimasti in tre: il Coniglio con le Corna, il Sicario Sorridente e il Cantante Gracidante.La Biondina Cieca non c’era. Sul tavolino del salotto la pistola era rimasta al suo posto. L’aria del mare li avvolgeva nel suo abbraccio gelido… la porta della villa era spalancata!

Uscirono tutti e tre di corsa, chiamando l’amico gobbo a gran voce, senza alcun risultato, finché non fu il Coniglio con le Corna ad avvistarlo.La tempesta si era finalmente placata e le nubi erano squarciate da sprazzi di cielo stellato.Il corpo della Biondina Cieca giaceva sfracellato sugli scogli sottostanti la rocca dell’Isola. Un volo di oltre venti metri.- E’ uscito… perché l’ha fatto?- Ahò, che te devo dì? Forse voleva scappare… forse era lui er’assassino ed è scivolato…Si guardarono. Erano rimasti in tre.Uno di loro era Mr. Bull.In casa trovarono ad attenderli soltanto più tre statuine, come avevano temuto.Ma non era l’unica sorpresa.Anche la pistola era sparita.

Rientrò in casa ballonzolando. Lieto di essersi liberato finalmente di quel pazzo animalo che aveva assassinato tutte le persone. Era finalmente l’alba di una bella giornata ventilata. La baia era finalmente visibile e, qualche miglia più in là si cominciava ad intravedere Il Capo O’Piliun che procedeva con la sua barca.Decise di rientrare in casa per raccogliere le sue cose.Raggelò.Dalle scale ruzzolò rimbalzando l’ultima statuina, sfracellandosi sull’ultimo scalino.Dal soffitto, all’altezza della sommità delle scale, pendeva una corda, alla quale era stato appeso un cappio, che penzolava da destra a sinistra e da sinistra a destra.La sua mente si confuse di pensieri… la polizia sarebbe arrivata, avrebbe trovato nove cadaveri e solo lui in vita… Non sarebbe riuscito a scamparla… lo avrebbero accusato… incarcerato… tutte le sue attività sarebbero fallite… Ripensò con beffarda curiosità all’ultima strofa della filastrocca…

Solo, il povero gobbettoin un bosco se ne andò:a un pino s'impiccò,e nessuno ne restò.

Il sorriso scomparve dal volto del Sicario Sorridente.Infilò la testa nel cappio e si lanciò nel vuoto.La corda tuttavia non resse il peso della sua stazza.Il gancio che la sosteneva si staccò dal soffitto e il Sicario Sorridente precipitò dalla balaustra delle scale, sfracellandosi al piano inferiore con un tonfo sordo.

- Non scopriremo mai cosa è successo a Rabbit Island… - disse Mr. Cody, il capo della polizia della grande città che si trovava sulla costa, aspirando una boccata di fumo dalla sua pipa. - Quando il Capo O’ Piliun è arrivato sull’isola ha trovato dieci cadaveri… l’ultimo era ancora caldo. Non c’erano altre persone sull’isola.- Ma che diamine può essere accaduto? – si domandò il suo vice. – Diamine, una carneficina! Chi può essere stato?- Non lo so… probabilmente uno di loro… la villa risulta intestata ai signori Bull, ma qui ne abbiamo sempre e solo sentito parlare… nessuno li ha mai visti… credo che non lo sapremo mai… questa storia ricorda tanto, troppo “Dieci Piccoli indiani”, il giallo della Christie, lo ricorda?- Eccome se me lo ricordo…!- Ecco, nel finale del romanzo, il colpevole affida le sue memorie ad una bottiglia che getta in mare… qui non c’è nulla di tutto questo. Dubito che verremo mai a sapere la verità su quanto è successo a Rabbit Island…Mr. Cody sospirò, guardando la sinistra e lontana isola dalla finestra del suo ufficio.

Sin da piccolo ho sempre nutrito una grande avversione per i gobbi. Non riuscivo a concepire un mondo onesto in cui loro potessero far parte. Lungo tutta la mia vita non ho fatto altro che perseguire i valori reali, contrari all'universo gobbo e credo che a mia carriera ne sia stata un esempio.Poi, col passare degli anni, è cominciato a farsi largo in me il desiderio di radunare da qualche parte i più rappresentativi, un luogo dove potessero pagare per i loro peccati di arroganza, superbia e disonestà.Mi ci sono voluti anni per organizzare tutto, per creare il fantomatico Mr. Bull. Il problema è stato trovare scuse valide perché tutte e dieci le persone accettassero l’invito di uno sconosciuto.Ho impiegato mille stratagemmi diversi, mi sono spacciato per biondone procaci, ho spesso allegato assegni… e alla fine ce l’ho fatta. Le dieci persone che volevo, sull’isola dove avevo da poco acquistato quella villa…Procedere nel mio piano non è stato eccessivamente difficile.Avevo deciso di colpire immediatamente i meno colpevoli, i gobbi che si erano macchiati soltanto di fastidio o arroganza, lasciando che sugli altri, i più colpevoli cadesse l’ansia della vendetta inesorabile.Avevo avvelenato con largo anticipo la bottiglia di brandy che ha ucciso il Francese Sanbitter. Il problema era soltanto capire chi sarebbe stato il primo a berla. Avevo in mente dall’inizio di uccidere la Velina Limpida come seconda persona. La tempesta mi aveva aiutato a fingere di tornare alla baia con la barca. Sono ritornato indietro ed ho attraccato in una caverna nascosta a Sud, protetta dalla vista, nessuno avrebbe mai potuto individuarla.Non è stato un problema penetrare nella villa di nascosto e nascondermi nel passaggio segreto che si apre dietro l’armadio della Velina Limpida.Ho potuto girovagare in gran segreto per la casa e per l’isola.Volevo che le uccisioni gobbe seguissero il ritmo della filastrocca.Sapevo che qualcuno sarebbe rimasto isolato.Quando ho visto il Duca Trapiantato allontanarsi da solo per fare ritorno a casa, ho colto la palla al balzo. Contavo molto sul fatto che qualcuno di loro, benché gobbo, dovesse pur aver letto il libro della Christie, oppure aver visto il film. Conoscendo la storia originale, dove il colpevole era una persona che si credeva morta, i sopravvissuti avrebbero cominciato a sospettare l’uno dell’altro, lasciandomi la possibilità di tramare nell’ombra.Ho bussato alla porta della legnaia, dove c’era il Barone Rosso, dicendo che ero proprio io, ero tornato a prenderli con la barca.Non si è minimamente reso conto né del pericolo che correva, né del fatto che brandissi un ascia.Poi, essendo venuto a conoscenza dell’allergia del Giuda Biondo per le api, mi sono spostato velocemente nella villa. Le api erano nascoste nella camera del Giuda dalla sera prima. Avevo programmato un piccolo congegno a distanza che le liberasse al momento opportuno. Così quando ho sentito trambusto per la scoperta del cadavere del Barone Rosso…Il momento più difficile è stato organizzare l’uscita di scena dell’Allenatore Spaccone. Chi mi avrebbe assicurato che le alghe appese nel bagno avrebbero terrorizzato qualcuno? Quando ho sentito l’urlo terrorizzato del Cantante Gracidante, ho agito.Devo ammetterlo, ho avuto molta fortuna. Avevo sottratto la pistola dalla camera del Sicario Sorridente e avevo in mente di sparare all’ultima persona che sarebbe corsa su per le scale. Ero nascosto dietro la porta che comunica sull’anticamera… lo spegnersi improvviso della candela, però, mi ha spiazzato. Ho fatto fuoco e ho avuto fortuna.

Con la Biondina Cieca ho utilizzato la stessa tattica già usata in precedenza.Non aveva resistito ed era uscito dalla villa.Quando mi ha visto, era felicissimo, pensava di essere in salvo, voleva venirvi a chiamare. Gli ho detto di aspettare, di raccontarmi tutto dall’inizio. Così, mentre mi spiegava per filo e per segno, l’ho spinto giù dalla scogliera. “Uno un granchio se lo prende”, diceva la filastrocca. Niente di più vero, nel suo caso.Da tempo invece ero appostato al piano superiore. Lo ammetto, il mio piano non era privo di pecche. Sapevo solo che l’arma del delitto seguente sarebbe dovuta essere una delle statue a forma di Toro. Quando ho visto il Coniglio con le Corna salire in bagno e il Cantante Gracidante uscire dalla porta, mi sono reso conto dell’occasione unica.Le cose poi sono andate avanti da sole. Sapevo che il Sicario Sorridente avrebbe ucciso il Coniglio con le Corna. Nutrivo dei dubbi sul fatto che si sarebbe impiccato. A quel punto però l’alternativa sarebbe stata vederlo marcire per sempre in galera. Ha scelto la via più breve.

E ora? E ora non so. Forse tornerò da dove sono venuto.Forse svanirò nella nebbia, forse mi nasconderò nel vento di giustizia.Prima però affiderò questa lettera ad una bottiglia e al mare, casomai un giorno qualcuno voglia cercare di risolvere il mistero dei cadaveri di dieci gobbetti su di un isola deserta.Chi sono io?Io sono il vendicatore dei deboli, il giustiziere degli arroganti.Lo sono sempre stato.Ma se proprio volete saperlo, se volete dare un nome al giustiziere di Rabbit Island… chi lo sa…? Potrebbe essere come non essere… magari potreste provare ad anagrammare la mia firma, posta in calce a questa lettera.Affidata per sempre alle onde alte e inquiete del mare.Il Capo O’ Piliun

La filastrocca riportata nel testo è quella della traduzione originale del giallo della Christie. Mi sono permesso di cambiareil termine "indiani" e di sostituire un'altra parola all'interno del testo.

MAURO SAGLIETTI

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