di Silvia LachelloDomenica 12 dicembre 2010Caro Diario,ieri sera sono passata dalle parti della Collina.Quale Collina? Quella Collina.Ti stupisce, la Basilica ti stupisce sempre. Sei su corso Casale e all’improvviso la vedi.Sembra sospesa nel vuoto.Una specie di Luna crudele.Poi la strada sale, da dritta diventa tortuosa, le sue spire occultano di quando in quando quell’edificio che non si sa mai se maledire o benedire (far finta di nulla non si può) e che booooom esplode negli occhi all’improvviso.Se stai parlando taci, se stai cantando taci, se stai tacendo sospiri.Forse ti viene anche male in fondo alla gola, perché quel nodo che tutti ci portiamo al collo, come segno distintivo a forma di cappio, di morsa, di pinza, quel nodo si stringe un po’ di più e poi si scioglie, pronto per future strette, pronto per il futuro, dono del passato.L’ho solo sfiorata, la Basilica.Non era il momento.A volte non è il momento.E poi, poco più in là, poco più avanti, quando la salita si ferma e il percorso si fa agevole discesa, poco più in là c’erano gli Amici ad aspettarmi, c’ero io che li aspettavo.La strada scollinava, potevo voltarmi indietro, vedere la Basilica, farle un piccolo cenno col capo, con le mani, con gli occhi, dimenticarla per un po’.Faceva freddo, quel freddo secco che mi è mancato quando mi è capitato di essere lontana da Torino e dintorni... Torino e dintorni.Qualcuno pensa che i dintorni siano frange sbiadite di ciò che è cuore effettivo.I dintorni sono contorni, perdonami la rima: sembra giocosa, ma io non ho voglia di giocare e poi ti spiego perché, i dintorni sono contorni, sono confini, sono come braccia accoglienti, braccia che altro non aspettano se non di stringere con dolcezza o di sorreggere qualora sia necessario. Senza i dintorni, non vi sarebbe centro e... e poi ci siamo seduti a tavola, il vino ha inGranatato (voce del verbo inGranatare: si scrive con la G maiuscola, Granata si scrive sempre la G maiuscola) i bicchieri, le lingue si sono fatte più sciolte.Sono strane, certe cene fra Granata, sono strane... si finisce per parlare d’altro, fra una lettera e l’altra della parola Toro.L’andamento, il ritmo, il percorso dei discorsi assomiglia ai passi dell’uomo sulla Luna (e sempre - spesso, via - finisco per parlare della Luna, quando non parlo direttamente ad essa): tra una pedata e l’altra sul suolo, c’è un balzo.Un balzo talmente lento da restituire immobilità visiva e in quella sospensione, quando non di passi si tratta ma di una cena fra NOI, entrano i discorsi che poco di Toro hanno, ma molto di personale.Si ride, si scherza, si ricordano momenti di ilarità, di lucida follia, e si tratta di risate, di scherzi, di ilarità e di follia che si intrecciano con il Toro: una partita (pre e post match compresi: una sorta di 3 x 2), un evento cristallizzato nel grande calderone che si chiama Storia, cose così.E poi il balzo, via i piedi dal suolo e taca banda con un variegato repertorio di vita e di vite: da Pessoa, al figone biondo, a Springsteen, allo svezzamento, alla prossima avventura da scrivere, al rimpianto per l’assenza di qualcuno, al... piede sul suolo: al Toro.Infine uscire entrando di nuovo nel gelo, sì: proprio quel gelo che mi manca come l’aria quando sono lontana da Torino e dintorni, entrare in quel gelo, guardare in su (la Luna crudele), guardare in giù (Torino, le luci nel buio, il fiume che si intuisce, quel fiume dal nome breve e dall’itinerario lungo, fra le luci: spazi neri, negli spazi neri: persone, fra le persone: vite, fra le vite: percorsi, fra i percorsi: luci, e così via), diventare parte di Torino, chiudendo gli occhi, inspirando forte con il naso, trattenendo quell’aria che odora di metallo e non più di smog, lasciandola andare in uno sbuffo che attraversa le labbra... adoro Torino e adoro il gelo: quando fa freddo si parla a fumetti e ci si sente, guarda un po’, più reali.Ti dicevo che non ho voglia di giocare, prima.Il fatto è che sotto tutti i sorrisi che sono abituata a dispensare, ben pochi sono veri e sentiti e profondi e reali e solo ed esclusivamente per gli occhi di coloro che hanno voglia di vedere oltre che di guardare.Una Buster Keaton de no’ antri al contrario, in pratica: ognuno sceglie il proprio ruolo nella vita, un ruolo in cui non entrano interferenze di alcune genere, un ruolo in cui si è liberi, un ruolo che - quando resosi palese - alcuni negheranno, altri osserveranno incuriositi, altri ancora ameranno o odieranno senza mezze misure.E il Toro? Oh be’, il Toro gioca domani sera, il Toro ci ha fatti riunire ieri intorno ad un tavolo, il Toro gioca domani sera, il Toro era il gelo pulito fuori dal ristorante, il Toro gioca domani sera ed io, ça va sans dire, non vedo l’ora. Lo dico sorridendo... hey, è un sorriso vero, sai?Lunedì 13 dicembre 2010, quasi notte, Triestina-Torinoino 0-1Caro Diario,come dice mia figlia: “Sgrignaaa!!! Evvaiii!!!”Buonanotte: vado ad accoccolarmi su tre punti, per nulla acuminati, altrimenti sarebbero punte. Olé.Martedì 14 dicembre 2010Caro Diario,Simone dice che ieri sera i Ragazzi non erano proprio belli, dice che erano come negli ultimi anni, dice che erano paurosi, dice che avevano paura di sbagliare, dice che un giocatore del Toro può sbagliare, ma non può avere paura di farlo, dice che erano sottomessi alle ultime ondate di cacca pessimistica, dice che non gli piace quando siamo così, dice anche che sabato guarderà la partita in TV.Simone dista due catene montuose dallo stadio, eppure... il suo tifare, il suo essere Granata è così vivido che... che mi è di stimolo e di sprone a tifare anche per lui, che è presente solo nel mondo delle idee.La potenza delle idee... è grande, eh?Quella di Simone supera, come ti ho detto, due catene montuose due.C'è.Il Toro ieri mi ha fatto sbadigliare in alcuni momenti, arrabbiare in altri, godere in altri ancora.Avevo freddo.A stare ferma lì, comodamente in poltrona (ecco che mi brucio altri undici punti della tessera del tifoso perfetto, accidenti...), mi è venuto un freddo mortale.Uh, sì: avevo la netta impressione che la vita mi stesse scivolando via dal corpo. Che sensazione orrenda.Allora ho preso la mia coperta, la coperta di pile Granata che mi ha regalato la Michi, e mi ci sono avvolta.Sembravo Nonna Abelarda e un gigantesco bruco, senza soluzione di continuità.Con la coda dell'occhio, però, vedevo tutto quel Granata.Con la dolcezza del ricordo, però, vedevo la Michi che mi porgeva la coperta dicendo: “Questa è per te!”Con la logica residua, però, vedevo che la vita continuava a pulsarmi dentro e intorno.In fondo non era male, tutto ciò: il Toro vinceva anche se non era bello.Prossimo step: vincere essendo bello.D'accordo, Toro?Io ci sarò.Poi ti devo raccontare dell'imperturbabile ingegnere, sempre in giacca e cravatta, pronto a sciogliersi in inenarrabili acrobazie quando il Toro vince (e lo aveste visto questa mattina...), ma non adesso, non adesso...(*) Si parva licet componere magnis (Virgilio, Georgiche, IV, 176). Leggete qui, non ho voglia di aggiungere altre parole: http://it.wikipedia.org/wiki/Si_parva_licet_componere_magnis
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Il Gelo e la Collina
di Silvia Lachello
Domenica 12 dicembre 2010
Caro Diario,
ieri sera sono passata dalle parti della Collina.
Quale Collina? Quella Collina.
Ti stupisce, la...
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