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Toro-Milan 2-1: una passeggiata fuori dalla notte

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Nuovo appuntamento con "Culto", la rubrica su Toro News di Francesco Bugnone: "Il Toro di Giacomini deve fare parecchio ricorso ai giovani del vivaio e si capisce quasi subito che sarà una stagione da pane duro..."
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

L’immaginazione gioca brutti scherzi, stravolge i ricordi e dipinge quadri mai esistiti nella nostra testa. Quando penso al Toro di metà anni '80 col futebol bailado di Leo Junior a iniettare allegria sugli spalti del Comunale vedo solo partite giocate con un sole splendido. Di contro se la mente si dirige alla situazione granata di fine anni 70-inizio 80 tutto diventa crepuscolare forse perché ci troviamo alla fine di un ciclo: Radice esonerato, Pulici e Pianelli verso l’addio, la squadra dello scudetto definitivamente lontana. In questo clima cupo le partite sembrano giocarsi sotto un cielo plumbeo, raramente illuminato da un timido sole invernale che scompare in fretta perché fa buio presto. Ovviamente è solo suggestione, ma il dieci gennaio 1982 quando Torino e Milan scendono in campo alle 14:30 il clima è proprio quello descritto e non solo dal punto di vista meteorologico: granata e rossoneri sono inghiottiti dalla notte della zona retrocessione.

Poco più di due anni prima Toro-Milan è sfida per il titolo con la squadra di Liedholm vittoriosa per 3-0 complici un paio di sviste dell’arbitro Lattanzi che spingono la tifoseria granata a invadere il campo. È l’ultimo reale ostacolo verso lo scudetto della stella dei rossoneri poi tutto cambia. Fra i granata Radice viene esonerato dopo un ko a Firenze e sostituito da Rabitti riuscendo a strappare un posto in Europa con un grande rush finale. Il Milan, guidato da Massimo Giacomini, non riesce a contrastare il passo dell’Inter di Bersellini, ma quello è il problema minore. Il 23 marzo 1980 al termine di Milan-Torino 0-2 vengono arrestati Albertosi, Morini e il presidente Colombo per lo scandalo del calcioscommesse. I rossoneri vengono retrocessi in B e vincono il campionato cadetto, ma Giacomini lascia a promozione ottenuta per continue frizioni con la società e si accaserà proprio al Toro, reduce da un campionato 1980/81 sconcertante (nono posto, tre punti nelle ultime otto partite e un solo gol segnato). Per il solito gioco degli incroci sulla panchina rossonera si accomoda Gigi Radice.

Il Toro di Giacomini deve fare parecchio ricorso ai giovani del vivaio e si capisce quasi subito che sarà una stagione da pane duro. Le prime due vittorie in campionato griffate Pulici contro Genoa e Bologna sono gli unici successi fino al termine del 1981, il che significa che bisogna lottare per la salvezza. Lo stesso destino tocca al Milan che immaginava in maniera ben diversa il suo ritorno nella massima serie e invece si ritrova ad assaggiare addirittura l’ultimo posto una domenica di fine novembre dopo aver perso ad Ascoli. Alla quattordicesima giornata il Toro è penultimo a 9 punti e i rossoneri sono sopra di una sola lunghezza insieme a Bologna e Cesena: siamo di fronte a un vero e proprio scontro salvezza. Nonostante ciò il morale non è cupo come ci si aspetterebbe, pur consci della posta in gioco: il Milan ha appena ottenuto la sua prima vittoria a San Siro contro il Cagliari, mentre i granata hanno strappato un buon punto ad Ascoli per inaugurare il 1982.

La vigilia scivola via in maniera tutto sommato tranquilla coi due tecnici che assicurano di non pensare al passato senza convincere troppo, Dossena che predica concentrazione per non perdere ulteriori punti in casa dopo lo sciagurato doppio turno interno con Avellino e Catanzaro (un punto in due gare), Terraneo che fa il pieno di complimenti all’interno di una stagione molto complicata per i suoi compagni e anche se a parole si parla di giocare per vincere l’impressione è che un pareggio non verrebbe rifiutato a priori. Il “Dos”, scherzando, afferma “Chi supera la metà campo lo prendo a calci nel sedere”, ignaro che sarà proprio la realtà a smentirlo dolcemente.

In una domenica grigia e fredda, coi cumuli di neve ai bordi del campo, la grande protagonista del primo tempo è la paura, quasi a smentire l’aria di ottimismo che si era respirata in settimana e indice che Toro e Milan sanno ancora di essere nel pieno del buio della lotta per non retrocedere. Il Torino pasticcia un po’ in difesa, anche nei suoi elementi più di affidamento come Zaccarelli e Danova, ma gli avversari, che di lì a pochissimo vivranno anche l’avvicendamento in società fra Colombo e Farina, non ne approfittano. Un bellissimo colpo di testa in tuffo di Jordan fuori di poco è il pericolo più grande degli uomini di Radice, mentre il Toro si fa vedere in chiusura di frazione con una splendida rovesciata di Pulici su torre di Mariani che Piotti respinge affannosamente. L’acrobazia di Pupi ha il merito di dare coraggio ai padroni di casa che rientrano in campo per primi vogliosi di mostrare la loro voglia di vincere.

Con tutti i suoi limiti, il Toro si butta subito ad attaccare sotto la Maratona. Dossena ci prova al volo da fuori, ma senza trovare la porta e poi, su un ghiotto pallone di Mariani, manca incredibilmente la conclusione, imitato una frazione di secondo dopo da Pulici. Dopo generose mischie e tiri ribattuti arriva finalmente la rete granata ed è bellissima. Al 66’ la difesa milanista è in difficoltà nel buttare la palla fuori area e quando ci riesce trova Giacomo Ferri appostato al limite e completamente libero. Il figlio del Fila controlla il cuoio alla perfezione e lascia partire una gran fiondata di destro che si insacca al termine di una bella parabola che lascia marmorizzato Piotti.

Il Milan reagisce subito e Buriani impegna Terraneo in angolo, ma pochi minuti dopo arriva il pareggio. Il Toro conferma un momento psicologicamente difficile andando in tilt su una manovra dei rossoneri, prima consegnando loro palla in disimpegno e poi non riuscendo ad applicare la tattica del fuorigioco. Sul pallone di Venturi la difesa è completamente disordinata e lo stesso Terraneo, fin lì impeccabile, si trova in una posizione difficilmente spiegabile, completamente fuori dai pali, ma al tempo stesso incerto se uscire o meno su Battistini che, approfittando del regalo di Natale in ritardo, bissa la rete al Cagliari della domenica precedente con un pregevolissimo pallonetto.

L’inerzia potrebbe cambiare, ma il Milan decide di accontentarsi, mentre Giacomini butta dentro sia Bertoneri che Bonesso per ridare vita alla manovra. Il primo protagonista della riscossa è Agatino Cuttone che prima manda a lato di pochissimo un ottimo pallone e poi, proprio al 90’, è protagonista dell’azione che vale i due punti. Proprio allo scadere il Milan ha l’opportunità di battere un calcio d’angolo, ma la spreca. Il Toro torna su e Cuttone lotta come una belva sul pallone contendendolo a Buriani, poi improvvisamente lo ferma di suola con il destro mandando a vuoto il biondo avversario e infine imbecca in area Dossena con un tocco da fenomeno. Il numero nove, che a inizio gara avrebbe firmato per il pareggio, straccia l’ipotetico contratto e scaraventa la palla in rete con una splendida girata al volo poi corre sotto la Maratona finalmente rinfrancata. Anche Giacomini, solitamente misurato, scatta in piedi, mentre Pianelli, che stava lasciando lo stadio, torna indietro richiamato dal boato e rinfrancato dal nugolo di maglie granata che si abbracciano sotto la curva per poi andare via soddisfatto senza aspettare il fischio finale. Dirà più tardi: “Volevo andarmene, volevo evitare gli abbracci magari di gente che, un secondo prima, mi avrebbe insultato e avrei rischiato di prendere per il collo”. Negli spogliatoi Dossena sorride: “Se quel gol l’avessimo fatto prima sicuramente avremmo trovato il modo di pareggiare questa partita”.

Vincendo il Toro si tira fuori dalla zona retrocessione e infila la prima di tre vittorie consecutive (le altre due saranno l’1-0 al Como e il 2-0 al Genoa, con tre reti di Bonesso) mettendo la marcia giusta per conquistare la salvezza che avrà l’apporto della matematica esattamente un girone dopo, strappando lo 0-0 a San Siro. Se la passeggiata fuori dalla notte per il Toro è iniziata, il Milan da quel buio non uscirà mai e a fine campionato berrà l’amaro calice della seconda retrocessione, questa volta sul campo.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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