L'ennesimo mercato al ribasso procede senza sorprese e fa intravedere una nuova stagione di poche soddisfazioni per i tifosi. A farla da padrone è un bilancio asfittico che fagocita qualità in nome delle plusvalenze e continua a riempire le fila di innesti a basso costo per i quali vale un solo comandamento: prendere quelli per cui si spende di meno. Questa tendenza ormai assodata ha già consegnato al Milan e al Napoli la (poca) qualità che restava alla squadra, e dato il via all'arrivo di nuovi giocatori da squadre retrocesse. Un abbinamento che certo non induce all'ottimismo in merito agli obiettivi della prossima stagione. Contrariamente agli scorsi anni, quando le partenze hanno comunque frustrato buona parte dei sostenitori, gli addii di Ricci e Vanja sono avvenuti nella indifferenza generale. In effetti nessuno dei due ha mai scaldato troppo il cuore dei sostenitori.
Granata dall'Europa
L’estate tiepida
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Ricci si e' dimostrato un ragazzo eccellente, ma non ha certo rubato l'occhio per le sue giocate, dimostrandosi alla fine un giocatore piuttosto normale, votato alla copertura e al sacrificio, ma privo di inventiva e di quelle qualità di verticalizzazione e che sarebbero servite alla squadra. Il discorso per Vanja è leggermente diverso. Pur riconoscendogli l'enorme capacità di lavoro e di impegno che gli ha permesso grandi miglioramenti, nell'immaginario dei tifosi restano più le difficoltà incontrate che le buone cose fatte. Poco più di un anno di prestazioni positive non ha cancellato del tutto il ricordo di insicurezze, limiti strutturali e troppi punti persi nelle stagioni precedenti. Di sicuro Conte e il Napoli ne capiscono più di tutti i commentatori, quindi la loro scelta ha motivazioni solide e a Vanja non si può che augurare il miglior successo nella sua nuova avventura. Per quanto riguarda gli arrivi, anche questi hanno solo tiepidamente incuriosito i tifosi. L'idea di recuperare giocatori dalle squadre retrocesse sembra ormai un marchio di fabbrica del Torino FC, e di certo non accende entusiasmi. Anjorin resta al momento un oggetto sconosciuto, la cui unica qualità sembra essere quella di costare poco.
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Stesso discorso per Ismajli, che arriva da svincolato e quindi ha il profilo ideale per una società di ragionieri. Le stesse ragioni di portafoglio hanno indotto la società a reclutare Israel, che pochi conoscono e pochi hanno visto giocare (anche perché e' stato più spesso in panchina che tra i pali). Al di la' delle sue possibili qualità, la società e' riuscita a irritare e scontentare buona parte dei tifosi, acquistando a titolo definitivo una scommessa, i cui proventi andranno per meta' alla Juve. Possibile che non ci fossero altri profili più affidabili e soprattutto non grati e fieri di essere cresciuti alla scuola di vita gobba? E poi perché nella ridda di prestiti con e senza sconto, con diritto e senza, si è deciso nel suo caso di spendere milioni che vanno dritti dritti nelle casse bianconere? Domande a cui non ci sono risposte, anche perché non sembra proprio che la società se le sia poste. Vedremo come terminerà questo ennesimo mercato al ribasso, e se almeno gli ultimi arrivi alzeranno un poco la qualità della squadra (come sembra il caso per Aboukhlal). Per ora regna l'assordante silenzio di un allenatore che non ha spiccicato parola e non e' neanche stato presentato ufficialmente, abbinato al livellamento verso il basso della squadra che prosegue ormai inesorabile da anni. Per il resto calma piatta e tanta indifferenza. Per i tifosi granata persino l'estate e' ormai diventata una stagione tiepida.
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