A Fabriano. Metà Anni ‘90. Nella hall dell’hotel stavo aspettando clienti per cena, nella cittadina famosa tra l’altro per essere una delle capitali mondiali dell’industria degli elettrodomestici, fondata da Aristide Merloni, che aveva iniziato una piccola attività per la produzione di bilance, che nel 1933 prenderà la denominazione di S.A.M.A. (Società Anonima Merloni Aristide). Quando l'ENI scoprì nella pianura padana giacimenti di metano Merloni decise di iniziare la produzione di bombole per il gas liquefatto. La diversificazione, già chiave di successo di altre iniziative industriali italiane, divenne un ulteriore principio guida di Merloni, alla fine degli Anni ‘50 fu avviata la produzione di fornelli smaltati a gas. I successi del capostipite continuarono in maniera esponenziale grazie alla visione imprenditoriale dei figli Vittorio, Antonio, Ester, Francesco che esportarono nel mondo il Made in Italy. Con il supporto della serietà e la laboriosità contadina di quelle genti marchigiane ora professionalmente all’avanguardia a livello europeo. Ricordo il signor Biocco, caporeparto della verniciatura a Melano Marischio, una intera notte in negoziato sindacale, presente al suo turno completo il giorno successivo senza saltare un solo minuto di lavoro, come sarebbe ben stato nei suoi diritti di delegato! La tempra che rese grande l’Italia nel mondo.
La Leggenda e i Campioni
I goal del giovane Bonesso
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Torniamo nella hall dell’hotel… Entrò un signore atletico. Devo ammettere che prima ancora che dai lineamenti lo riconobbi dal modo di camminare e dalle cosce ipertrofiche di ex calciatore, quella camminata che sull’erba del Comunale avevo visto durante i campionati 1981-82 e 1982-83. Si annunciò alla reception: “Bonesso”. Allora era vero. Era proprio lui. Alessandro Loris Bonesso. Era a Fabriano probabilmente in veste di responsabile del settore giovanile del Rimini o della Vis Pesaro. Siccome sono un salame, mi mancò la faccia tosta per disturbarlo e fargli i complimenti. Per quel campionato 1982-83 che lo vide, con 8 reti, tra i protagonisti della salvezza del Torino dei giovani allenato da Massimo Giacomini, rivelandosi attaccante molto forte nel gioco aereo.
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Ricordo un Genoa-Torino…24 gennaio 1982. Giornata invernale di pieno sole. Il Torino giocava in maglia e calzettoni granata e pantaloncini rossi. Due settimane prima aveva sconfitto il Milan in una partita di fondamentale importanza che a fine campionato avrebbe decretato la retrocessione dei rossoneri e consentito di vivere al giovin Toro un campionato relativamente tranquillo classificandosi settimo. Bonesso riceve palla sul vertice destro dell’area di rigore genoana. Il difensore rossoblu ne blocca un eventuale scatto. Allora, spalle alla porta, si sposta la palla sul sinistro e di collo interno fa partire un tiro ad effetto che va a morire nell’angolo alto alla destra del portiere genoano Silvano Martina. Incenerito. Spettacolo! Poi, su cross del “Berua”, in prepotente elevazione piazza, colpendo di fronte piena, il pallone del 2-0 in fondo alla rete avversaria. Così il Guerin Sportivo commentava in settimana : “I goal del giovane Bonesso ritmano la rincorsa del Toro, che con tre vittorie e un pareggio in quattro partite, ha abbandonato la bassa classifica e si sta issando nelle posizioni di centro. Il buon lavoro di Giacomini comincia quindi a dare i primi frutti: ma fondamentale è l’apporto di questo ragazzo che ha dato nuovo slancio offensivo a una squadra sin qui legata agli estri realizzativi di Paolino Pulici. Per il Genoa, una vera doccia fredda”.
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Quell’anno, Marco, Wilmer e il sottoscritto, abbonamento Distinti Centrali, assistemmo a quindici partite dal vivo; la prima di campionato, successo esterno a Genova 0-1, quattordici in casa, tranne l’ultima, Torino-Como. Ci perdemmo così l’esordio di Roberto Cravero. Ma un pezzo di salvezza la sentimmo anche nostra. Prendevamo il treno da Firenze alle 11:11. Arrivo a Torino. Tram. Spuntino e bigliardino a S. Rita e poi via sugli spalti. Talmente vuoti, con così largo anticipo, che in una occasione, durante il riscaldamento in campo introdotto da Giacomini agli ordini di Zoratti, un tifoso apostrofò con toni accesi Pulici riuscendo a farsi sentire direttamente dagli spalti. Paolino si fermò, lo guardò diretto dal campo e gli rispose: “Venga lei a correre!”. Professionalmente impeccabile. Pupi stava semplicemente lavorando. La stagione successiva, con l'avvicendamento in panchina tra il furlàn Giacomini e Bersellini da Borgotaro, le apparizioni in campo di Bonesso diminuiscono: chiuso da Borghi, totalizza solo otto presenze. Tuttavia durante il nel derby del 27 marzo 1983, Bonesso segna il secondo gol dello storico 3-2 del Torino sulla Juventus, partita che vede i granata rimontare dallo 0-2 con tre reti in 3 minuti e 40 secondi; quella marcatura fu l’ultima di Bonesso in maglia granata ma lo colloca di diritto nell’olimpo dei nostri ricordi di suiveurs. Dossena-Bonesso-Torrisi, tre uomini d’oro. E la Juve dei campioni del mondo avec le Roi e Boniek a casa! Loris sfiorò il quarto goal, mettendo a lato a Zoff battuto!
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Loris Bonesso, classe 1961, da Varedo, interland milanese, la città della SNIA. Un fenomeno in attacco insieme a Pedro Mariani nella Primavera. Proveniente dal Saronno, dal 1975 al ‘78 nella Primavera del Torino. In Prima squadra nel 1978-1980 e nel 1981-1983. Esordio con i grandi il 17 settembre 1978 Verona-Torino 4-3 (Coppa Italia). In Serie A il primo aprile 1979 Torino-Perugia 0-0.
Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.
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