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L'ANALISI TATTICA

L’analisi tattica di Lazio-Torino 0-0: salvi con la fase difensiva. Ma in avanti…

ROME, ITALY - MAY 18: Vedat Muriqi of S.S. Lazio challenges for the high ball with Nicolas Nkoulou of Torino FC  during the Serie A match between SS Lazio  and Torino FC at Stadio Olimpico on May 18, 2021 in Rome, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Torna la rubrica di Dario Biasiolo: ecco alcune indicazioni tecnico-tattiche provenienti dall’ultima gara disputata dai granata

Dario Biasiolo

Il Torino contro la Lazio ha costruito poche azioni palla a terra per le due punte cercandole prevalentemente con i lanci lunghi (in totale più di 60) già dal portiere Sirigu, con una percentuale di efficacia, considerando anche le seconde palle, pari al 13%. Un dato che si è verificato anche in altre partite e che conferma la poca abilità di Belotti e Sanabria nel gioco aereo di testa, anche se le uniche due azioni del Torino - tiro di Sanabria parato e il palo colpito sempre da Sanabria - nascono da due sponde di Belotti. Alla fine del primo tempo i passaggi del Torino sono stati 86, quelli della Lazio 267, una differenza enorme che non ha portato a costruire azioni offensive e ha lasciato prevalentemente il gioco alla Lazio che per tutta la partita è arrivata in area di rigore con estrema facilità. Le azioni costruite palla a terra hanno evidenziato un Belotti poco preciso sul piano tecnico con molte palle perse nei dribbling; un Sanabria mal servito soprattutto da un Lukic sempre pronto a impostare ma che ha sbagliato molti passaggi per troppa precipitazione. Sugli esterni Ansaldi è stato propositivo ed efficace nell’uno contro uno anche se ha dovuto più difendere che attaccare, mentre Singo ha sbagliato spesso la lettura della situazione cercando dribbling impossibili e soprattutto imbucando poche volte a Sanabria al limite dell’area (tante volte ben smarcato, contrariamente a Belotti che non va mai incontro ad Ansaldi). Nel primo tempo numerose sono state le palle intercettate grazie ai raddoppi soprattutto di Sanabria su Mandragora ma i successivi contropiedi non sono stati efficaci, per errori di decisione del passaggio o per un rallentamento dell’azione che consentiva alla Lazio di avere il tempo di ripiegare dietro la palla. In fase difensiva Rincon, Lukic, Singo, Ansaldi accorciavano poco sul portatore di palla consentendo palle lunghe spesso lette male da Nkoulou e da Bremer, oppure cross dove Muriqi ha quasi sempre anticipato di testa i difensori del Torino con pericolose sponde. La marcatura dell’uomo tra le linee ha funzionato in maniera alternata, a volte i difensori del Torino uscivano e anticipavano l’avversario, a volte rimanevano fermi a mantenere la linea lasciando l’avversario libero di ricevere. Mentre fuori area gli errori difensivi di reparto erano evidenti, in area di rigore i difensori sono stati bravi a non concedere palle pulite e quando è successo Sirigu ha effettuato alcuni importanti interventi. In conclusione il Torino raggiunge la salvezza grazie a una fase difensiva che Mister Nicola ha saputo costruire fin da subito dando grande sicurezza soprattutto ai tre difensori centrali e con Mandragora nel ruolo di schermo difensivo interpretato nel miglior modo possibile. Il gioco del Torino è migliorato enormemente a centrocampo con azioni palla a terra anche di ottima qualità grazie a Mandragora, Verdi e Lukic (e Baselli), ma anche nelle migliori prestazioni del centrocampo la finalizzazione del gioco in area di rigore non è mai stata all’altezza delle azioni costruite. Gli attaccanti, a partire da Belotti, hanno dimostrato poca concretezza in area di rigore, non solo per lacune tecniche, ma soprattutto per pochissime soluzioni alternative ai soliti cross di Ansaldi. Le penetrazioni centrali in area di rigore richiedono una serie di movimenti di smarcamento e di giocate di prima che devono essere automatizzati da tutti, probabilmente il tempo a disposizione dell’allenatore non è stato sufficiente per lavorare su questo tipo di gioco. Un progetto a lungo termine si costruisce dando il tempo necessario all’allenatore per impostare un’idea di gioco che possa rispondere efficacemente a tutti i tipi di avversari che si incontrano, attraverso l’assimilazione di tante e diverse soluzioni offensive. Gli allenatori bravi sanno esaltare le caratteristiche di ogni giocatore, mentre gli allenatori che fanno la differenza e la fortuna delle società sanno migliorare il bagaglio tecnico e tattico di ogni singolo giocatore, aumentandone anche il valore economico.

Allenatore da più di 30 anni con un passato al Torino FC da allenatore in seconda e preparatore atletico e il ricordo indelebile della promozione in A nel giugno 2005 con Zaccarelli e Pigino, alterno tutti i giorni campo, videoanalisi e ancora campo per potenziare le qualità di ogni giocatore e lavorare sulle situazioni non ancora assimilate. Il calcio va studiato con gli strumenti giusti e tutto diventa più chiaro e più semplice.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.