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Paolo Pulici e lo Scudetto del ’76: un ricordo indelebile

Lo Scudetto del 1976 e quel famoso oltraggio alla Juventus: un ritratto di "Puliciclone" Paolo Pulici nel giorno del suo  64esimo compleanno

Federico Lanza

"Sapeva fare una cosa sola: correre e segnare, segnare e correre. 335 partite e 134 gol che gli hanno permesso di entrare nel gotha dei bomber granata, e non solo. Forte di testa, abile in acrobazia, furbo sui rigori. Il più grande rimpianto del popolo granata, a ben vedere, è forse questo: non aver mai trovato un attaccante che ne incarnasse la passione, la grinta, l'amore, che lo sostituisse nel cuore dei tifosi. Forse, perché lui, è insostituibile: Paolo Pulici (all'anagrafe Paolino), e non sorprende che, nonostante il passare inesorabile del tempo, venga ancora ricordato, anche dalle generazioni nate dopo lo scudetto del 1976 (scende una lacrimuccia, vero?), come uno dei giocatori più popolari della storia del Torino. E non sorprende che i tifosi, quelli più inguaribili, snocciolino come un rosario i cognomi di quella magica squadra: Castellini, Salvadori, Pecci, Sala, Zaccarelli, Graziani, fino all'ovazione della Maratona per Puliclone.

"Nato a Roncello - un paese che negli anni è diventato uno dei tanti dormitori dell'hinterland milanese – il 27 aprile di 64 annni fa, non avrebbe mai pensato che quello che per lui era solo una passione, il calcio, gli avrebbe dato da mangiare. Lavorava e fumava (un brutto vizio che abbandonò subito), e pensava al pallone come un divertimento. Ma era veloce, tanto veloce: correva i 100 metri in 10 secondi scarsi. Con le scarpe da calcio. Era così veloce, che al provino regionale dell'Inter, Helenio Herrera disse:  “Quello lì, meglio che si dia all'atletica!”. Quello lì, era Pulici. Poi arrivo il Torino, una scuola di vita. Dalla vita nella campagna brianzola, a quella frenetica della Torino degli anni '60-'70, E con il Torino, entrò nell'Olimpo: una Coppia Italia, uno Scudetto, quello Scudetto, conquistato all'ultimo respiro, staccando di due punti i rivali di sempre della Juventus con i quali, beh…non aveva un rapporto proprio amichevole. I tifosi sicuramente si ricorderanno di quel derby: all'uscita degli spogliatoi c'era un bandierone enorme, a strisce verticali bianche e nere. E tutti ci passavano attorno. Ma Pulici no, perché se ti chiami Pulici non puoi fare la strada più lunga. E lui cosa fa? Ci passa sopra, ci cammina sopra, calpesta la bandiera. E solo Dio sa i fischi che vennero dalla curva degli “oltraggiati”.

"Dopo aver constatato che questo calcio non fa per lui, si è rifugiato nella sua terra natale, la Brianza, dove insegna quello che ha sempre saputo fare: giocare a calcio. Ogni giorno, percorre quel fazzoletto di terra di 5 km che separa Trezzo sull'Adda da Roncello, e va dai bambini e ragazzi della scuola calcio della Società Sportiva Tritium a spiegare cos'è il calcio, ma soprattutto, come si diventa uomini veri. Quello che lui è diventato e resterà per sempre, cresciuto in quel magico luogo che si chiama Filadelfia e che tutti noi, prima o poi, desidereremmo vedere di nuovo in vita.

"Oggi Paolo Pulici compie 64 anni, e la Redazione di TN gli porte gli auguri di un felice e sereno compleanno!