mondo granata

Toro, che vita da cani…

Dopo anni di grigiore, un'intera generazione sta, ora, riscoprendo il gusto di essere del Toro. In molti si chiedono dove fossero finiti i 25mila di Superga, io rispondo che sono fiero di...

Diego Fornero

"Uscendo dalla Basilica di Superga, dopo la commemorazione del Grande Torino, domenica 4 maggio, la prima domanda che è sorta spontanea nella mia testa, osservando la marea umana dei 25mila granata che letteralmente affollavano sagrato, piazzale e, soprattutto, percorso verso la lapide degli Invincibili, è stata: "Ma dove diavolo era finita tutta questa gente?".

"E' stato soprattutto incrociando centinaia, se non migliaia, di ragazzi all'incirca della mia età, sotto i trenta, ma soprattutto tantissimi adolescenti, ancor più che bambini, che mi sono risposto: "Ebbene si, qualcosa è cambiato". Tutta questa gente, come me, non ha mai visto il Torino vincere neppure un mezzo trofeo, ha potuto festeggiare soltanto qualche promozione, ma, come è ovvio che sia, prima del ritorno in Serie A c'è sempre una discesa negli inferi, quindi il bilancio della sostanza organica mangiata e digerita prima dei festeggiamenti resta sempre negativo. Ai tempi di Amsterdam eravamo dei bimbetti, ai tempi della Coppa Italia di Roma idem, il Torino dello Scudetto lo conosciamo, dai racconti dei nostri genitori se non dei nostri nonni, sappiamo che è stato qualcosa di speciale ma non possiamo che intenderlo come una sorta di favola, come un unicum storico che, da tempo, ci siamo rassegnati a non poter mai più vivere coi nostri occhi.

"Passi per lo Scudetto, privilegio che siamo costretti a concedere ad una generazione che non ci appartiene, ma oggi questo Toro sul quale in pochi avrebbero scommesso (non prendiamoci in giro: ricordo che la scorsa estate il nostro Manolo Chirico titolava su queste colonne che la formazione granata avrebbe viaggiato "col vento in poppa" ed io fui il primo a darmi una grattatina scaramantica, quando la grande parte dei nostri lettori decise, più speditamente, di dargli semplicemente del matto...) sta dando ai tifosi delle soddisfazioni impensabili. 

"Essere del Toro, se da un lato è una maledizione (più volte, con autoironia ovviamente, ho offeso la memoria di quella grande donna di mia nonna che ebbe la fantastica idea di iniziare a parlarmi di Toro più o meno prima ancora che io potessi capire una sola parola...), è allo stesso tempo un privilegio. Non nascondiamoci dietro un dito: il tifoso granata, che mi ricorda molto questo splendido bassotto fiero di indossare la propria maglia di Rosina (indimenticabile Rosinaldo!) in un certo senso, va fiero del proprio status e, spesso, anche delle proprie sfortune. Il nostro è uno "snobismo" calcistico della miglior specie, e non a caso, tra di noi, ci ripetiamo che essere del Toro non è da tutti.

Il tifoso del #Toro? Un po' snob, come 1bassotto con la maglia di #Rosina. Ma ne sono fiero... http://t.co/gnX6jMkNFJpic.twitter.com/ETU1f2zZgu

— Diego Fornero (@diegofornero) 7 Maggio 2014

"Ecco perché, anche domenica scorso a Superga, nella folla che ho dovuto attraversare (a proposito, qualcuno di voi avrà ricevuto la mia macchina fotografica in testa nel passaggio, ne approfitto per scusarmi pubblicamente...) tra la Basilica e la lapide, poi onorata nel migliore dei modi da capitan Glik, ho potuto scorgere distintamente qualche frase del tipo "Ma tutta questa gente dov'era ai tempi di Torino - Gallipoli, della prima, storica, sconfitta interna col Sassuolo in Serie B o a quelli in cui uno come David Di Michele era persino riuscito a vestire la fascia da Capitano?"

"Ebbene, la mia risposta è molto semplice: "Chissenefrega!". Non vorrei scomodare a sproposito le Sacre Scritture, ma... "Lasciate che i bambini vengano a me" è il motto migliore per questo Toro. Vedere le facce sognanti al Filadelfia di chi vuole tornare a crederci. Vedere coi miei occhi i volti dei ragazzi delle giovanili granata, quei pochi che, finalmente, amano la maglia che indossano e non lo intendono come un lavoro, mescolati, in borghese, in mezzo alla folla. Sentire i bambini farsi raccontare dai genitori la storia di quei ragazzi che la Storia si è presa e portata via per renderli Immortali. Incontrare a Superga tanti, ma davvero tanti, provenienti dal mare magnum dei nuovi italiani. Percepire l'orgoglio di una marea di persone radunatasi intorno a un simbolo quando, qualche chilometro più in là, in Piazza San Carlo, una decina, forse un centinaio se vogliamo essere generosi, di sparuti gruppetti di un'altra squadra festeggiava uno Scudetto.

"Tutto questo non può che rendere fiero me, noi, il bassotto con la maglia di Rosina, e farci ringraziare, ancora una volta, chi ci ha consentito di vivere delle emozioni così forti... Quel Vecchio Cuore Granata che, finalmente, sta ringiovanendo ma non perderà mai la propria identità.