mondo granata

Viterbo, terra di impavidi

Si ritrovano in un casale, lì urlano, danzano, cantano a squarciagola i cori della Maratona, passano una notte di tregenda nel vorticoso sabba della fede granata. Sono i Tori impavidi di Viterbo, lontani ma vicinissimi...

Ermanno Eandi

Si ritrovano in un casale, lì urlano, danzano, cantano a squarciagola i cori della Maratona, passano una notte di tregenda nel vorticoso sabba della fede granata. Sono i Tori impavidi di Viterbo, lontani ma vicinissimi all’irresistibile richiamo della squadra del cuore, il loro comandante è Giovanni Ottobrino, vulcanico ed eroico. Sono una quarantina, provengono da tutta Italia, dai vicini amici del Club ‘mbriachi di Narni, i Tignosi di Viterbo, i Fedelissimi di Roma, i Leoni della Maratona di Pisa, sino a quelli di Napoli e di Pialpetta (Torino) da sempre vicini al club Viterbese.

"Non è facile intervistarli, sono ebbri di Toro e di serie A, il Presidente ha un megafono in mano per farsi sentire, le pentole diventano tamburi, trenini improvvisati al ritmo della Juve in B, gavettoni, carne alla griglia, insomma un casino pazzesco ma bellissimo.

"“Abbiamo scelto il casale – urla il Presidente – per aiutare l’aggregazione, chi vuole bivacca qui, dove possiamo urlare tutta la notte senza disturbare”. “Le caratteristiche di un toro impavido – prosegue Ottobrino – sono quelle di coloro che continuano a credere e a seguire questa idea, nonostante tutto e tutti. La nostra forza è l’amicizia, l’unione. Siamo nati nel 1988, sono quasi vent’anni di Curva Maratona, attualmente abbiamo più di trecento iscritti.”

"“La fede del Toro, per noi è un simbolo d’orgoglio – sostiene Paolo Aquilani, il vice presidente – è un onore portarla in giro. Amiamo produrre il nostro materiale, sia per ostentarlo allo stadio, sia per avvicinare le nuove leve. Sono deluso dal calcio moderno, di tutta questa corruzione, da anni le stesse perosone sono sempre lì e hanno incancrenito il sistema, per quelli come noi con certi principi e certi ideali è insostenibile”.

"Massimo Ottobrino, il fratello di Giovanni è anche lui entusiasta, gli chiediamo se è più difficile ammansire l’irrequieto fratello o essere tifoso del Toro: “Non è assolutamente difficile. Il Toro è per me la cosa più importante, la vera gioia. Quando guardo i Tg sento solo parlare di sventure, disastri, il Toro per me non è una via di fuga, ma un’isola felice. Siamo arrivati all’anno zero, calciopoli, la Juve in B, è ora di mettere in campo i veri valori. Il Toro in questo momento è una realtà pulita. Aria nuova, per un Toro nuovo. Non vogliamo coppe e scudetti, ma solamente vivere con dignità e andare a testa alta. L’unico problema è lo stadio, non ci contiene tutti.”

"Più compassato, ma attratto dalla magia della serata è Pierfederico Iannamorelli rappresentante dei “Fedelissimi” di Roma, li guarda e li ama: “Sono scatenati, sono stupendi. Questa è la gioia e l’orgoglio di essere del Toro, stiamo vivendo un entusiasmante grande sogno”

"La notte si scioglie, l’alba di un nuovo giorno è nata, i superstiti si ritirano ebbri di Toro.

"Non vedremo mai gli Ottobrino & C. nei salotti raffinati, a discutere di golf, a dispiacersi di una mosca che gli ha sporcato il parabrezza della nuova auto di lusso, ma li troveremo sempre ad annusare l’acido profumo dei fumogeni in Maratona, sporchi ma puliti dentro, ad urlare a squarciagola che “Torino siam solo noi”, oggi più che mai.