14.965 giorni, 41 lunghissimi anni. Questo è il tempo trascorso da quel tragico 8 novembre del 1976 che, in un certo senso, ha cambiato per sempre la storia del Torino. Era un uggioso lunedì come tanti nel capoluogo piemontese, quando alla giovane e prematura età di 37 anni veniva a mancare Giorgio Ferrini. Il 'Capitano dei Capitani': questo il soprannome con cui veniva chiamato dai tifosi del Torino il giocatore che ha forse incarnato al meglio nel suo lungo percorso granata il vero 'cuore-Toro'.
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8 novembre 1976: 41 anni senza Giorgio Ferrini, il Capitano dei Capitani
Mondo Granata / Sono trascorsi 41 anni dalla scomparsa dello storico capitano granata: l'uomo che meglio ha incarnato il 'cuore-Toro'
Sono 566 le sue apparizioni in maglia granata - 409 in serie a - che fanno di lui l’uomo ad aver totalizzato più presenze nella storia del club nella massima serie italiana. Insomma, una vera e propria bandiera: ben 16 stagioni consecutive disputate al Torino, dal 1959 al 1975, tra cui viene ricordato anche per i suoi 56 gol. Ancor prima del giocatore però, ai tifosi del Torino non può che mancare innanzitutto l'uomo. Ferrini era infatti un uomo tosto, combattivo e leale che ha rappresentato al meglio i valori più profondi del Torino nel post-Superga.
Anche quando decise di appendere gli scarpini al chiodo Giorgio Ferrini non riuscì a staccarsi dal Torino: nel 1975 divenne l’allenatore in seconda di Gigi Radice, nella stagione che portò i granata alla vittoria del tricolore dopo tanti anni. Il momento che aveva sempre sognato e per cui aveva combattuto strenuamente era finalmente diventato realtà. Appena un anno dopo quell'immensa gioia però, arrivo male incurabile che riuscì a sconfiggere anche il più temerario dei giocatori: un’emorragia cerebrale, che lo colpì due volte tra l’agosto e l’ottobre del 1976. Nonostante le cure e le diverse operazioni tentate, Giorgio Ferrini non riuscì a guarire e morì alla prematura età di 37 anni. Il dolore fu immenso, la perdita lasciò tutti senza parole, ma i tifosi del Torino lo ricordano tutt'oggi, al fianco degli eroi di Superga, come uno degli uomini che ha scritto la storia del Toro.
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