di Fabiola Luciani
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A un certo punto si spegne il Toro
di Fabiola Luciani
La svolta al quindicesimo della ripresa dove Camolese con una sostituzione scellerata, che annichilisce tutti quanti, spegne definitivamente un Toro fino a quel momento brillante ed...
"La svolta al quindicesimo della ripresa dove Camolese con una sostituzione scellerata, che annichilisce tutti quanti, spegne definitivamente un Toro fino a quel momento brillante ed insidioso. Stellone esce e gli subentra il giovane Vailatti: da quel momento in poi gioca solamente il Bologna e dopo trenta minuti di assalti ed occasioni mancate giunge il loro meritato pareggio. Anche gli altri cambi lasciano perplessi ( ma Saumel che diavolo gli avrà mai fatto? ), ma io sono convinta che la partita si è persa al quarto d’ora della ripresa. Punto. La cosa più normale del mondo è che un allenatore decida le gerarchie e i cambi fra i giocatori. Lui ha la responsabilità e se ne prende i meriti o le conseguenze. Egualmente, i tifosi discutono e approvano o criticano limitandosi alle parole che, nonostante gli strali dei militanti ( lo dico senza polemica ), non incidono sui fatti.A me Stellone è simpatico, per l’impegno e la dedizione, utile in ogni zona del campo tranne che nell’area di rigore avversaria ( almeno così dice il suo score, anche se non ne sono convinta ) e meno male che c’è, ma continuo a pensare che avremmo bisogno di lui fosse anche con una gamba sola per tutto l’arco dei novanta minuti, sempre, perché è l’unico in grado di tenere alta la squadra senza perdere quasi mai la sfera e ogni sua sostituzione anzi tempo è coincisa con la morte del Toro.Non è giusto classificarlo solo per i goal mancati o le spalle sempre rivolte alla porta, perché più si alza il livello della squadra e l’importanza della posta in palio e più risaltano i suoi valori. Il punto d’incontro fra le opposte opinioni potrebbe essere una doppia scala di valutazione: la classe e il rendimento. Un buon giocatore eccelle in entrambe, gli altri si arrangiano esaltando la propria qualità peculiare, monca dell’altra.Dovendo estremizzare, direi che Camolese predilige i gregari che gli assicurano un profitto concreto, e invece nicchia sugli estrosi che, magari incantano la platea, ma sono meno ligi alla disciplina tattica. Ecco, Stellone è il punto di rottura ( in tutti i sensi ) di questo frastagliato equilibrio perché, secondo me, rappresenta la sintesi fra classe e rendimento. Nel senso che la classe è indiscutibile e il rendimento è il frutto di quanto la squadra e l’allenatore gli ha consentito. In proporzione alla clessidra che lo centellinava, ha segnato e ha fatto segnare, con gesti sconosciuti ad altri. Si può scaricare il pelato per apodittica fiducia in Camola, ma si può anche legittimamente pensare che anche stavolta il mister abbia preso una cantonata che è costata carissima. A parte il fatto che qualche partita ce l’ha fatta vincere proprio Stellone, non si spiega il fatto che tutti i compagni lo giudichino “il migliore”. Non si spiegano gli articoli di certi pretoriani che, in cinquanta righe, ne usano venti per raccontare una sufficienza striminzita laddove lui si dimostra sempre il migliore in campo.Non si giustificano le stroncature a prestazioni, nelle partite fin’ora giocate, tutt’altro che mediocri e sempre impreziosite da qualche perla particolare. Sono inaccettabili i minuti concessi alla sua dedizione e al suo estro, entro i quali deve ribaltare il mondo se no la fiducia scade, neanche fosse uno yogurt.Non si capisce l’esame perpetuo a cui è sottoposto ogni suo gesto, come se invece gli altri avessero un bonus speciale che abbona loro gli errori.E’ pure insopportabile la leggenda sull’infortunio o della stanchezza ( anche lui quando è uscito ha chiesto spiegazioni ), perché non ricordo giocatore con tante sostituzioni pur essendo tra i più positivi: Stellone è guarito, lo dicono le sue prestazioni in una squadra monca di classe, e i dubbi che circolano a tal proposito sono alibi non richiesti di zelanti portaborse.Nessuno vuole infierire sulla gara di ieri con il Bologna ma, dopo settimane di preparazione, io sono rimasta delusa per come il mister abbia rinunciato a giocare nell’unica partita che contava davvero; e non è il pareggio subito al novantesimo che mi fa bollire il sangue, ma le sostituzioni del tutto inappropriate ed incomprensibili e la rinuncia totale al gioco, pure attenuata dai giusti problemi di amalgama.Eppure, in una tale difficoltà collettiva, anche ieri Stellone diventa il Calimero del mister e viene considerato l’ultimo dei ritardatari, nemmeno più degno di assolvere il compito ingrato e sporco che nessuno vuole o meglio dire nessuno in rosa è capace di fare meglio di lui, ovvero quello di tenere alta la squadra e non perdere il pallone in attacco.E non trovo nemmeno giusto che Bianchi diventi il contrappeso che misura Stellone: Rolando è bravo e merita fiducia, ma è un’altra cosa. A tal proposito è anche inaccettabile il paragone con precedenti sponsorizzazioni della tifoseria che, tra l’altro, non ho mai condiviso.Anche su Rosina andrei cauta: encomiabile capitano granata, alterna periodi strepitosi a prestazioni mediocri uscendo spesso anzitempo dal campo, ma se talune volte questo caso poteva anche essere giustificato con un cambio forse alla pari, quello su Stellone invece no, perché la discrezionalità cozza contro un merito oggettivo che raramente abbiamo visto in granata in questi tre amari anni in serie A.Per tutti questi motivi, spero che l’allenatore della mia squadra porti il Toro alla salvezza, ma resto delusa per questa pregiudiziale tecnica e umana che sfiora l’autolesionismo.Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
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