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Adesso è tutto cambiato

di Edoardo Blandino

 

Se un ignaro tifoso si fosse estraniato dalle vicissitudini granata dell’ultima settimana e avesse guardato il match contro il Gallipoli, probabilmente avrebbe...

Edoardo Blandino

di Edoardo Blandino

"Se un ignaro tifoso si fosse estraniato dalle vicissitudini granata dell’ultima settimana e avesse guardato il match contro il Gallipoli, probabilmente avrebbe imprecato come al solito contro la squadra, la società e… l’allenatore. Già, perché il leitmotiv degli ultimi tempi era prendere di mira queste tre componenti e spararci sopra a zero, per alleviare il malessere che attanaglia ogni supporter di questi tempi. Purtroppo, l’ignaro tifoso, guardando le immagini della gara si sarebbe presto reso conto che in panchina non c’era Colantuono, ma un nuovo mister, poco conosciuto. Alla guida della squadra, sabato pomeriggio, sedeva Zoratto, allenatore in seconda di Beretta. Il neotecnico granata seguiva dalla tribuna la squadra e osservava attentamente la prestazione incolore dei propri uomini. Tutti gli addetti ai lavori sostengono che dagli spalti si possa leggere meglio la partita e Beretta si sarà sicuramente fatto un’idea di quello che succede alla squadra. D’altronde «se non ci fossero problemi non sarei qui» ha più volte ribadito. Tuttavia, il nostro amico tifoso deve essere rimasto un po’ confuso dai 90 minuti di Lecce. C’erano diverse domande che gli ronzavano in testa e a cui avrebbe voluto trovare una risposta. Faticava a capire cosa fosse effettivamente successo alla squadra e alla guida tecnica. Non vedendo più in panchina Colantuono deve aver capito dell’esonero voluto da Cairo. In fondo, in questi anni, il presidente granata ci ha deliziato con innumerevoli cambi di allenatori e non è più una sorpresa trovarsi con qualcuno di nuovo da un giorno all’altro. Eppure il volto di chi sedeva a bordo campo era nuovo. Forse la dirigenza aveva deciso di puntare su qualche emergente. Ma i dubbi veniva presto fugati quando iniziava la partita. Il Toro era schierato con lo stesso modulo, i giocatori era quasi i soliti e la prestazione globale era piuttosto sconcertante. «Questa è la solita squadra» è il primo pensiero che balzava in testa al nostro amico dopo una buona mezzora di gioco. Probabilmente il mal di testa di fine gara contro il Crotone deve essere stato l’inizio di un influenza e ora Colantuono era a casa con la febbre. Le certezze aumentavano con il passare dei minuti e con le occasioni che fioccavano per i padroni di casa. Stranamente, però, il risultato era ancora in parità. Il Gallipoli prendeva due pali, sbagliava gol incredibili, trovava sulla sua strada un grande Sereni e non riusciva a mettere la palla dentro. Poi, improvvisamente, dall’altra parte veniva buttata in mezzo una palla e Di Michele si avventava come un rapace per l’1-0. Al nostro amico tornavano i dubbi: un gol del capitano e così tanta fortuna non si vedevano da troppo tempo. Sarà mica cambiato qualcosa? La partita, intanto, volgeva al termine e quando mancavano una manciata di secondi al termine il tifoso assisteva a una mischia in area granata: «Eccolo qua, il pareggio». Eppure, incredibilmente, la difesa riusciva a sventare tutto. E l’arbitro fischiava la fine. Il Toro aveva vinto, aveva avuto tanta fortuna e non si era fatto rimontare. Qualcosa non tornava. Le immagini si spostavano, poi, in tribuna e veniva inquadrato Beretta con il telecronista che annunciava i primi tre punti del nuovo allenatore. Tutti i pezzi del puzzle diventavano improvvisamente chiari. «Ah! Ho capito. Adesso è cambiato tutto».