di Michele FerreroLa prima cosa che ho pensato, mentre le squadre scendevano in campo, è che eravamo a San Siro contro l’Inter capolista, non a Castel di Sangro, Cittadella o Crotone come ci è capitato non molto tempo fa. Ricordando certi momenti dell’estate 2005, quando a Giaveno non avevamo manco i palloni e le divise per allenarsi, mi vengono ancora i brividi. Ora siamo nella categoria che ci compete, fatto per nulla scontato dopo gli attentati ed il fallimento dell’era Cimminelli.Reso onore a Cairo, giusto per far capire che se non abbiamo di meglio sarà bene tenercelo stretto, adesso bisogna che il presidente si adoperi con i fatti per fare del Toro una squadra degna di questa categoria. Modificando e rinforzando un organico messo insieme con operazioni al risparmio e basato sui nomi invece che sulle esigenze tattiche di chi lo deve guidare sul campo. Io non ci sto a farmi ammaliare da giornali e tv compiacenti, che da quattro mesi ci vogliono far credere che questa squadra può farci divertire. Nei primi due anni di gestione i programmi di Cairo sono stati rispettati, ma in qualunque contesto di lavoro (e della vita) non si può pensare di vivere in eterno su crediti accumulati precedentemente.Nonostante il passivo pesante non me la sento di buttare facili critiche addosso ai giocatori ed al tecnico. Per 35 minuti hanno mascherato bene un divario tecnico e fisico reso abissale da questo calcio moderno purtroppo imperniato solo sul denaro. Cercando di far giocare tra le linee Rosina e Di Michele (i due si sono costantemente scambiati la posizione) e ripartendo con una certa pericolosità, i granata nel primo tempo non hanno sfigurato. Anche sulle temute palle inattive gli automatismi difensivi predisposti (Natali a uomo su Materazzi, Di Loreto su Cruz, Comotto su Ibrahimovic più Ventola sul pallone) sono scattati con puntualità ed efficacia. Ma parliamo sempre dei primi 35 minuti: l’episodio del rigore, con l’aggiunta del dubbio di aver subito un torto, ha poi tolto ai nostri l’adrenalina nei muscoli ed ovviamente la convinzione di poter fare risultato.All’origine di questo ci sono purtroppo errori che hanno coinvolto vari elementi, oltre alla bravura di Julio Cruz, il centravanti completo che ho sempre sognato di avere con noi. Di Michele perde palla senza poi dar fastidio a Burdisso e Cambiasso (che sono nelle vicinanze) e senza nemmeno tornare lungo la fascia di competenza, che in quel momento è quella destra. Di Loreto non segue Ibrahimovic mentre arretra per trovare spazio, ed i mediani non lo prendono. Natali beve la finta di Cruz: “el jardinero” gli fa credere di andare sul secondo palo e di consegnarsi a Della Fiore, mentre invece viene incontro a Ibra per chiudergli il triangolo. Comotto, pur essendo l’autore del fallo, è quasi da assolvere: deve guardare Cesar che si è allargato, come detto non seguito da Di Michele, ed è per questo che la sua diagonale risulta poi tardiva. Arriva quindi su Ibra con impeto, prendendo anche la palla. Se l’arbitro non avesse fischiato l’episodio sarebbe passato presto nel dimenticatoio, ma contro le grandi in casi dubbi si è quasi sempre sanzionati con severità. Al tempo stesso, nell’ottica arbitrale, viene risparmiata al capitano l’espulsione per fallo da ultimo uomo in una chiara occasione da rete.Reagire era poi francamente impossibile, specie perché ad inizio ripresa Zanetti e Barone hanno concesso a Chivu uno spazio che raramente un difensore sa sfruttare così bene. Mica per nulla si è primi in classifica. Sul cross pennellato dal mancino rumeno il solito Cruz anticipa Natali e Della Fiore, riducendo la gara ad un blando allenamento per loro.Proprio Cesare Natali, chiamato al compito più arduo in assoluto, era il mio osservato speciale. E nel complesso non mi è dispiaciuto, i segni di ripresa dopo un avvio di stagione sconcertante sono lenti ma costanti. Tralasciando l’ordinaria amministrazione ha effettuato almeno una decina di chiusure difficili, anticipando con fisicità e buona lettura del gioco Ibra (3 volte) e Cruz (4). Su una di queste ha ribaltato l’azione con un gran lancio sul quale Di Michele ha fornito l’assist sprecato da Ventola, nella più nitida delle tre occasioni costruite dai granata. Questa è capitata appena prima del rigore che ha cambiato tutto. Natali ha poi colto nella ripresa anche una traversa su corner, colpendo di testa una palla che si doveva forse mettere dentro anche senza essere abituati a segnare. Chiaro che non si può dare la sufficienza al perno di una difesa che ne prende quattro, ma come detto l’intelligenza nei movimenti degli attaccanti avversari costituisce una forte attenuante. E’ inoltre coinvolto, insieme a Di Loreto, in vari episodi negativi, comprese le solite trattenute in area che possono sempre costare care. Non mi stupirei se Della Fiore tornasse presto al suo fianco, nel ruolo naturale, dove la sua miglior velocità può essere più determinante.Dopo aver menzionato tutti i possibili aspetti positivi del pomeriggio milanese, nell’immane sforzo di vedere il bicchiere mezzo pieno, rimane una situazione di squadra preoccupante, ora dimostrata anche da una classifica assai pericolosa. Conserviamo infatti solo più due punti di margine sulla zona retrocessione. Io spero solamente che la dirigenza rifletta e non ripeta l’errore dello scorso gennaio. Stavolta bisogna assolutamente provvedere in modo mirato, con due o tre operazioni di sostanza ed all’occorrenza impegnative economicamente. Non farlo sarebbe come giocare con la roulette russa: dopo essersi salvati una volta, sfidare la sorte proponendo un altro giro sarebbe andarsi a cercare una morte certa.
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Cairo, aiuto!
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La prima cosa che ho pensato, mentre le...
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