Quando 10 anni fa Urbano Cairo si affacciava dal balcone del Municipio per annunciare l’acquisto del Torino, le persone non intente a festeggiare lo scampato pericolo di ritrovarsi tra i dilettanti avevano sottolineato: “un altro passo verso il maestro”. Già, perché il presidente alessandrino sin da subito ha vissuto i primi anni della sua carriera all’ombra del Silvio Berlusconi, discostandosene solo pe ciò che riguarda la carriera politica intrapresa dal secondo, e mai tentata dal primo. Per il resto, Cairo ha seguito le orme del Cavaliere, sia dal punto di vista imprenditoriale che da quello calcistico, salvo prenderne le distanze e annunciare in più circostanze che i rapporti con il patron del Milan sono acqua passata ormai da decenni.
Nei primi anni, certamente, l’influenza indiretta di Berlusconi è stata forte nella presidenza di Cairo, che si è sempre presentato come un uomo forte su cui fare affidamento. Tuttavia, complice anche una buona dose di inesperienza, i risultati non si sono mai rivelati all’altezza, e dunque, nonostante gli investimenti fatti, ma indirizzati male, il Torino per la prima metà dei suoi anni a capo del club non è mai riuscito a scendere dall’altalena tra la Serie A e la Serie B.

A cambiare tutto in casa Toro è stato l’arrivo di Ventura che, insieme a Petrachi, ha convinto Cairo a presiedere un triumvirato che per il Torino negli ultimi cinque anni si è rivelato piuttosto proficuo, sia sotto l’aspetto sportivo sia sotto quello economico. E dunque, mentre il Milan di Berlusconi, con deludenti risultati sul campo, si incartocciava sull’acquisto dei famosi parametri zero, vista la resilienza del patron a spendere dopo anni di investimenti, il modello-Cairo lo superava sia in campo sia in banca. Negli ultimi mesi i rossoneri, anche in vista dell’arrivo di capitali stranieri, hanno ricominciato a spendere – e la classifica risponde di conseguenza. La battaglia di presidenza, dunque è aperta. Intanto Berlusconi festeggia i 30 anni di presidenza: per questo obiettivo a Cairo manca ancora parecchio tempo, ma chissà che non decida di seguire ancora una volta le orme del suo (ex, beninteso) maestro.
Paragone improponibile.
se Berlusconi l’anno scorso non avesso dovuto pagare i 501milioni a De Benedetti penso a quest’ora era lá primo in classifica con tutta un altra squadra. noi siamo piccoli e i nostri margini di crescita sono questi, capitale umano da valorizzare e rivendere. vedi matteo e altri. una politica che può pagare nel lungo termine ma si sa che il calcio ha tempi brevissimi.
Per seguire le orme del suo Ex maestro dovrebbe anche farci vincere un bel po’ di cosette….magari un campionato o due, qualche coppa europea magari una intercontinentale ecc ecc…temo che anche qualora dovesse raggiungere e/o superare i 30 anni di presidenza sarà ben difficile che riuscirà a seguire le orme del maestro in toto…
Staremo a vedere…
Se restasse 30 anni alla Presidenza non vinceremmo nemmeno la Coppa…del nonno!!!