di Mara Parravicini
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Campioni nel cuore
di Mara Parravicini
Buongiorno cari fratelli, questa mattina vi voglio far fare un lungo viaggio oltre oceano, tra terre sconfinate, samba, caldo e gente gioviale ed imprevedibile.
Erano gli...
Buongiorno cari fratelli, questa mattina vi voglio far fare un lungo viaggio oltre oceano, tra terre sconfinate, samba, caldo e gente gioviale ed imprevedibile.
Erano gli ultimi anni ottanta, il Toro veleggiava in una situazione alquanto difficile e pericolosa, malumori, problemi economici, risultati che tardavano e venire e un po’ di insofferenza generale.
Ma ecco che una calda giornata estiva risveglia i nostri animi assopiti ma mai domi.
Arriva lui, il brasiliano del piede d’oro, giovane e talentuoso, promessa brasiliana e sogno di molti di noi.
Si chiama Luis Muller, giovane carioca pazzo e fantasioso.
Le sue doti calcistiche erano innegabili: veloce, scatto fulmineo, dribbling accecante, precisione al tiro, tecnica raffinata ed incredibile visione del gioco.
I nostri sogni galoppano lontano, ripercorrendo immagini di Campioni brasiliani che hanno calcato le scene delle più grandi piazze italiane.
Ma il giovane Muller, o “Miller” come lo chiamano i suoi connazionali, è immaturo e discontinuo.
La nostalgia per la sua terra si fa sentire giorno dopo giorno, la fredda e grigia Torino oltretutto non è nemmeno di gradimento per la sua vistosa e biondissima moglie Jussara che fa le bizze per tornare a casa.
Questi malumori, ahinoi, si riversano anche sul campo da gioco, alternando così partite incredibili con acrobazie mozzafiato a giornate nere e buie dove il brasiliano passeggia in campo, trotterellando senza senso.
Molti di voi si ricorderanno quella domenica: il Toro lottava con i denti per non retrocedere, erano da poco passate le vacanze Natalizie ed il calendario proponeva la partita delle partite, il derby contro “l’altra squadra di Torino”.
Muller, rientrato in patria per le festività, decise di prolungare le vacanze in Brasile non tornando quindi in tempo per giocare la stracittadina, la partita più sentita da tutto il popolo granata.
Da lì in poi la fine di un amore da sempre contrastato. Il brasiliano, per seguire ancora una volta le follie della moglie Jussara, ritorna in Brasile, al San Paolo, dove vince anche una Coppa Intercontinentale nel 1992.
Poi ancora pazzie e follie, toccate e fuga in Italia, in Giappone ed anche un matrimonio con una minorenne che durò poco più di due mesi.
Un campione incompiuto purtroppo, una promessa mai mantenuta che ci ha fatto vivere una calda estate e poco più.
Grazie lo stesso Luis, per le tue parabole, per le tue fughe, per le tue pazzie, per il tuo amore strano ed incomprensibile verso i nostri colori.
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