di Mara ParraviciniBuongiorno cari Fratelli, rieccoci qua anche questa settimana, nel nostro consueto viaggio nel tempo, alla ricerca di emozioni, ricordi e sensazioni magari per lo più dimenticate.Mi trovo a scrivere pochi giorni dopo una partita disputata da Vero Toro, dai nostri ragazzi di oggi.Domenica in campo ho finalmente visto grinta, passione ed ardore calcistico. Ed è stato bello ed emozionante vedere questo Toro matare la Roma, prendendola per le corna per quasi 70 minuti.Peccato per il risultato, peccato per questa rete sempre sgombra, peccato per un gol che manca da tanto, troppo tempo.Per questo oggi, voglio raccontare di un giovane attaccante che abbiamo visto sbocciare nella fine degli anni Ottanta.Veloce e scattante, piccolo fulmine nell’area avversaria, sguardo furbo e fiero della gente del sud, bomber rapace e puntuale.Si chiama Benito Carbone, Benny per la gente della curva Maratona, nasce a Bagnara Calabra nell’agosto del 1971.Il suo esordio nella massima serie e con la maglia del Torino, coincide purtroppo con una disgraziata stagione per la compagine granata. Gioca infatti tre partite senza reti nella stagione 1988/89 che vedono il Toro retrocedere nella serie cadetta.L’anno seguente, nella squadra dei Fenomeni, allestita da Borsano e guidata da Fascetti per tornare subito in serie A, il giovane Carbone non emerge particolarmente; gioca infatti solamente 5 partite senza riuscire ad andare mai a segno.Viene quindi mandato in prestito in giro per l’Italia: gioca una buona stagione con la Reggina in serie B, poi viene riceduto alla Casertana ed infine all’Ascoli.Il rientro “in Patria” avviene solamente nella stagione 1993/1994, dopo i fasti della finale di Coppa Uefa e la Coppa Italia vinta contro la Roma. Torna a Torino in un momento particolarmente difficile, con una situazione societaria a dir poco disastrosa e con un clima abbastanza teso.In questo periodo difficile Benny Carbone rappresenta un po’ il sogno a cui credere, per cercare di non cadere e di risalire la china.Abbiamo amato questo piccolo furetto, anche se la sua permanenza con la maglia Granata è stata alla fine molto breve. Abbiamo apprezzato il suo spirito e la sua grinta, la sua voglia di lavorare e di impegnarsi.Ha giocato il campionato 1993/1994 a buoni livelli, pur se segnando solo 3 gol.Al termine di questa stagione viene definitivamente ceduto alla Roma. E’ stato un amore breve ma intenso, difficile e burrascoso ma, come tutti i rapporti importanti, sincero e leale.Un piccolo, grande uomo che ha contribuito, anche lui, a farci vivere 101 anni belli, difficili, entusiasmanti e soprattutto Granata.
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Campioni nel cuore
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