Il Torino vince ancora, come sette giorni fa, segna nuovamente due reti e manda in gol ancora Belingheri e ancora Bianchi, come sette giorni fa. Tutto uguale alla gara di Ascoli, dunque? No, nient'affatto. La novità è che la squadra, ieri sera, ha giocato bene. La novità è il centrocampo.
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Colantuono trova un centrocampo
Il Torino vince ancora, come sette giorni fa, segna nuovamente due reti e manda in gol ancora Belingheri e ancora Bianchi, come sette giorni fa. Tutto uguale alla gara di Ascoli, dunque? No, nient'affatto. La novità...
Il settore nevralgico dell'undici di Colantuono, che tanto ha fatto pena(re) nelle scorse settimane di campionato, sembra aver trovato certezze nel terzetto più inaspettato: Bottone, Loviso, Saeumel, un 23enne e due 25enni, laddove il primo doveva essere l'ultimo (o quasi) dei rincalzi, il secondo era il più bersagliato dalle critiche, ed il terzo vagava da tempo tra il dimenticatoio e l'infermeria.E aggiungiamoci anche Luca Belingheri, compaesano di quel super-Bianchi sul quale oggi è troppo facile spendere aggettivi, incompreso fino alla settimana scorsa e ora improvvisamente importante. Il Torino di ieri sera ha messo in mostra una dote che era nel suo dna fin dall'avvio stagionale, perchè non tutto quanto fatto finora era da buttare (e ci mancherebbe, visto che un gruzzoletto di punti comunque lo si era racimolato): questa dote è la pazienza. La squadra non perde la lucidità e cerca sempre di ragionare, cosa ancor più utile quando si ha davanti un'avversaria che invece mette in campo più che altro la disperazione, ed anche nelle prime uscite di quest'anno si comportava così.Ma tanta pazienza veniva poi finalizzata prevalentemente dalle soluzioni individuali dei tre tenori, più che da una coralità di gioco, in quei roboanti tre a zero. Ora che uno di quei grandi artisti dell'attacco è in convalescenza, e un altro non riesce a fare la voce grossa, il Toro deve sopperire diventando finalmente una squadra. Ci è riuscita, contro la Reggina, con degli interpreti umili, dal frutto del vivaio al nazionale austriaco, tutti capaci di aiutarsi vicendevolmente in fase di interdizione e vogliosi di proporsi in avanti e di proporre palle alle punte (e ai terzini che salivano). Era lo stesso centrocampo di Ascoli, negli uomini, ma -come dice Colantuono- giocando insieme si migliora. L'augurio è che questi ragazzi continuino nel solco che hanno tracciato ieri sul terreno dell'Olimpico, dopo aver iniziato ad inciderlo una settimana prima. Aspettando, ovviamente con piacere, che tornino gli attuali infortunati.
(foto M.Dreosti)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Torino vince ancora, come sette giorni fa, segna nuovamente due reti e manda in gol ancora Belingheri e ancora Bianchi, come sette giorni fa. Tutto uguale alla gara di Ascoli, dunque? No, nient'affatto. La novità...
Il settore nevralgico dell'undici di Colantuono, che tanto ha fatto pena(re) nelle scorse settimane di campionato, sembra aver trovato certezze nel terzetto più inaspettato: Bottone, Loviso, Saeumel, un 23enne e due 25enni, laddove il primo doveva essere l'ultimo (o quasi) dei rincalzi, il secondo era il più bersagliato dalle critiche, ed il terzo vagava da tempo tra il dimenticatoio e l'infermeria.E aggiungiamoci anche Luca Belingheri, compaesano di quel super-Bianchi sul quale oggi è troppo facile spendere aggettivi, incompreso fino alla settimana scorsa e ora improvvisamente importante. Il Torino di ieri sera ha messo in mostra una dote che era nel suo dna fin dall'avvio stagionale, perchè non tutto quanto fatto finora era da buttare (e ci mancherebbe, visto che un gruzzoletto di punti comunque lo si era racimolato): questa dote è la pazienza. La squadra non perde la lucidità e cerca sempre di ragionare, cosa ancor più utile quando si ha davanti un'avversaria che invece mette in campo più che altro la disperazione, ed anche nelle prime uscite di quest'anno si comportava così.Ma tanta pazienza veniva poi finalizzata prevalentemente dalle soluzioni individuali dei tre tenori, più che da una coralità di gioco, in quei roboanti tre a zero. Ora che uno di quei grandi artisti dell'attacco è in convalescenza, e un altro non riesce a fare la voce grossa, il Toro deve sopperire diventando finalmente una squadra. Ci è riuscita, contro la Reggina, con degli interpreti umili, dal frutto del vivaio al nazionale austriaco, tutti capaci di aiutarsi vicendevolmente in fase di interdizione e vogliosi di proporsi in avanti e di proporre palle alle punte (e ai terzini che salivano). Era lo stesso centrocampo di Ascoli, negli uomini, ma -come dice Colantuono- giocando insieme si migliora. L'augurio è che questi ragazzi continuino nel solco che hanno tracciato ieri sul terreno dell'Olimpico, dopo aver iniziato ad inciderlo una settimana prima. Aspettando, ovviamente con piacere, che tornino gli attuali infortunati.
(foto M.Dreosti)
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