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Colantuono, uomo dei rimpianti

Nel calcio, come nello sport più in generale, ci sono ex con il dente avvelenato per addii che non hanno capito o condiviso. E altri che più semplicemente non hanno raggiunto...

Federico Danesi

"Nel calcio, come nello sport più in generale, ci sono ex con il dente avvelenato per addii che non hanno capito o condiviso. E altri che più semplicemente non hanno raggiunto l’obiettivo prefissato anche se sentono di non avere molto di che rimproverarsi. Stefano Colantuono è uno di questi. Veniva dalla doppia mazzata di Palermo, in un Toro che tre stagioni fa si doveva risollevare cercava riscatto e sollievo, non ha trovato nulla.ANNUS HORRIBILIS - Eppure le premesse c’erano, eccome. A partire dalla scelta, voluta da Foschi, condivisa da Cairo, amata dal diretto interessato: ‘Ho sempre sognato di allenare questa squadra e non ho problemi a scendere di categoria, perché credo che debba essere allenata senza stare a guardare certi particolari. Parole che suonarono dolci alla presentazione, affatto di circostanza. Poi alla riprova dei fatti la musica fu diversa: una campagna acquisti sottotraccia, come dimostrò il caso Dzemaili che la società pubblicamente disse di voler provare a tenere e puntualmente partì, rinforzi che non si dimostrarono tali. Eppure dopo cinque giornate il Toro era primo, ma la magia finì presto con due mesi da incubo e la prima cacciata. Il resto è nella memoria: la breve parentesi di Beretta, l’aggressione ai calciatori granata, il ritorno del romano e la rincorsa ai playoff, e il finale amaro contro il Brescia.

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"IL RISCATTO - Poteva restare, Colantuono, ma bene fece a tornare alle origini, alla ‘sua’ Bergamo togliendosi la soddisfazione di vincere il campionato, riportarla su e soprattutto battere due volte il Toro, entrambe le occasioni ben oltre il 90’, grazie a regali ma anche alla volontà dei suoi di non mollare mai. E da allora ha messo insieme miracoli su miracoli, annullando penalizzazioni, facendo diventare lo stadio di casa un fortino, ricompattando il gruppo dopo la mazzata del calcioscommesse e del coinvolgimento di Doni. Poteva non sapere? Alla riprova dei fatti, per quanto è emerso, sì. Come poteva non sapere Ventura a Bari. E così Colantuono è ancora lì, saldo in sella.

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"PROBLEMA D’IDENTITA’ - Domenica ritroverà il Toro da avversario e già mette le mani avanti: ‘Proveremo a batterlo, ma non sarà facile – ha detto a L’Eco di Bergamo . perché contro l’Udinese hanno preso tre pali e creato molto nonostante avessero alcuni titolari fuori per turnover. Ci aspetta una partita difficile, guai a considerarla una passeggiata ma vogliamo e dobbiamo vincere. E per provare a vincere una premessa è indispensabile: tornare la vera Atalanta’. Denis o meno, che ormai sta diventando un caso. Un motivatore anzitutto, questo è Colantuono. Ma anche un tecnico che sa il fatto suo. Da quella parte sarà l’unico ex e il rimpianto è quello di non avergli potuto concedere un’altra chance.

"Federico Danesi

"(foto M.Dreosti)