di Andrea Ferrini
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Come non riconquistarsi la fiducia
di Andrea Ferrini
29 giugno. Esattamente un mese fa il Torino usciva a testa bassa dall’Olimpico, condannato al suo terzo anno di B consecutivo. Sconforto, rabbia e rassegnazione. C’era...
29 giugno. Esattamente un mese fa il Torino usciva a testa bassa dall’Olimpico, condannato al suo terzo anno di B consecutivo. Sconforto, rabbia e rassegnazione. C’era qualcuno, folle o coraggioso decidete voi, che dopo pochi giorni manteneva accesa la fiammella della speranza: “Peggio di così non può andare”, “Ricominciamo, questa volta davvero”, “Tutti uniti ce la faremo”. Nonostante improbabili percentuali di gradimento, gran parte dei tifosi addossavano la colpa ad una società incapace di creare e gestire un gruppo valido.
In quei giorni si parlava, si sperava, in un colpo di coda di Cairo e Petrachi, pronti a spendere in fretta per mettere su una squadra valida senza aspettare, come sempre successo, l’ultimo secondo.
Ventura arriva una settimana dopo, il 6 giugno, qualche indecisione preventivabile e buona partenza. Una settimana e mezza ed ecco il primo acquisto, Ebagua, un giocatore di buone prospettive che pare destinato a rimpiazzare il capitano uscente, Rolando Bianchi. Nessun entusiasmo, ovviamente, ma cautissimo ottimismo.
La piazza mormora: “Che si stia cercando veramente di imboccare la strada giusta?”, “Soldi, decisioni rapide e obiettivi raggiunti, che novità!”. Così pare infatti.
Poi il nulla. Antenucci: riscattiamo, perno del futuro attacco, sconticino?, e se rinnovassimo? Iunco: che si fa?, si valuta, decisione presa, offerta, manca la firma. Gillet: prima scelta, vogliamo lui, però che prezzo, offertina, offertona, ci ha usati.
Intanto l’ultimo acquisto, perché per quanto riguarda Antenucci non si è sborsato un soldo, risale al 17 giugno, sono passate quasi due settimane e il centrocampo non esiste, la difesa è monca, l’attacco forse è l’unico reparto quasi sistemato (anche se resta l’incognita Bianchi).
Non è così che si riconquista la fiducia di una piazza giustamente esausta, che si sente presa in giro da tutti, che non ha più voglia di aspettare fino all’ultimo secondo sognando il nome altisonante e ritrovandosi con lo scialbo mestierante.
Non è così che si dimostra con i fatti la volontà di perseguire un progetto serio, parolone magico che ormai sa di esoterico; certo, c’è tempo, è ancora giugno, ma se l’esperienza ci ha insegnato qualcosa è che se si può trattare, se si può ottenere uno sconticino, a costo di perdere un giocatore fondamentale, questa società lo fa. Che stupisca gli scettici e cominci a comportarsi da società, non da teatrino di… serie B.
(Foto: M. Dreosti)
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