toro

Comotto, addio amaro

di Alessandro Salvatico

 

Non sono tanti i giocatori di cui si ricordi un tira e molla così protratto con la maglia granata. Lasciarsi e ritrovarsi,...

Redazione Toro News

"di Alessandro Salvatico

"Non sono tanti i giocatori di cui si ricordi un tira e molla così protratto con la maglia granata. Lasciarsi e ritrovarsi, lasciarsi di nuovo e ritrovarsi ancora, e poi la voglia di non trovarsi più, ed un addio probabilmente definitivo. E che si poteva gestire meglio.

"Ecco infatti l’addio al Piemonte. Il primo. Il ragazzo fa a farsi le ossa a Vicenza, con la formula della comproprietà, ed ottiene la seconda promozione in A consecutiva. La formula viene mantenuta così il difensore rimane in biancorosso anche l’anno successivo, in massima serie, dove realizza anche tre reti. Sin dai primi tempi ha dimostrato un discreto feeling con il gol, per un difensore.

"Il Torino decide però di far tornare a casa Comotto, che quindi inizia il suo secondo biennio granata. La prima è un’ottima stagione, per lui e per la squadra; la seconda, meno per entrambi. Dopo la retrocessione, il difensore, che ormai è un terzino (aveva iniziato la stagione giocando ancora come centrale), lascia di nuovo il capoluogo torinese, non immaginando certo che il secondo addio non sarebbe stato ancora l’ultimo.

"La Fiorentina di Mondonico sta facendo la Serie B, ma la sua esperienza viola (la prima…) sarà breve; la seconda parte di campionato sarà di nuovo in Serie A, nelle fila della Reggina. A fine stagione, il suo terzo approdo a Torino. E la sua terza promozione in A in carriera: nella squadra guidata da Ezio Rossi ma portata allo sprint da Zaccarelli, Comotto gioca una delle sue migliori stagioni, e soprattutto mostra finalmente la sua maturità: ha compreso appieno il ruolo di laterale, e ne è diventato un ottimo interprete. Tanto buono che, quando in quell’infausta estate la società granata fallirà ed i giocatori saranno liberi di scegliere dove accasarsi, sarà la Roma a farsi avanti per il ragazzo di Ivrea.

"Ma in realtà, Comotto non vestirà mai la casacca giallorosa (anche se scopriamo ora, per bocca del Presidente, che sarebbe stato un suo grande desiderio – cosa peraltro immaginabile): viene infatti dato in prestito all’Ascoli, con cui conquista un’insperata salvezza disputando un campionato eccellente. Non abbastanza per la Roma, evidentemente, ma per il Torino sì: la società guidata da Urbano Cairo, infatti, appena tornata in Serie A nonostante tutto e tutti, lo chiama. Assodata di non rientrare nei progetti giallorossi, Comotto accetta di iniziare la sua quarta volta in granata.Giocatore ormai maturo, in odor di Nazionale che però finora non ha trovato, lega il suo nome ad un momento davvero magico: nella partita che celebra i 100 anni della gloriosa società di cui indossa la maglia, e per di più con al braccio la fascia che fu di Valentino Mazzola, realizza un gol splendido e che vale una vittoria.

"Com’è inevitabile che sia, il suo indice di popolarità presso i tifosi sale. Anche se (e non lo diciamo certo in seguito ai recenti sviluppi) l’affetto della curva per il terzino non arriverà mai ad essere viscerale. Non come potrebbe essere se si guardassero solo i numeri: le stagioni passate qui, le partite giocate, la fascia di capitano; c’è stima verso il giocatore, ma solo in rare occasioni sboccia davvero l’amore. Amore sbocciato invece per giocatori di militanza molto inferiore in granata, ma evidentemente capaci (un esempio su tutti: Sereni) di dimostrarsi degni del loro grande affetto.Affetto che ora pare destinato definitivamente a scomparire. Basta una cessione, a provocare questo? No. Influisce, ma non è tutto: ci sono i modi e i tempi.

"Il finale però è pessimo. I dubbi di quanti non lo amavano sembrano trovar conferma nelle dichiarazioni del Presidente; il giocatore, da parte sua, non fa e non dice da tempo nulla che vada in una direzione utile a smentirle.

"Quel che resta immutato è la considerazione tecnica per Gianluca Comotto: non un fenomeno, non un pendolino alla Cafu, ma solido e instancabile, concreto e concentrato, comunque uno dei migliori interpreti italiani del ruolo. Altrimenti, non l’avrebbe acquistato una squadra che giocherà in Champions League.