di Paolo Morelli
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Corini il realista
di Paolo Morelli
E' davvero un peccato che a giugno smetterà di giocare, ma da allenatore - quale in futuro diventerà - potrà dare ancora un grande contributo al calcio,...
E' davvero un peccato che a giugno smetterà di giocare, ma da allenatore - quale in futuro diventerà - potrà dare ancora un grande contributo al calcio, magari a partire proprio dal settore giovanile del Toro. Stiamo parlando naturalmente di Eugenio Corini, e vorremmo riprendere le sue parole di ieri, vero emblema di una squadra in lotta per non retrocedere che, nonostante gli sforzi, è ancora nella zona calda (caldissima) della classifica.Novellino e Cairo continuano a ribadire che la squadra si salverà e che «va tutto bene». Non va bene per niente, invece. Ed oltre alla classifica, ha parlato anche Corini ieri. Uno che dice «siamo incazzati» fa capire come a nessuno in squadra vada bene come sta andando il campionato. E' normale - doveroso? - che sia così, ma le dichiarazioni del "Genio" vanno sicuramente in controtendenza col profilo adottato da presidente e allenatore. Corini ha ammesso gli errori della squadra ma ha anche detto «giochiamo ancora così e siamo finiti». Inutile illudersi troppo, la classifica è piuttosto brutta e un altro passo falso rischierebbe di comprometterla irrimediabilmente. Ci sono dieci partite ancora, ma si tratta di dieci eliminatorie. Se il Toro fa bene una partita, può giocare quella successiva inseguendo ancora la salvezza. Se ne sbaglia una, la salvezza potrebbe diventare un miraggio. «Un'impresa quasi impossibile» ha detto il regista granata. Quasi, appunto.Corini ha voluto spronare l'ambiente, ma ha anche riconosciuto gli evidenti limiti tecnici di una squadra che, se naviga in certe posizioni di classifica, significa che se le merita. Il discorso di «non meritiamo la classifica che abbiamo» non ha più senso, come aveva detto tempo fa Ignazio Abate. Spiegava ancora Corini, riguardo alla sconfitta di Bergamo: «Dovevamo provarci, invece ci siamo arresi. E nella situazione in cui siamo, non possiamo permettercelo». Sante parole. In certi casi è meglio essere realisti, piuttosto che troppo ottimisti. Il tempo stringe e non vale più il discorso del «lavorare per migliorare», perché la stagione è iniziata da 28 partite.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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E' davvero un peccato che a giugno smetterà di giocare, ma da allenatore - quale in futuro diventerà - potrà dare ancora un grande contributo al calcio,...
E' davvero un peccato che a giugno smetterà di giocare, ma da allenatore - quale in futuro diventerà - potrà dare ancora un grande contributo al calcio, magari a partire proprio dal settore giovanile del Toro. Stiamo parlando naturalmente di Eugenio Corini, e vorremmo riprendere le sue parole di ieri, vero emblema di una squadra in lotta per non retrocedere che, nonostante gli sforzi, è ancora nella zona calda (caldissima) della classifica.Novellino e Cairo continuano a ribadire che la squadra si salverà e che «va tutto bene». Non va bene per niente, invece. Ed oltre alla classifica, ha parlato anche Corini ieri. Uno che dice «siamo incazzati» fa capire come a nessuno in squadra vada bene come sta andando il campionato. E' normale - doveroso? - che sia così, ma le dichiarazioni del "Genio" vanno sicuramente in controtendenza col profilo adottato da presidente e allenatore. Corini ha ammesso gli errori della squadra ma ha anche detto «giochiamo ancora così e siamo finiti». Inutile illudersi troppo, la classifica è piuttosto brutta e un altro passo falso rischierebbe di comprometterla irrimediabilmente. Ci sono dieci partite ancora, ma si tratta di dieci eliminatorie. Se il Toro fa bene una partita, può giocare quella successiva inseguendo ancora la salvezza. Se ne sbaglia una, la salvezza potrebbe diventare un miraggio. «Un'impresa quasi impossibile» ha detto il regista granata. Quasi, appunto.Corini ha voluto spronare l'ambiente, ma ha anche riconosciuto gli evidenti limiti tecnici di una squadra che, se naviga in certe posizioni di classifica, significa che se le merita. Il discorso di «non meritiamo la classifica che abbiamo» non ha più senso, come aveva detto tempo fa Ignazio Abate. Spiegava ancora Corini, riguardo alla sconfitta di Bergamo: «Dovevamo provarci, invece ci siamo arresi. E nella situazione in cui siamo, non possiamo permettercelo». Sante parole. In certi casi è meglio essere realisti, piuttosto che troppo ottimisti. Il tempo stringe e non vale più il discorso del «lavorare per migliorare», perché la stagione è iniziata da 28 partite.
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