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Corini prende per mano la squadra

Nuovo tecnico, nuovo modo di disporre la squadra in campo, nuovi paladini da ergere alla conquista di quei punti indispensabili per tagliare il traguardo-salvezza, punto di arrivo ancora tutto da raggiungere. Se l'ex tecnico...

Redazione Toro News

"Nuovo tecnico, nuovo modo di disporre la squadra in campo, nuovi paladini da ergere alla conquista di quei punti indispensabili per tagliare il traguardo-salvezza, punto di arrivo ancora tutto da raggiungere. Se l'ex tecnico Novellino aveva provato, a turno, a smuovere dalla sua crisi Rosina, a ridare coraggio a Stellone e anche, come ultima spiaggia, a rilanciare quello che era il suo pupillo nelle tante battaglie di Venezia, Recoba, con l'avvento del nuovo allenatore GIanni De Biasi, le speranze di salvezza del Toro, passano dai piedi e dalle geometrie di Eugenio Corini. Il regista ex Palermo, dopo essere approdato all'ombra della Mole con credenziali di tutto rispetto, a scapito della non più verde età, ha lentamente lasciato spazio ai suoi compagni, più tonici e più pronti a recepire i dettami tattici di Novellino. Ora, si ritorna all'antico: Corini rientra in campo per quest'ultimo scorcio di stagione e così come ci si poteva attendere alla vigilia di stagione, riprende con forza i gradi da titolare, dove sarà chiamato ad un compito di pura regia in uno schieramento che lo vede partire da una posizione più arretrata, in una sorta di cerniera tra difesa e centrocampo, un cuscinetto di salvataggio attraverso il quale dovranno essere filtrati i pericoli alla porta granata. Un pò alla Pirlo, volendo individuargli un "compagno di ruolo" e trovargli una collocazione. Tutto ciò dovrebbe consentire di tamponare le offensive avversarie, rimediando a quei terribili numeri che dicono quanto perforabile sia la retroguardia granata e, allo stesso tempo, permettere di recuperare palla per smistare il più rapidamente possibile ai compagni in vista di eventuali ripartenze. Inizia a 37 anni, dunque, un nuovo esame per il centrocampista bresciano chiamato a far dimenticare il brutto periodo passato alla corte di Novellino e a rispondere con i fatti, alla fiducia riposta in lui dal nuovo tecnico granata. Una fiducia incondizionata ed immediata come dimostrata dalla consegna, quasi scontata della classica "pettorina da titolare", utilizzata in allenamento per provare l'undici più probabile da schierare per affrontare nel posticipo di domenica all'Olimpico la temibile Inter. Copertura, dunque, ma anche gioco ragionato e basato sulla qualità del gruppo. E' quanto predica in questi pochi giorni a disposizione mister De Biasi che prima ancora di valutare le condizioni dei singoli dal lato tecnico, cerca di compattare il gruppo lavorando più che altro sulla mentalità. La testa, innanzitutto. Senza quella, a prescindere dalle cause (che in casa granata possono essere le più disparate) iniziano i guai per il Toro, squadra che più di ogni altra, in questo particolare momento, deve ritrovare la serenità collettiva, dimenticando screzi e timori ed iniziando ad affrontare senza remore gli avversari, anche quelli più quotati. Un lavoro psicologico non indifferente sul quale bisognerà tornare più e più volte per salvare la barca che sta lentamente naufragando verso i bassifondi. Non a caso, quello che doveva essere l'elemento di maggior carisma, sia per l'esperienza maturata in tutti questi anni di calcio, sia per le qualità umane e tecniche al di sopra della media, torna in cabina di regia per un modulo che molto probabilmente non differirà troppo da quello fortunato delle precedenti stagioni DeBiasiane ed esportato con meno fortuna nella penisola iberica, in quel Levante massacrato più dallo scempio dirigenziale che dalle reali difficoltà spagnole di adattamento. La nuova era, la terza dell'accoppiata De Biasi-Cairo, è dunque, arrivata. Speriamo che porti finalmente i suoi frutti, sopratutto in quell'ottica che originariamente era stata tracciata dalla dirigenza per disegnare il futuro cammino granata in questa pazza storia del calcio.