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Cosa va e cosa non va: pregi e difetti del Torino 2019/2020

Nicolò Muggianu

DIFESA - Ma gli straordinari numeri di Sirigu fanno emergere anche l'altro lato della medaglia: un Torino che sembra aver perso la solidità difensiva dello scorso anno. Con l'addio di Moretti e il caso-Nkoulou che ha tenuto banco sino a settembre inoltrato, Mazzarri ha dovuto riformulare quello che fino a sei mesi fa era il vero punto di forza del Torino. I 17 gol subiti in 12 partite (media di quasi un gol e mezzo subito a partita) sono la controprova di un'emergenza sulla quale Mazzarri dovrà lavorare al più presto.

GIOCO - Per una difesa che sembra essersi inceppata, c'è un gioco che non entusiasma i tifosi. Se lo scorso anno gli ottimi risultati conseguiti nel girone di ritorno erano riusciti a coinvolgere il popolo granata, quest'anno la squadra di Mazzarri ha fatto emergere evidenti limiti in fase di costruzione della manovra. Da qui i risultati non all'altezza della situazione ottenuti sin qui: poche idee e poca qualità nell'ultimo passaggio. La stessa che mancava lo scorso anno e che l'arrivo di Verdi non sembra aver risolto.

APPROCCIO - Da considerare anche il lato caratteriale. Il Toro visto da gennaio a maggio 2019 aveva convinto più nel carattere che nel gioco: una squadra affamata, che si era dimostrata in grado di ovviare alle carenze tecniche con un surplus dal punto di vista della grinta. Grinta che, esclusa la partita contro l'Atalanta nella seconda giornata di Serie A, si è vista poche altre volte quest'anno. Insomma, il Torino deve ritrovare la propria identità caratteriale.

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