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E’ stato lui

di Fabiola Luciani

I poveri sfigati della mia ex classe elementare hanno dovuto sorbirsi il libro Cuore, quello di Edmondo De Amicis. Un testo buonista, paternalistico e anche un po’ palloso...

Redazione Toro News

di Fabiola Luciani

"I poveri sfigati della mia ex classe elementare hanno dovuto sorbirsi il libro Cuore, quello di Edmondo De Amicis. Un testo buonista, paternalistico e anche un po’ palloso direi.E’ il racconto di una classe elementare di fine ottocento, dove i caratteri degli alunni erano tratteggiati con l’esaltazione dei buoni sentimenti impastati da un’attaccaticcia melassa strappalacrime. Il più bacchettone di tutti, sicuro dell’impunità per il carisma accumulato, era il ragazzo più grande della classe e la frase più famosa del libro è proprio la sua: a fronte di una marachella commessa da un altro, alzò la mano incolpandosi e recitò la mitica frase “Sono stato io”. Ecco, quando io penso a quel ragazzo, la prima idea che mi viene in mente è proprio questa: “E’ stato lui”.Lui è evidentemente il presidente Urbano Cairo che ha anticipato di qualche minuto la mia “j’accuse”; ma andiamo con ordine, perché volendo essere obiettivi, realisti e sinceri, i mali e la disfatta di questa stagione calcistica non sono da imputare esclusivamente al “lupo” o alla mera sfortuna che da ormai troppo tempo non riusciamo a scrollarci di dosso. “A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina", beh non c'è che dire, una epigrafe di andreottiana memoria che si conferma valida e rinverdisce la sua autenticità anche nel calcio, come in tutte le interazioni ed i rapporti umani.A dire il vero è da un po’ e il buon Alessandro Salvatico lo sa, che mi sento una polveriera pronta a detonare, a deflagrare nelle pieghe di mugugni che si rincorrono, che perpetrano malessere, che infondono l'angoscia di una prospettiva futura per nulla rassicurante.“L'oggetto” è una squadra che squadra non è; nata male e costruita peggio, dilaniata nelle viscere e colpita da una sindrome oscura d’incapacità e lacune tecniche, i “soggetti” sono gli allenatori (TUTTI, nessuno escluso CATENACCIARI incalliti) che ne hanno preso il comando, incapaci a dare un volto e un gioco ai mediocri e ai mercenari, nonché inadatti a ricucire le crepe di questo mondo caotico ed ormai fagocitato all’inverosimile dalla paura, la “causa motrice” è una società latitante, che si sta lentamente sgretolando sotto i suoi stessi limiti strutturali.E' difficile e forse presuntuoso cercare di permeare i meccanismi di un sistema così complicato, di una trama di rapporti così complessa, quale certamente è una squadra di calcio, un gruppo di uomini prima che di calciatori.Quello che trapela, ed anche in maniera piuttosto evidente, è che ci si trova al cospetto di palesi errori di mercato estivo e di conseguenza anche di quello invernale. A gennaio si è scelto di risparmiare fidando nella qualità ( ? ) della rosa e nell'invulnerabilità dei titolari. Una disamina obiettiva e tecnica consigliava l'acquisto soprattutto di un centrocampista di qualità, ma non è arrivato, come non sono arrivati nemmeno alternative valide laddove ce ne era bisogno. Chi ha speso e investito nel mercato di riparazione come la Doria o il Bologna stesso, ha potuto rifarsi del lauto esborso invernale con la permanenza nella massima serie, con tutti gli introiti annessi e una rosa non svalutata per la retrocessione. Chi invece ha optato per il risparmio o per operazioni di mercato inutili si ritrova oggi con un pugno di mosche e 30 milioni di euro in meno. Ebbene, permettetemi di definirli dei grandissimi SOMARI e lo scrivo a chiare lettere con la benedizione di Rino Foschi, che non avrà nulla da obiettare, in quanto memore della sua intervista per TN a fine mercato. Non solo lacune nella gestione tecnica da parte della società, ma anche alcune scelte istrioniche hanno influenzato l’annata calcistica del Toro. Prese di posizione troppo farraginose e fuori misura sia nei tempi che nei modi, hanno iniettato nello spogliatoio granata il virus subdolo e maligno del malcontento, un malessere generale ereditato da una lampante disparità di trattamenti che solo Camolese nell’ultimo mese è riuscito a ricompattare … solo quello però!!Il fattore scatenante è stato un eccessivo "protezionismo" e "permissivismo" verso alcuni elementi piuttosto che verso altri, una fuorviante interpretazione del codice di regolamento interno, ad esclusivo appannaggio di chi, invece, avrebbe dovuto garantire equità ed imparzialità, ma non l'ha fatto.Questa mediocrità societaria si evidenzia anche tramite l'incidenza che abbiamo in Lega, con Collina e la sua scapestrata classe arbitrale, con un settore giovanile che si allinea sulla falsariga della prima squadra, con il lacunoso sito internet, con l'assenza di comunicazione, con il merchandising deficitario e con numerose altre motivazioni che definire catastrofico è davvero poco, soprattutto dal punto di vista delle ambizioni.E' evidente che se di errori si può parlare allora questi sono stati commessi da più parti, dall'intero complesso, nelle sue varie componenti, senza puntare il dito principalmente su un elemento a discapito di un altro.Ecco perché prima parlavo di limiti "strutturali", usando un termine più simile ad un eufemismo, visto che il Torino, una struttura, non ce l'ha proprio.Una entità monolitica, che si muove e vive esclusivamente per conto e per volere di Urbano Cairo, un blocco unico più che unito, con una linea di condotta ostinata e boriosa più che rigida e coerente, un ecosistema per nulla armonico perché legato a doppio filo ai voleri ed alle decisioni di un'unica testa, come un principio motore unico ed assoluto, in una logica totalitaria che mal si adatta ad una prospettiva aziendale moderna ed agile.Perché se è vero che troppe teste che comandano sono controproducenti, è pur vero che l'immobilismo, la mancanza di confronto, l'assenza di una sana autocritica all'interno di una stessa famiglia, alla lunga fanno maturare l'errata convinzione di esser depositari della verità assoluta.Spesso le convinzioni cristallizzate di una testa spocchiosa finiscono col degenerare in un narcisismo depravato, in una smaniosa ed iperbolica vanagloria, è questo il peccato più grave di cui, a mio avviso, si è macchiata il Torino F.C. in questa stagione.Sbagliare è purtroppo un vezzo dell'infima natura dell'uomo, è altresì inconfutabile che perseverare rientrerebbe nella sfera macabra e putrescente del mefistofelico, vero Cairo?Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.