È uno dei pochi che riesce a fare bene due cose insieme: la carriera da comico parla per lui, ma ormai abbiamo imparato a conoscerlo anche come intenditore di calcio. Gene Gnocchi, parmense doc di Fidenza, ci dice la sua sui “suoi” gialloblu, sul Torino e svela un momento “slinding doors” che avrebbe potuto legarlo molto di più (e farcelo amare all'ennesima potenza) alla maglia granata.
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Gene Gnocchi: “Parma sorprendente, ma Toro da Europa. E a 16 anni quel provino al Fila…”
Esclusiva / Il comico si diverte a raccontare il Torino e il suo Parma: "Gervinho ha i capelli finti, Meitè e Aina scommesse vinte. Jimmy Fontana mi faceva gli scherzi"
Buongiorno Gene. Nonostante il triplo salto di categoria, il Parma sta facendo bene in Serie A, sei fiducioso?
Se pensiamo che solo tre anni fa il Parma era in Serie D, direi che si sta comportando bene, anche oltre le aspettative. Però non penso che sia al livello del Torino. C’è una forte identità parmigiana ora che i cinesi hanno mollato la prese e il rapporto con la città si è rinsaldato. La cordata di imprenditori che ora ne detiene la maggioranza ha nomi importanti, da Pizzarotti a Barilla. Se quest’ultimo avrà voglia di impegnarsi, potrà tranquillamente assicurare al Parma un futuro radioso.
Preoccupato dal Torino?
È una squadra costruita per puntare almeno all’Europa League e con qualche pari evitabile in meno e qualche punto in più dalle decisioni arbitrali, il Toro poteva essere più su in classifica. La difesa è forte, Sirigu una sicurezza e ci sono dei cambi all’altezza dei titolari, se pensiamo che a centrocampo sta fuori uno come Soriano. Lukic è un altro giocatore che a me piace molto e tornerà molto utile durante la stagione. Davanti ci si permette di tenere fuori un signor attaccante come Zaza. Il Torino poi ha azzeccato una serie di interrogativi: Meitè chi lo conosceva? Ora è un punto di forza. Ola Aina idem ed è uno bravo tecnicamente che ha gamba. Tutte scommesse vinte.
La scommessa vinta del Parma, invece, si chiama Gervinho…
Assolutamente sì, è il classico giocatore che ti fa simpatia con sti capelli finti (li mette solo per andare allo stadio, credo), ma nessuno pensava potesse offrire un rendimento del genere. Arrivava dalla Cina, si diceva che sarebbe venuto a svernare per gli ultimi anni di carriera. Invece si è messo a disposizione con umiltà e lo stesso D’Aversa, che conosco bene, è sorpreso che sia tornato il Gervinho che tutti ci ricordavamo.
Tu ti professasti, prima che milanista, “saviceviano”. Oggi c’è qualcuno in Serie A che ti esalata alla pari di Savicevic?
A quel livello no. Diciamo che seguo qualcuno: Correa della Lazio lo tengo d’occhio, idem Zajc del’Empoli. Qualcuno da valutare con attenzione c’è, ma Savicevic era un’altra cosa.
Qualche anno fa tu venisti anche ad allenarti con il Torino, cosa ti ricordi dei tuoi compagni per un giorno?
Sì, con Quelli che il calcio, venni l’anno in cui c’era Zaccheroni. C’erano Fiore e Rosina, ragazzi che conoscevo da quando erano al Parma e ci mettemmo a palleggiare, fu un bel pomeriggio in Sisport. Mi ricordo che c’era il portiere, Jimmy Fontana che voleva vedermi sotto la doccia e rimase stupito dalle mie misure (ride, ndr). Mi mise i boxer nel ventilatore, i soliti scherzi da caserma di Jimmy. Ma in realtà io rischiai davvero di giocare al Torino…
Quando?
A 16 anni feci due provini per il Toro, al Filadelfia. Andarono bene, ma poi il mio procuratore mi convinse che a livello economico era meglio per me andare all’Alessandria. Era il 72/73, ci allenavamo a Spinetta Marengo. Con me nei grigi giocava anche Salvadori, che poi vinse lo scudetto col Toro.
Tornando al presente, ci vogliamo lanciare in un pronostico per la partita di sabato pomeriggio?
Guardando all’andamento delle ultime partite, dico 3-1 per il Toro, però se fosse un pari, non mi dispiacerebbe affatto.
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