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Grande Torino: il ricordo di Ernest Erbstein

Il "tecnico errante" nonostante le leggi razziali riuscì ad allenare e a vincere uno storico scudetto

Redazione Toro News

"Nel nostro percorso di avvicinamento alla celebrazione degli Invincibili non poteva non mancare un capitolo a parte per un uomo con la U maiuscola che ha permesso a quella squadra di essere così grande.

"Ernest “Egri” Erbstein, il tecnico del Grande Torino che con le sue tattiche innovative e con una conoscenza incredibile del gioco del calcio è entrato nell'albo dei più grandi allenatori della storia. Erbstein nasce nel 1898 a Nagyvarad, una città situata nella parte ungherese dell'Impero Austro-Ungarico. Inizia a giocare in patria ma nel 1924 sbarca in Italia nell'Olympia (l'attuale Fiumana). L'anno successivo  rimane in Italia e milita nel Vicenza nell'attuale Serie B. Dopo una breve esperienza in America, dove era andato per nel frattempo per proseguire la propria carriera come agente di borsa ritorna in Ungheria dove chiuderà la propria carriera con il calcio giocato. Nel 1928 ritorna in Italia, questa volta nella veste di tecnico, sulla panchina del Bari. Gira l'Italia sedendosi sulla panchina di tantissime squadre ma le leggi razziali nel 1938 iniziano a colpirlo direttamente.

"Erbstein, in quanto ebreo, infatti si vede limitare notevolmente la propria libertà. E' di quel periodo il suo trasferimento a Torino. Nel primo anno sulla panchina granata l' “allenatore errante” chiude il campionato secondo alle spalle del Bologna. Ma le leggi razziali si inaspriscono e allora decide di portare la propria famiglia in salvo in Ungheria. Ma la sua personale Odissea non è finita qua perché nel 1944 viene addirittura rinchiuso in un campo di lavoro dal quale però riesce poi a scappare.  Dopo la Guerra riesce finalmente a tornare a Torino in veste di consulente prima e di direttore tecnico poi. Nella stagione 1948-1949 affiancato da Lieveskey torna ad allenare conquistando quello che per il Grande Torino valse il quinto scudetto consecutivo.