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Il Toro da serie A, reparto per reparto

di Stefano Rosso - A distanza di quattro anni dall'ultima apparizione il Toro si riaffaccia in serie A. Nella stagione che doveva valere la consacrazione nella massima categoria della formazione granata,...

Stefano Rosso

di Stefano Rosso - A distanza di quattro anni dall'ultima apparizione il Toro si riaffaccia in serie A. Nella stagione che doveva valere la consacrazione nella massima categoria della formazione granata, dopo due campionati di assestamento, la squadra di Gianni De Biasi si presentava ai blocchi di partenza con una rosa apparentemente completa: confrontando la rosa di allora con quella attuale, però, l'organico non sembra così tanto superiore a quello attualmente a disposizione di Giampiero Ventura e la differenza sostanziale, a giudicare dall'esperienza dello scorso anno e dai primi allenamenti di questa stagione, potrà davvero farla la coesione del gruppo.

RINFORZI - In estate l'allora diesse Pederzoli aveva pescato a piene mani dal mercato inglese, mettendo a frutto l'esperienza maturata alla corte di Rafa Benitez a Liverpool: dall'oltremanica arrivarono quindi Rolando Bianchi dal Manchester City e Blerim Dzemaili dal Bolton, due pedine che si rivelarono fondamentali per la compagine granata. A completare i reparti approdarono all'ombra della Mole anche i difensori Pratali e Colombo, il centrocampista austriaco Saumel dallo Sturm Graz e l'attaccante della Reggina Nicola Amoruso.

Se all'epoca il mercato aveva toccato ogni reparto del campo, concedendo a De Biasi una buona possibilità di scelta in ogni settore del campo, altrettanto di può dire per il lavoro odierno di Petrachi: a parte il reparto offensivo che necessita ancora di una punta e del possibile innesto in mediana - il famoso regista coi piedi buoni - gli acquisti di Gillet, Rodriguez, Gazzi e Brighi hanno puntellato la squadra nei ruoli in cui maggiormente c'era bisogno e con Sansone, Santana ed il fresco arrivo di Cerci il diesse granata è riuscito a concedere a Ventura anche una dose di fantasia ed imprevedibilità in campo.

CONFRONTO - Andando a paragonare le due rose, quindi, si può osservare come la compagine a disposizione di De Biasi nel 2008, che a prima vista poteva sembrare superiore, in realtà non sia tanto inarrivabile. Se il valore di Matteo Sereni tra i pali era indiscutibile, al pari di quello di Gillet oggi, già nel reparto arretrato si notano alcune differenze: il 'Pampa' Pratali al centro sulla carta sarebbe dovuto essere il grande colpo da affiancare a Cesare Natali per blindare la difesa, mentre sulle corsie laterali avrebbero dovuto giostrare Aimo Diana e Rubin o Pisano. La linea difensiva attuale vede un Angelo Ogbonna, all'esordio in serie A ma già con l'esperienza in nazionale sulle spalle, affiancato da un Kamil Glik col quale forma una coppia decisamente più affidabile, mentre sulle fasce se l'ottimo Darmian appare superiore al Diana di fine carriera, il binomio Masiello-Caceres è ancora incognito, ma sulla carta non si presenta tanto inferiore al duo Rubin-Pisano.

FANTASIA - Il centrocampo era certamente il reparto più atteso: con Rosina liberato da trequartista dopo tre stagioni da trascinatore della squadra, il Torino aveva scommesso molto sui due nuovi arrivi Dzemaili e Saumel, appoggiandosi anche all'esperienza di Corini e di Barone, reduce da una stagione non propriamente all'altezza delle aspettative in granata. Quest'anno per Ventura invece il discorso è diverso: se in mezzo al campo Vives e Basha, due garanzie della serie B, potrebbero pagare qualcosa nel cambio di categoria, il discorso non si pone per Brighi e Gazzi, che vantano una lunga militanza nella massima serie. Sull'estro, invece, il tecnico ligure appare decisamente messo meglio di De Biasi, che poteva contare solo sull'ex Parma, sulla scommessa Abate - promettente esterno destro arrivato dal Milan, ma ancora giovane - o, da gennaio, su Gasbarroni: gli arrivi di Cerci e Santana hanno portato due giocatori di comprovata esperienza, capaci di arrivare sul fondo per crossare oppure anche di puntare l'uomo e calciare in porta, si aggiungono alle scommesse Stevanovic e Verdi, due giovani che a differenza dell'attuale terzino destro della nazionale hanno già una stagione in granata alle spalle, seppure in una categoria inferiore.

ATTACCO - Il confronto si completa col reparto offensivo: in comune i due allenatori hanno solo un Rolando Bianchi che in entrambi i casi arrivava da stagioni al di sotto degli auspici. Il Bianchi di adesso ha qualche primavera in più, ma appare decisamente integrato negli schemi di Ventura e l'obiettivo del 2008, 9 reti in serie A, non sembra inarrivabile al punto da farlo considerare, sulla carta, tanto inferiore al Bianchi che indossava la maglia numero 90.

Per il resto De Biasi poteva contare su Amoruso e Stellone, Ventola e Di Michele: un elenco di nomi che, sulla carta, appaiono più affidabili di Sgrigna, Meggiorini e Sansone a livello di curriculum. Il passato, però, non sempre conta e l'ultima stagione in serie A dei granata ne è stata la dimostrazione, ma a priori non si può negare che l'attacco possa essere l'unico reparto dell'epoca superiore a quello attuale. Mercato permettendo.

(foto M.Dreosti)