Difficile scegliere, tra i giovani che si sono messi in mostra ieri alla Dacia Arena contro l'Udinese, qualcuno in particolare che abbia impressionato più degli altri. Più semplice, invece, individuare chi, nella partita in Friuli, ha dimostrato per l'ennesima volta di essere diventato una pedina ormai affidabile e in pieno possesso di tutto quel bagaglio di conoscenze tecniche, tattiche e mentali che Ventura richiede ad ogni giocatore che scenda in campo. Pontus Jansson, in particolare, è certamente fra questi.
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Jansson, quando la sorpresa diventa certezza: Glik ha un degno erede

Ciò che più fa sperare bene nella partita di ieri è stato che quella messa in campo non è stata la prima buona (ottima) gara che il centrale svedese ha disputato nel corso dell'anno e, più in generale, durante le due stagioni di permanenza in maglia granata. L'antecedente più vicino è la vittoria contro l'Inter, dove, a fronte di uno degli attacchi più temuti e temibili della Serie A, l'ex Malmö ha disputato una prestazione gagliarda e sopra le righe, candidandosi appieno come erede al trono al centro della difesa, scettro al momento nelle mani di Kamil Glik.
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Accade così che, in settimane calde per il futuro dell'attuale capitano del Torino, la società di Via dell'Arcivescovado scopre di avere in casa il più che degno sostituto. La partita di ieri ne ha dato piena dimostrazione, con l'inzuccata per il primo gol granata che ha ricordato proprio i travolgenti inserimenti su palla inattiva del polacco appena una stagione fa, prima che la vena realizzativa si otturasse improvvisamente in questa stagione. E se l'anticipo di Felipe sul temporaneo 1-2 friulano pesa poco in termini di risultato, la conferma delle capacità di gestione dei tempi, sia in fase difensiva sia in fase offensiva, fa ben sperare per il futuro. Jansson ha giocato tantissimo il pallone, e l'ha sempre fatto nel modo migliore, senza essere spaventato dal pressing avversario o dalla necessità di rilanciare il gioco. Ennesimi segnali di una crescita che si fa sempre più concreta, e che spinge per uscire da un ruolo da comprimario che, ormai, sta sempre più stretto.
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