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Catania: ascesa e declino di un modello sportivo

Dall'orlo del fallimento, alle porte dell'Europa: il Catania in dieci anni ha fatto passi enormi. Sia a livello societario, che sportivo. Però, qualcosa si è rotto...

Federico Lanza

"Il vento, che quando soffia arrabbiato, contribuisce a spargere in città un delicato sapore di salsedine. Il mar Mediterraneo. Un clima mite tutto l'anno. L'Etna, che quando si sveglia, regala ai fotografi uno spettacolo impareggiabile. Ottima tradizione eno-gastronomica: un mix perfetto, che ha reso la città di Catania un bellissimo posto dove trascorrere qualche giorno di relax, lontano dalle nebbie e dall'umidità del nord. Parallelamente, nella Sicilia del pallone si è sviluppato un fenomeno analogo, curioso e che merita, senza dubbio, di essere approfondito: il “modello Catania”. Questa frase fatta dice tutto e niente. Che cos'è, il “modello Catania”? Sostanzialmente: un modo intelligente di gestire una società. Più in profondità: una filosofia. Tutto nacque nel 2004, quando Antonino Pulvirenti, imprenditore di successo, acquistò la società sull'orlo del fallimento. Una scelta che, negli anni a seguire, diede lustro notevole all'Elefante. In pochi anni, economicamente parlando, il Catania è diventata una delle poche società a chiudere in attivo il bilancio annuale, ponendosi come esempio di correttezza e professionalità. Sportivamente parlando, i risultati sono andati di pari passo con la maturazione societaria. Il trionfo, l'anno scorso, quando la squadra riuscì addirittura a bussare alle porte dell'Europa. Quest'anno, però, il giocattolo che ha incantato per anni sembra essersi rotto. Se a inizio anno iniziava a scricchiolare, adesso pare irreparabile. I motivi?

"LA COLPA NON E' DELL'ALLENATORE – Le cose non vanno bene? La prima testa a saltare è sempre quella dell'allenatore. In ogni angolo del mondo, l'allenatore è il primo a pagare per gli errori commessi da altri. Anzi. L'allenatore è forse, l'ultimo responsabile della disfatta di una squadra. Rolando Maran, dopo un lungo peregrinare, è giunto sulla panchina del Catania nell'estate del 2012. Nel primo anno alla guida degli etnei, ha stabilito un record incredibile: quello di punti conquistati in Serie A, ben 56.

"SFOLTIMENTO DELLA ROSA, SENZA SOSTITUTI ALL'ALTEZZA – E' facile cedere alle lusinghe. E' facile cedere al profumo dei soldi. Soprattutto se vengono da un oligarca ucraino, pronto a sborsare milioni pur di averti. Chiedere ad Alejandro Gomez, in arte “El Papu”, volato tra le braccia del freddo dell'est Europa, per giocare nel Metalist di Kharkiv, città a due passi dal confine russo. 7 milioni a Pulvirenti, 2 all'anno per quattro anni al giocatore? Come si poteva rifiutare? Si poteva, con uno sforzo economico non indifferente, regalando alla città e ai tifosi un altro anno di calcio ad alti livelli. Ma non è stata solo la partenza dell'argentino a indebolire la squadra. L'addio di Marchese, ottimo terzino di spinta, ha influito molto. E se le minestre riscaldate non sono mai buone, inutile è stato il ritorno di Francesco Lodi, tornato alle falde dell'Etna dopo 6 mesi deludenti a Genova. Certo, è difficile trattenere quei giocatori che puntano i piedi per andarsene. E quando succede, bisogna farsi trovare pronti. Cosa che, agli osservatori sparsi in tutto il sud America, non è riuscito. Nemmeno al “mago” Cosentino. E i risultati, come recita la classifica, sono disastrosi.