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Morello, nota lieta di un pranzo indigesto

di Davide Agazzi - Nel Torino capolista di Giampiero Ventura, vige una regola ferrea. E’ quella del turn-over, quella secondo cui, tutti, prima o poi, devono sedersi in panchina. Una scelta fondamentale all’interno...

Redazione Toro News

di Davide Agazzi - Nel Torino capolista di Giampiero Ventura, vige una regola ferrea. E’ quella del turn-over, quella secondo cui, tutti, prima o poi, devono sedersi in panchina. Una scelta fondamentale all’interno di un gruppo, doverosa per aumentare l’impegno dei singoli giocatori. Ci sono però alcuni elementi nella squadra granata che possono vantare l’esclusione da questo sistema di regole. Sono tre, e si chiamano Iori, Ogbonna e Coppola. Ognuno rappresenta un ruolo fondamentale all’interno del gioco di Ventura ed ognuno è un perno essenziale dell’ossatura di squadra. Certo, a meno che non ci siano squalifiche od infortuni. Ed è in questi casi che, vedi ieri pomeriggio con l’Albinoleffe, può toccare al portiere di riserva.

Un ruolo complesso e sottovalutato, che deve sopportare doppiamente le pressioni della porta, combattendo anche contro le perplessità della propria gente, che forse ignora le reali capacità del giocatore. Ieri, contro l’Albinoleffe, è stata la volta di Davide Morello, un portiere senza il blasone delle grandi squadre, drammaticamente colpevolizzato per alcune incertezze legate alla scorsa stagione. A fine partita, sui tabelloni dell’Olimpico di Torino, si legge 0-0 ed in questi casi, a meno che l’avversario non abbia mai tirato in porta, il portiere avrà sempre dei meriti. E il secondo di Coppola ne ha avuti parecchi, riscattandosi subito dopo i muguni di Malta, ricevuti dopo la partita contro il Catania.

Forse, il vero Morello non è quel miracolato pararigori succeduto a Sereni, ma non è certo quello sotto la guida di Lerda contro il Cittadella. E’ un buon portiere, valido per la Serie B, dove, tolto Frison e pochi altri, non ci sono certo dei fenomeni. Archiviata la partita con l’Albinoleffe, Morello tornerà a sedersi in panchina, ad allenarsi in Sisport consapevole delle rigide gerarchie della linea di porta, sognando quella Serie A vista sempre dalla televisione.