di Alessandro Salvatico
toro
Nessuno cui aggrapparsi
di Alessandro Salvatico
Nessun obiettivo centrato. Buoni propositi per l'anno smentiti già alla prima occasione. “Non lo faccio più” detto come da un bambino che non...
Nessun obiettivo centrato. Buoni propositi per l'anno smentiti già alla prima occasione. “Non lo faccio più” detto come da un bambino che non può avere la forza per mantenere quel che promette.Il Toro è immaturo, debole, piagnucoloso; e, cosa che fa perdere anche le speranze, il tifoso non vede un uomo che sia uno cui aggrapparsi.Nemmeno Santo Subito Sereni, al tempo stesso incolpevole ed incerto. Trafitto da giocatori non marcati da nessuno, ma anche il portierone, abbandonato, non sa cosa fare quando il cross sta per arrivare al plotone, pardon agli attaccanti, del Genoa.E non Di Loreto, granitico nel finale di stagione scorsa, spaesato nel ruolo non suo in cui ha provato a piazzarlo Novellino. Va in difficoltà, grosse, contro Criscito: un terzino, non un'ala funambolica.Non Natali, l'unico a non affondare come il Titanic, ma che comunque imbarca acqua, anche se forse le secchiate gliele tirano i compagni di navigazione. Come Pisano, che inizia da buon centrale e finisce da terzino timido, o come Ogbonna, che semplicemente non è in grado di reggere con una squadra dove quelli che hanno 10 anni più di lui non sanno essergli d'aiuto; non può certe reggere lui un reparto.Nemmeno chi ultimamente aveva fatto sognare, come Abate, che pure fa pensare di essere l'unico in grado di fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma che viene ignorato spesso e che comunque non incide; o come Dzemaili, che porta all'eccesso il mal di trasferta del Toro. Brutto segno che Novellino, a fine gara, abbia detto “ho bisogno di qualcuno che faccia gioco, che prenda e porti palla”.Non Barone, per quanto sia stato il meno peggio ieri, ma non bastano una o due partite per pensare che sia davvero tornato quello che era prima di arrivare a Torino.Non Rosina, involuto come ormai da tempo in un qualcosa che non è Rosinaldo, e da cui non riesce a uscire. Non Amoruso, che non sa cosa fare né dove stare, non Bianchi, che non colpisce mai verso la porta avversaria dando l'impressione di poter fare male.Insomma, un elenco lungo undici non-speranze, perchè nessuno dei giocatori schierati ieri da Novellino è mai stato in grado di giocare una partita di calcio decente. Dopo pochi minuti, i difensori hanno iniziato a lanciare lungo verso l'attacco. Dopo venti, i centrocampisti hanno smesso di fare filtro agli attacchi avversari. Dopo quarantacinque, agli attaccanti non sono nemmeno più arrivate le palle lunghe; doopo settantacinque, tutti hanno smesso di giocare. Wan saprà cosa fare. Ma il punto non è questo; Monzon è un tecnico di grandissima esperienza non c'è dubbio che sappia cosa fare. Il punto è: i giocatori lo seguiranno? Dopo la partita, il mister ha detto che la squadra ha lavorato tutta la settimana sui cambi di gioco, e che poi la squadra in campo l'ha fatto una volta, e al 90'. Ha anche ammesso di essere preoccupato, e ne ha ben donde. Come si lavora su “un problema caratteriale”, come ha detto Abate? Sarà dura per l'allenatore. Come lo è stato per chi l'ha preceduto. Novellino sa cosa fare, ma non basta: anche tutti i giocatori devono sapere come si lavora. Tutti, non solo i ragazzi più giovani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Alessandro Salvatico
Nessun obiettivo centrato. Buoni propositi per l'anno smentiti già alla prima occasione. “Non lo faccio più” detto come da un bambino che non...
Nessun obiettivo centrato. Buoni propositi per l'anno smentiti già alla prima occasione. “Non lo faccio più” detto come da un bambino che non può avere la forza per mantenere quel che promette.Il Toro è immaturo, debole, piagnucoloso; e, cosa che fa perdere anche le speranze, il tifoso non vede un uomo che sia uno cui aggrapparsi.Nemmeno Santo Subito Sereni, al tempo stesso incolpevole ed incerto. Trafitto da giocatori non marcati da nessuno, ma anche il portierone, abbandonato, non sa cosa fare quando il cross sta per arrivare al plotone, pardon agli attaccanti, del Genoa.E non Di Loreto, granitico nel finale di stagione scorsa, spaesato nel ruolo non suo in cui ha provato a piazzarlo Novellino. Va in difficoltà, grosse, contro Criscito: un terzino, non un'ala funambolica.Non Natali, l'unico a non affondare come il Titanic, ma che comunque imbarca acqua, anche se forse le secchiate gliele tirano i compagni di navigazione. Come Pisano, che inizia da buon centrale e finisce da terzino timido, o come Ogbonna, che semplicemente non è in grado di reggere con una squadra dove quelli che hanno 10 anni più di lui non sanno essergli d'aiuto; non può certe reggere lui un reparto.Nemmeno chi ultimamente aveva fatto sognare, come Abate, che pure fa pensare di essere l'unico in grado di fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma che viene ignorato spesso e che comunque non incide; o come Dzemaili, che porta all'eccesso il mal di trasferta del Toro. Brutto segno che Novellino, a fine gara, abbia detto “ho bisogno di qualcuno che faccia gioco, che prenda e porti palla”.Non Barone, per quanto sia stato il meno peggio ieri, ma non bastano una o due partite per pensare che sia davvero tornato quello che era prima di arrivare a Torino.Non Rosina, involuto come ormai da tempo in un qualcosa che non è Rosinaldo, e da cui non riesce a uscire. Non Amoruso, che non sa cosa fare né dove stare, non Bianchi, che non colpisce mai verso la porta avversaria dando l'impressione di poter fare male.Insomma, un elenco lungo undici non-speranze, perchè nessuno dei giocatori schierati ieri da Novellino è mai stato in grado di giocare una partita di calcio decente. Dopo pochi minuti, i difensori hanno iniziato a lanciare lungo verso l'attacco. Dopo venti, i centrocampisti hanno smesso di fare filtro agli attacchi avversari. Dopo quarantacinque, agli attaccanti non sono nemmeno più arrivate le palle lunghe; doopo settantacinque, tutti hanno smesso di giocare. Wan saprà cosa fare. Ma il punto non è questo; Monzon è un tecnico di grandissima esperienza non c'è dubbio che sappia cosa fare. Il punto è: i giocatori lo seguiranno? Dopo la partita, il mister ha detto che la squadra ha lavorato tutta la settimana sui cambi di gioco, e che poi la squadra in campo l'ha fatto una volta, e al 90'. Ha anche ammesso di essere preoccupato, e ne ha ben donde. Come si lavora su “un problema caratteriale”, come ha detto Abate? Sarà dura per l'allenatore. Come lo è stato per chi l'ha preceduto. Novellino sa cosa fare, ma non basta: anche tutti i giocatori devono sapere come si lavora. Tutti, non solo i ragazzi più giovani.
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