toro

Oltre il risultato

MICHELE FERRERO

Le analisi ed i commenti alle partite di calcio sono fatalmente condizionati dal risultato finale.
Noi granata adoriamo essere “tifosi” del Toro, ma anche quando ci sforziamo di non...

Redazione Toro News

MICHELE FERRERO

Le analisi ed i commenti alle partite di calcio sono fatalmente condizionati dal risultato finale.Noi granata adoriamo essere “tifosi” del Toro, ma anche quando ci sforziamo di non esserlo troppo, il risultato della partita, in modo conscio o inconscio, influisce comunque sui nostri giudizi. E sui protagonisti che l’hanno disputata o preparata.Ovvio che il risultato è la cosa più importante. Non solo per noi tifosi che trepidiamo, ma anche per interessi economici. Per il presidente Cairo, qualunque sia il suo grado di amore per la maglia granata, il prodotto calcio è equiparato a quello di un’azienda, ed è quindi necessario che questa azienda garantisca un rendimento. Il rendimento è quello assicurato dalla squadra di De Biasi, perché ad essa sono legate gli introiti pubblicitari, l’incremento degli spettatori allo stadio Olimpico e la crescita dell’immagine e dunque del prodotto offerto.Pur tenendo a mente che il risultato è il fattore più importante, non essendo il calcio una scienza esatta, è altrettanto vero che non sempre il risultato di una gara è veritiero, a volte i gol non bastano a rendere l’idea di come è andato l’incontro. E la storia del Toro è piena di partite stregate, di rimpianti legati a pali (Amsterdam) ed episodi in cui tutto poteva essere molto diverso.Due sono pertanto i quesiti che un amico ti chiede quando ti telefona dopo una partita che non ha visto. Il risultato, certo, ma subito dopo come ha giocato il Toro, ovvero l’andamento della partita. Allora, per avere il quadro più preciso possibile (prima di emettere verdetti contro il mister di turno) è opportuno saper leggere la gara attraverso parametri semplici ma efficaci, che ci permettono di valutare obiettivamente il valore della prestazione dei nostri ragazzi.Infatti l’analisi che un allenatore fa il martedì con la propria squadra è sempre un esame di verifica veritiero dell’incontro: dovrà spiegare se un’eventuale vittoria sia stata o meno legittima. Oltre che chiaramente cercare di correggere gli errori commessi.Il gioco non deve essere valutato a fini estetici, infatti la bellezza nel calcio (e per fortuna non solo nel calcio !) è assolutamente soggettiva. Noi vogliamo un Toro non bello o brutto, ma efficace. E l’efficacia la dobbiamo valutare tanto in fase offensiva quanto in fase difensiva, ovvero quando la palla ce l’hanno gli altri. La partita si divide quindi in una fase di possesso ed in una di non possesso.Gli addetti ai lavori considerano riuscito un progetto d’attacco non solo quando si conclude in gol, ma quando il pallone viene portato sul fondo da un giocatore che ce l’ha tra i piedi. La palla poi può anche uscire, essere parata o deviata in corner, ma intanto la squadra ha trovato gli spazi giusti per penetrare nello schieramento avversario.Considerando queste situazioni la valutazione della partita che noi possiamo trarre non è più unicamente legata ad impressioni e sensazioni. Se si vince conta solo che l’abbiamo buttata dentro, ma se si perde gli allenatori stessi si appellano al concetto di palla gol, ovvero quell’azione di gioco, che la squadra è capace di procurarsi, in cui c’è un’alta possibilità di segnare. E’ vero che se il Toro crea 10 palle gol e l’altra squadra 2 soltanto la gara può chiudersi 0 a 2, ma è molto più facile che finisca 3 a 0. La palla gol è un’azione depurata dall’esito dell’ultimo tocco. Che magari è il più difficile o più casuale, ma in ogni caso è uno soltanto, ovvero molto poco rispetto all’infinità di contatti-palla che ci sono in 90 minuti. Il conteggio delle palle gol può essere quindi più veritiero nell’analisi di una partita rispetto al numero delle reti. Non va considerata una palla gol il tiro da fuori, perché se (statistiche alla mano) mettiamo un giocatore nelle condizioni di tirare 10 volte dai 20 metri al massimo fa 1 gol. Per questo chi segna dalla distanza si merita doverosi complimenti, mentre il portiere che subisce il gol va immediatamente sotto processo. Non ricordo in questo campionato un solo gol da lontano segnato dal Toro. Il tiro da fuori la difesa lo concede volentieri, ed è spesso l’unica soluzione possibile per una squadra che non riesce mai a rendersi pericolosa dentro l’area.Decisamente meno importante è il possesso palla, che esprime il dominio che una squadra può avere nell’arco della gara. E’ legato solo teoricamente alla possibilità di segnare, perchè in realtà le reti nascono da azioni di gioco molto particolari che si compiono dai 3 ai 5 secondi con 2 o 3 tocchi al massimo. Nella maggior parte dei casi sono solo 2 i giocatori che prendono parte all’azione da gol senza che un avversario intervenga, 3 molto più raramente. Il Toro di quest’anno quasi mai è riuscito a fare 3 passaggi di fila nella metà campo avversaria. Il possesso palla è vantaggioso semplicemente perché se una squadra ha il pallone l’altra non può far gol. Non è quindi tanto legato alla possibilità di segnare, ma soprattutto di non subire. A meno che non si disponga di parecchi campioni, ma non è certo il nostro caso.Un terzo parametro di valutazione è il baricentro della squadra, che tende ad occupare l’altra metà campo, a fare la partita, ma non sempre equivale ad una maggiore possibilità di segnare, perché apre pericolosi spazi al contropiede avversario. Baricentro + possesso = dominio e palle gol. Se si costruiscono 5 palle gol contro 1 e si vince 1 a 0 il risultato avrebbe potuto essere più largo, ma in ogni caso la vittoria è meritata. Molte volte siamo portati a valutare non tutta la gara, ma solo una parte, quella che ci rimane maggiormente impressa nella memoria. Nel caso una squadra stia facendo bene e vada in vantaggio, comincia infatti un’altra partita, molto più difensiva, di quelle dove il tempo non passa mai. E noi ne sappiamo qualcosa, perché ben di rado riusciamo a chiudere una partita senza soffrire, Messina è stata una piacevole eccezione. In realtà non bisogna dimenticare quello che di propositivo si è fatto prima.Un discorso a parte meritano le palle inattive. Se battute vicino all’area di rigore (e si è lavorato con cura in settimana) sono potenziali palle gol, tanto che oltre il 30 % delle segnature nascono da queste situazioni (non certo il 70 % come si sente dire ogni tanto). Ma procurarsi un calcio di punizione presso l’area di rigore vuol dire essere stati in grado di sviluppare un’azione che ha preoccupato gli avversari costringendoli al fallo.A vincere la partita non è la squadra che fa possesso palla, ma è spesso la squadra che vince il maggior numero di contrasti, che arriva prima sul pallone con i suoi uomini. Sradicare la palla dai piedi degli avversari è frutto di un’azione collettiva ma anche di intuizioni individuali. Ecco perché gli allenatori considerano molto la capacità di recuperare la palla e prediligono questo tipo di giocatori rispetto ad altri magari molto più tecnici. E noi del Toro adoriamo i mediani con queste caratteristiche, tanto che Ardito è attualmente il nostro beniamino, quello al quale si perdona quasi tutto. Emotivamente, per come siamo fatti noi, tendiamo ad equipararlo addirittura a Rosina, che pure è di un’altra categoria ed è capace di decidere le partite con una singola giocata.In questo articolo ho cercato di dare forza alle impressioni e ordine ai concetti. La speranza, pur comprendendo l’essere tifosi granata, è quella di aver fornito uno strumento di analisi oggettivo in uno sport come il calcio che offre situazioni e caratteristiche talmente vaste da disorientarci sull’esito del giudizio. Ora quando ci telefona l’amico che si è perso la partita, inchiodato dalla fidanzata in un’improbabile gita sul lago mentre noi ci giochiamo la salvezza, sappiamo come rispondere, quando vuol sapere tutto… dopo che ci ha chiesto ansimante… cos’ha fatto il Toro?