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Panchina Toro: quanti candidati!

Oggi, si decide.
La panchina di Camolese è sostenuta da migliaia di mani; il 70% della tifoseria granata o poco meno, dice il nostro sondaggio. Ma la mano che da sola ha più forza di tutte le...

Redazione Toro News

"Oggi, si decide.La panchina di Camolese è sostenuta da migliaia di mani; il 70% della tifoseria granata o poco meno, dice il nostro sondaggio. Ma la mano che da sola ha più forza di tutte le altre, nelle decisioni societarie, sta per lasciarla cadere. La mano di Urbano Cairo è sempre in movimento: nell’utilizzare il telefono (per tanti sms e non solo), nel sottoscrivere contratti, nello stringere mani per dare il benvenuto o l’addio, casi questi ultimi entrambi troppo frequenti.Addio che sta per ricevere anche l’allenatore nativo di San Mauro che ha accettato, per amor di Toro, un compito quanto mai ingrato.

"Ora la mano di Cairo, mentre archivia con un sospiro di sollievo il contratto di Novellino (altrettanto non può fare con quello di De Biasi), scorre i curricula dei potenziali sostituti. Sono molti, quelli liberi da vincoli. Ma la maggior parte di essi non sono più di tanto propensi ad accettare l’eventuale proposta del patron granata; non tanto per questioni di ingaggio (il presidente è tutto sommato munifico, in questo senso), quanto perché non entusiasti all’idea di preparare partite contro Cittadella e Grosseto anziché contro Milan e Roma.Vediamo comunque quali sono i nomi che Cairo sta valutando. Parliamo solo del pres: perché il ds, di nomi, ne ha uno solo, ben chiaro: Colantuono.

"Colantuono. Partiamo proprio da lui, il pupillo di Foschi. Non incontra più di tanto il gradimento del presidente. Il tecnico sconfitto dal Torino nei play-off di B 2005 è uomo dal carattere decisamente difficile. Viene da due esoneri, anche se quelli di Zamparini, in un certo senso, non contano.

"Arrigoni. E’ già stato “virtualmente” granata, salvo fuggire quando crollò tutto. Atteggiamento che molti tifosi non gli hanno perdonato. Ottimo nel rapporto con i giocatori, meno con il pubblico, in diverse occasioni (Cagliari e Bologna comprese). Disoccupato quest’anno, accetterebbe una proposta di Cairo.

"Beretta. Giovane anch’egli considerato non un tipo esattamente affabile. Ha alternato annate finite male (Ternana, Chievo, Lecce) ad altre in cui ha fatto cose egregie (Parma, Siena). Abituato a lottare per la sopravvivenza, non per dominare. Pure lui sarebbe lieto di diventare l’allenatore del Torino 2009/’10.

"Reja. Lo lega a Camolese una precedente esperienza in granata, con una simile rimonta strepitosa in Serie B, conclusa purtroppo sul palo a Reggio Emilia. Apprezzato dalla tifoseria a livello umano, proviene da un’esperienza fortissima in quel di Napoli, dove ha fatto cose indimenticabili (salvo patire un assurdo esonero). Tornerebbe volentieri.

"Zenga. Il Catania scelse di affidarsi a lui, scevro di esperienze italiane, e lui ha ripagato la fiducia. Innovativo e coraggioso, estremamente duttile in quanto a scelte tecniche e tattiche, preparato e tipo da prendere “con le molle” fuori dal campo; gode di stima da parte del pubblico granata, e la ricambia. Ma ha altre richieste (Lazio, Bologna, Atalanta).

"Lerda. Ragazzo del Filadelfia, è alla quarta stagione da allenatore, e per il quarto anno sta facendo cose egregie (punta alla promozione in B della ripescata Pro Patria). Il suo è un calcio moderno e molto offensivo (tre attaccanti e due mediani costruttori di gioco). Potrebbe essere la scelta coraggiosa che serve.

"Cosmi. Legato al grande quadriennio perugino, Cosmi ha anche vinto la B con il Genoa, dunque conosce la categoria, anche per aver portato due volte il Brescia ai playoff (risultati “scippati” sia con i rossoblù che con le rondinelle). L’”uomo del fiume” lo ha perfino detto: il Toro gli piacerebbe.

"Ballardini. Giovane, grintoso e “sacchiano”, il tecnico romagnolo ha avuto passaggi a vuoto, prima di prendere il volo, a Cagliari. Quest’anno sfiora la Uefa con il Palermo, ed è uomo dalle decisioni nette, tanto da aver lasciato sia i sardi sia i rosanero, restio a sottostare a diktat presidenziali. Ha però pretendenti in A.

"Asta. L’ultimo nome ce lo mettiamo noi, quello di “TurboTonino”. Nel solco di Lerda e del “guardiolismo” imperante, un tecnico garanzia di granatismo e, più in generale, di grinta. I suoi Allievi Nazionali, oltre ad aver fatto risultato, giocano anche molto bene. Dunque, perché no?