di Alessandro Salvatico - Difficile inquadrare l'obiettivo su cui riversare la propria delusione, la propria rabbia, la propria negatività, per gli appassionati di Toro. O meglio: nel mirino Urbano Cairo (tornato ieri allo stadio, non ha portato molta fortuna) ci rimane a prescindere, ma ieri, dopo (ma anche durante!) la partita contro il Sassuolo, i pensieri neri erano rivolti anche all'allenatore, da molto tempo criticato ma da pochi giorni considerato senza più attenuanti, e alla squadra, soggetto quest'ultimo che da un anno -da quando i ragazzetti intraprendenti di Petrachi presero il posto delle “vecchie glorie”- era rimasto immune da contestazioni.Ma quando il disastro é così completo, tutti sono coinvolti. Tranne i tifosi stessi.Lo é, appunto, il mister: Petrachi lo ha sostanzialmente sfiduciato, e delle sue parole post-partita il punto centrale non é stato il messaggio istituzionale “Lerda rimane”, ma le successive precisazioni: “Dobbiamo trovare un'identità”, “E' necessaria un'idea tattica chiara, da individuare e quindi seguire”, “Abbiamo bisogno di certezze”.L'allenatore, si diceva, non ha più lo scudo delle carenze di organico (lo perderà completamente quando potrà utilizzare il feticcio Gabionetta), ed oggi é difficile far accettare al tifoso l'idea che, avendo cambiato schema e uomini, ci sia bisogno di un po' di tempo; la legittima replica sarebbe “Di nuovo?”.Nel mirino, si diceva, anche la squadra, dopo un anno di idillio con i calciatori che vestono la maglia granata. E' sempre il ds che chiede di ritrovare lo “spirito garibaldino” di qualche tempo fa, la ricerca del pallone nella metà campo avversaria, non l'attendismo ma l'aggressività.Cose che questa squadra aveva. Non un'altra, in un altro campionato, ma proprio questa, con questi giocatori e questo allenatore.Qualcosa é cambiato, come da titolo di un celebre film, ma nessuno capisce cosa.Un'ultima riflessione che fa nascere la tristissima sconfitta contro il Sassuolo é quella che porta a rivedere alcune opinioni sul mercato concluso. Lungi dal vedere tutto positivo quando si vince, e il contrario quando le cose non vanno per il verso giusto, é innegabile come il confronto tra registi Budel-Magnanelli sia stato impietoso; il secondo, più giovane e brillante, ha fatto vedere gioco e interdizione distinguendosi anche quando i suoi erano grigi e appannati, mentre il primo ha fatto “flop”. La differenza tra i protagonisti della sfida di ieri é anche che il primo é arrivato in prestito gratuito, il secondo avrebbe rappresentato un investimento da un milione e mezzo di euro; e se é vero che, parlando di Budel, la terza partita giocata può essere tutto fuorché una bocciatura, e che ai due “De” si é dovuto concedere molto più tempo per vederli in palla, é vero anche che purtroppo il Torino di tempo -come ogni anno- non ne ha più.
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Qualcosa è cambiato Ma cosa?
di Alessandro Salvatico - Difficile inquadrare l'obiettivo su cui riversare la propria delusione, la propria rabbia, la propria negatività, per gli appassionati di Toro. O meglio: nel mirino Urbano Cairo (tornato ieri...
(foto M.Dreosti)
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