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Rampanti: “Toro, ricordati Ferrini, colui che più ti ha incarnato!”

Esclusiva TN / L'ex centrocampista granata: "I tifosi granata sono molto particolari"

Marco De Rito

"Oggi il Torino, che in settimana ha compiuto 108 anni di storia dalla sua fondazione, affronta il Palermo in una gara molto delicata. Per ripercorre i momenti più belli della storia granata e per avere una testimonianza da chi l'ha vissuta in prima persona abbiamo contattato in esclusiva Rosario Rampanti, ex centrocampista granata.

"Rosario Rampanti, sono passati 108 anni dalla fondazione del Torino FC. Che ricordi ha lei della società granata?

""E' stata una grandissima esperienza per me, sono entrato al Toro quando avevo nove anni e si può solo immaginare cosa ha contatto per la mia vita il Torino. E' stato un lungo periodo della mia vita e in granata ho fatto il più bel mestiere che ci sia: il calciatore".

"Lei è cresciuto al Filadelfia, stadio storico per i granata. Quanto contava per il Toro quello stadio?

""Nel Fila ci ha giocato il Grande Torino, io sono arrivato in granata nel 1959 e ci giocava ancora la prima squadra. In quello stadio ho visto i primi giocatori professionistici: Tacchi, Bearzot e Armano sono alcuni nomi di quei giocatori che giocavano al Filadelfia, subito dopo Valentino Mazzola e compagni. Il Fila era un luogo sacro per me e per tutti i granata e finalmente si è deciso di ricostruirlo dopo che qualcuno l'aveva demolito sciaguratamente. Speriamo che questo stadio venga messo in piedi al più presto perché così significherebbe ricomporre il mosaico della storia granata".

"A Torino lei ha vissuto il periodo post-Superga e la tragedia di Meroni. Quanto hanno segnato la storia del Toro questi tragici incidenti?

""Queste tragedie sono indelebili nel cuore dei tifosi e logicamente quando qualche grande muore lascia sempre qualcosa dell'intimo in ogni suo ammiratore che in questo caso sono i tifosi del Torino. I tifosi granata sono sparsi per tutta Italia, le generazioni d'anziani ricordano ancora quelle giornate e hanno messo i nomi dei calciatore di quel Torino imbattibile ai propri figli. Parlando di Meroni e Ferrini, io ci ho giocato insieme e posso dire che, oltre a dei grandi calciatori, erano dei grandi uomini e hanno lasciato un eredità preziosa che va oltre al calcio giocato, sto parlando del comportamento, della moralità e dell'onore che sono caratteri che ho cercato di fare miei".

"Voi sentivate il peso di vincere qualcosa, dato il passato che avevate ereditato?

""Noi non sentivamo la pressione di dover vincere, noi sentivamo il peso della storia granata  ma era un peso che portavamo bene e ci impegnavamo per fare onore allo storia del Toro, per noi era un onore indossare quella maglia con addosso una grande storia. Questo onore ci spingeva a dare il massimo, io vivevo così il Torino".

"Lei è andato via dal Torino due anni prima dalla vittoria dello scudetto, ha il rimpianto di non aver preso parte di quella squadra?

""Quella squadra è arrivata subito dopo che l'ossatura della Toro era già fatta, ormai il Torino dava segno di grande ripresa. Ricordo ancora la stagione 1971/72 che con Giagnoni in panchina arrivammo ad un passo dallo scudetto, con un gol annullato ad Agroppi in quella famosa partita contro il Genoa. Vincemmo una Coppa Italia la stagione precedente, il club era sempre nel vertice della classifica. Fabbri, Cadè e Giangoni è arrivato Radice e con l'allenatore giusto e qualche ritocco il Toro poi vinse lo scudetto ma è stato un processo di crescita lungo anni e la mentalità vincente era già stata acquisita da tempo. E' stata una grande soddisfazione per tutto il popolo granata e, giustamente, diede un grande merito  a Pianelli che era riuscito a costruire un grande Toro".

"Ferrini è sempre stato indicato come il simbolo del tremendismo granata. E' d'accordo con questa frase o, secondo lei, c'è stato qualche altro giocatore che ha incarnato lo spirito Toro?

""No, Giorgio lo ha incarnato alla perfezione. Lui era una persone di poche parole ma tanta grinta e accompagna bene la storia con moralità e valori sociali, era l'esempio per tutti noi".

"Domenica si è giocato il derby e il Torino lo è ritornato a giocare a viso aperto. Lei che ricordi ha del derby della Mole?

""Io ho vissuto in un periodo nel quale i derby nostri era più quelli vinti che quelli pareggiati o persi, per me era un grande periodo perché io li ho vissuto con dei grandi allenatori. In quegli anni lo vincevamo spesso, io mi ricordo che attendavamo la partita con grade trepidazione. Non era una partita come le altre, era un match su cui noi puntavamo tanto se non tutto in quanto sapevamo bene che gratificava i tifosi. Noi conoscevamo bene il significato del derby in quanto eravamo li da tanti anni e ne avevamo giocati anche a livello giovanile, partivamo con una mentalità giusta nei confronti della Juventus. In vista del derby ci preparavamo anche qualche settimana prima nonostante altre partite, quel match era sempre una grande battaglia per entrambe le squadre e vinceva chi aveva più voglia e grinta".

"Mentre, dei supporters del Toro cosa si ricorda?

""I tifosi granata sono molto particolari, hanno sempre avuto una passione maggiore rispetto alle altre tifoserie. Ci hanno sempre tenuto molto a noi giocatori e alle partite li sentivi partecipi ma non solo la domenica, i tifosi granata sono sempre stati presenti sette giorni su sette, sostenendo la squadra. Anche se sono passati molti anni, ogni volta che incontro qualche granata mi saluta sempre con grande calore, nonostante tutti gli anni che sono passati.".