"Sembrava il grande colpo di mercato. Per una volta, niente nome altisonante. Nessuna follia economica per il solito giocatore che il meglio lo aveva irrimediabilmente messo alle spalle. Gianluca Sansone al Toro è un acquisto che pareva troppo intelligente se si pensa ad una gestione più propensa - passato recente - alla logica del cimitero degli elefanti che alla convenienza.
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Sansone, regalo alla concorrenza
Sembrava il grande colpo di mercato. Per una volta, niente nome altisonante. Nessuna follia economica per il solito giocatore che il meglio lo aveva...
FAME - La sua storia pare uscita da un film, decisamente diversa rispetto a quella di quasi tutti gli altri colleghi: non c'è nessun procuratore celebre e nemmeno un santo in paradiso. Partendo da questi presupposti gavetta e pane duro sono certezze. Nato da famiglia di origini umili (il padre lo portava con sè nelle vacanze estive per aiutarlo nel mestiere di manovale), a 18 anni disputa la prima stagione coi grandi. E' in Eccellenza, al Montorio, squadra abruzzese. Da lì, un crescendo, categoria dopo categoria, sino alla serie A. Il vero colpo lo piazza il Sassuolo, stazione intermedia verso il sogno. In neroverde, il fantasista di Bella segna 20 gol (più nove assist) in una formazione votata alla fase difensiva. Sono in molti a ritenere che il suo ventello pesi molto di più di quello di Ciro Immobile, capocannoniere col Pescara di Zeman. Fulvio Pea, tecnico sassolese, gli chiede un lavoro sfiancante che lui esegue praticamente senza battere ciglio. Parte proprio da Sansone il concetto di fase difensiva, vera chiave degli 80 punti neroverdi. A dimsotrazione, insomma, che la fame vive assieme all'ambizione nella testa del 12 sassolese.
QUE PASA? - A luglio arriva in granata. Protagonista e titolarissimo (sull'esterno) del ritiro granata, tanto da lasciar presagire un autunno pieno di soddisfazioni, magari da seconda punta. Prima della gara di Coppa Italia col Lecce, però, qualcosa s'inceppa. Un lieve infortunio lo tiene fuori per un paio di settimane, sufficenti per perdere posizioni nelle gerarchie di mister Ventura nonostante una duttilità offensiva assoluta che lo porta ad essere schierabile quasi ovunque. Il resto è storia recente. Tre gare disputate da titolare (con Udinese, Parma e la vetrina pre-cessione col Chievo), un gol pesantissimo a Napoli e 439 minuti d'impiego. Quasi la metà di Meggiorini, decisamente meno pure di Sgrigna, virtualmente separato in casa a Sappada.
Luca Sgarbi
(foto Dreosti)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sembrava il grande colpo di mercato. Per una volta, niente nome altisonante. Nessuna follia economica per il solito giocatore che il meglio lo aveva...
FAME - La sua storia pare uscita da un film, decisamente diversa rispetto a quella di quasi tutti gli altri colleghi: non c'è nessun procuratore celebre e nemmeno un santo in paradiso. Partendo da questi presupposti gavetta e pane duro sono certezze. Nato da famiglia di origini umili (il padre lo portava con sè nelle vacanze estive per aiutarlo nel mestiere di manovale), a 18 anni disputa la prima stagione coi grandi. E' in Eccellenza, al Montorio, squadra abruzzese. Da lì, un crescendo, categoria dopo categoria, sino alla serie A. Il vero colpo lo piazza il Sassuolo, stazione intermedia verso il sogno. In neroverde, il fantasista di Bella segna 20 gol (più nove assist) in una formazione votata alla fase difensiva. Sono in molti a ritenere che il suo ventello pesi molto di più di quello di Ciro Immobile, capocannoniere col Pescara di Zeman. Fulvio Pea, tecnico sassolese, gli chiede un lavoro sfiancante che lui esegue praticamente senza battere ciglio. Parte proprio da Sansone il concetto di fase difensiva, vera chiave degli 80 punti neroverdi. A dimsotrazione, insomma, che la fame vive assieme all'ambizione nella testa del 12 sassolese.
QUE PASA? - A luglio arriva in granata. Protagonista e titolarissimo (sull'esterno) del ritiro granata, tanto da lasciar presagire un autunno pieno di soddisfazioni, magari da seconda punta. Prima della gara di Coppa Italia col Lecce, però, qualcosa s'inceppa. Un lieve infortunio lo tiene fuori per un paio di settimane, sufficenti per perdere posizioni nelle gerarchie di mister Ventura nonostante una duttilità offensiva assoluta che lo porta ad essere schierabile quasi ovunque. Il resto è storia recente. Tre gare disputate da titolare (con Udinese, Parma e la vetrina pre-cessione col Chievo), un gol pesantissimo a Napoli e 439 minuti d'impiego. Quasi la metà di Meggiorini, decisamente meno pure di Sgrigna, virtualmente separato in casa a Sappada.
Luca Sgarbi
(foto Dreosti)
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