toro

Sereni: ‘Intelligenza, ma anche ignoranza’

Quasi digrigna i denti, in certi passaggi, quando parla: Matteo Sereni è sempre carico di grinta, ma mai come ora. Prima di andare ad allenarsi sotto l’ultima pioggia di Aprile, il portiere ha parlato con i...

Redazione Toro News

"Quasi digrigna i denti, in certi passaggi, quando parla: Matteo Sereni è sempre carico di grinta, ma mai come ora. Prima di andare ad allenarsi sotto l’ultima pioggia di Aprile, il portiere ha parlato con i giornalisti presenti in sala stampa, ed il suo è stato un costante invito alla carica per le restanti tre partite del suo Torino. E questo Torino è davvero suo: leggere per credere.

"FISICAMENTE. Innanzitutto, le condizioni fisiche, dacché la gente del Toro attende l’agognato rientro del proprio idolo: “Sto meglio, sto lavorando, sto facendo tutto. Stavo già bene l’altra volta, ma con lo staff abbiamo ritenuto di non accelerare i tempi. Nella rifinitura prima di Genova mi feci male di nuovo. Io sono un ragazzo che dà sempre il massimo, e invece a volte dovrei cercare di trattenermi, ma sono un volenteroso; certo, potevo avere più cautela e magari evitare quest’ultimo infortunio. Subito pensavo fosse una contrattura, poi nei giorni successivi è risultato essere uno stiramento, con l’evolversi delle cose lo staff ha ritenuto fosse meglio non rischiare”.

"4 MAGGIO. Il numero 1 del Toro vive il passato come un’occasione per far meglio nel presente: “Andiamo sabato a una ricorrenza molto importante, per celebrare il giorno che fu storia per il Torino e dolore per tante famiglie; e il giorno dopo andiamo a celebrare quello che sarà il nostro futuro. Dobbiamo fornire una grande prestazione anche (mi sembra grossa a dirlo) per la memoria di quelle persone, e per le delusioni date in questo presente a chi ci sta vicino. Sabato sarà una giornata di pace; di riflessione, e anche di carica. Domenica però sarà tutto diverso: ci vorrà intelligenza, forza, ignoranza…!”.

"IGNORANZA. “Ignoranza nel senso di cattiveria, di agonismo portato all’estremo, di avere la faccia cattiva! Invece, ho visto spesso delle paure, dei timori, che non possiamo avere”. L’ex laziale chiarisce il significato di quanto stava dicendo, ed esprime il suo pensiero sulle reazioni, spesso rasentanti la depressione, che colgono i compagni quando si passa in svantaggio: “Le partite si possono rimettere in piedi, subito ma anche al 90°: non puoi abbatterti perché prendi un gol. La carica… La carica devi averla dentro, c’è chi nasce incavolato e chi più tranquillo. Io sono nato piuttosto incavolato, il che può essere positivo ma anche negativo a seconda delle circostanze, ma cercherò di trascinare gli altri dalla mia parte. Le situazioni come quelle che spesso stiamo vivendo non devono demoralizzare, devono fare arrabbiare”.

"LA CARICA. Di certo, le curve e il portierone hanno i medesimi auspici: “I se e i ma se li porta via il vento, dovremo ammazzare gli avversari, undici leoni, con la volontà di stravincere le partite. Con intelligenza, consapevoli che abbiamo un grande potenziale, ma dobbiamo tirarlo fuori. Dobbiamo dare tutto fino alla fine, il 100%, sputare il sangue: c’è da salvare un’annata, ora. Dobbiamo essere tutti uniti, noi giocatori, e la gente, che ci ha insultato giustamente. Il pubblico ci ha dato non tanto: di più. Noi scenderemo in campo e cercheremo di tirarlo dalla nostra parte, ma scenderemo in campo con i tappi nelle orecchie, concentrati solo sulla vittoria. Poi, c’è chi del pubblico subisce di più le pressioni, chi ne trova la carica; io posso solo dire grazie, al pubblico, solo questo".

"LA PAURA FA 34. Viene chiesto all’estremo difensore granata il perché del peggioramento di questa squadra, che cosa sia successo nella testa dei giocatori, che ultimamente non portano più a casa nemmeno i numerosi pareggi di inizio stagione. “Dopo Cagliari c’è stata una scossa negativa, che ha demoralizzato e sfiduciato buona parte del gruppo. Poi succede che ti ritrovi nel calderone, inaspettatamente, e subentra la paura, che poi a sua volta ti fa giocare contratto e non rilassato quando sei in campo. Ora però dobbiamo andare a giocarci le nostre finali di Champions League”. Ma senza infierire: “Non serve usare il bastone su un gruppo che non potrebbe prendere più botte di così, non serve. E’ una squadra di grandi professionisti, al 100%, che si impegnano al massimo. Ma ora basta piangersi addosso, basta vittimismi, vinciamo, perché sono anche un po’ stufo”.

"NAPOLI. Al San Paolo, un pareggio con rigore parato da Sereni a Domizzi. “All’andata sì, fu buona la mia prestazione, ma soffrimmo. Conducemmo una partita difensivista, aspettammo il Napoli e basta. Non deve ripetersi un atteggiamento del genere. Dovremo fare una grande partita. Non mi interessa cosa pensano loro: se vogliono andare in UEFA, se vogliono fare punti, mi interessa solo del Toro, dobbiamo vincere e basta”.

"IN CASO DI B. Ma cosa farebbe Sereni nella malaugurata ipotesi di una retrocessione? Il portierone non si sottrae alla domanda: “Sereni resterebbe al Toro. L’ho già detto che sto bene, che aspetto il contratto fino ai 40 anni. E poi voglio battere il record di Ballotta, no? Ma mi si accappona la pelle a pensare che il Torino vada in B. Non ci voglio pensare. No, no. Resterei, comunque, sì. E’ già capitato alla Sampdoria, quando potevo andare a giocare nelle 3 o 4 squadre più grandi d’Italia: invece restai, in B per due stagioni. Poi non andò come avrebbe dovuto, ma non per colpe mie, bensì per incompetenza altrui. Comunque, che io qui mi trovi bene non è una novità”. Per il tifoso del Toro, un raggio di sole in una giornata di pioggia, e in un periodo di nubi.