"di Alessandro Salvatico
toro
Solo il cuore
di Alessandro Salvatico
Salvarsi è ancora possibile, questo è tanto evidente quanto innegabile: lo dice la classifica. Non molti altri elementi,...
"Salvarsi è ancora possibile, questo è tanto evidente quanto innegabile: lo dice la classifica. Non molti altri elementi, oltre alla graduatoria, suffragano le speranze granata. Un altro, forse l’unico altro, è rappresentato dalle dirette concorrenti: la pochezza del Toro si rispecchia nel Bologna, già di meno nel Lecce (vivo, all’Olimpico di Roma), e nella Reggina. Pensate a quest’ultima: torna a vincere dopo 19 giornate, mesi e mesi, un intero girone, e si ritrova subito nel cuore della lotta, a soli 4 punti dalla luce; pensate a quanto, durante quell’intero girone senza una vittoria per i calabresi, a quanto siano andate piano le altre tre.
"Ma non basta, né l’una né l’altra cosa, né il punticino di vantaggio sulla terzultima, né il bassissimo livello di questa lotta per non retrocedere. Perché la vittoria sul Catania, trovata con il cuore più che con il gioco, può rimanere un episodio isolato, se non interverranno miglioramenti. E anche qui, mi trovo costretto a considerazioni amare: ossia, non sarà facile che questo accada. Perché il tempo è poco, perché lo dice -tra le righe- lo stesso Camolese. Non ha il tempo, il mister, per costruire qualsivoglia vera “squadra”, tantopiù perché lavora sulle macerie lasciate dai predecessori.
"Dunque, a cosa affidarsi? Pensiamo all’ultimo/unico successo centrato, quello contro il Catania appunto. Non c’è stato un bel gioco d’attacco, con pochi cross e quasi tutti sbagliati, con movimenti scarsi e con un centrocampo che non sostiene gli attaccanti; non c’è stato il colpo da maestro del singolo (per quanto sia stata una bella invenzione il gol di Bianchi), non l’azione individuale con giocata risolutiva. Cosa c’è stato? Come si è vinto? Proviamo a ricordare: Diana che, con una squadra sfiduciata dal pareggio avversario, continua a proporsi, e poi a mettere la palla in mezzo. Non in maniera perfetta, ma qualcuno c’è: Natali, che non si sa bene cosa ci facesse lì.
"Sia la corsa un po’ arruffona di Diana che l’avanzata tatticamente insensata di Natali trovano risposta in una sola parola: cuore. Che non è, magari quello Vecchio e Granata, ma che può bastare per trovare (nel vero senso della parola) un gol, e una vittoria. E’ questo che serve, ne servirà più d’una; questo Toro può solo provare a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Non può aspettarsi che il gioco di una squadra senza un’identità trovi le soluzioni per superare avversarie migliori -tutte- di lui: ma può usare il cuore. Correre, buttarsi sui palloni e buttare i palloni (in avanti, in area). Può usare il cuore. Deve, visto che non ha altro.
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