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Solo una partita

Saranno tanti, domenica, i granata che partiranno dal Piemonte e da tante altre parti per andare a vedere il Toro. Sì, sarà semplicemente questo che faranno: seguire il loro Toro. Come a Modena, non saranno altri...

Redazione Toro News

Saranno tanti, domenica, i granata che partiranno dal Piemonte e da tante altre parti per andare a vedere il Toro. Sì, sarà semplicemente questo che faranno: seguire il loro Toro. Come a Modena, non saranno altri sentimenti a muoverli che non siano l'amore; quello infinito che porta i granata ad essere seguiti, in Serie B, da migliaia di persone nelle loro partite in trasferta. Solo il Toro. Nessun'altra.Perché, se da anni lo è a livello tecnico e di risultati, il Toro non è “da B” per tutto il resto: nome, storia, tifosi.L'avversaria di turno sarà il Mantova, società che in passato ha avuto il suo momento di gloria e che merita rispetto, ma che ha un curriculum fatto in gran parte di Serie C. Le due città hanno in comune solo la Pianura Padana, l'acqua che le attraversa e in parte le circonda, e poco altro; nel calcio, le rivalità per il Toro sono quelle dettate dalla propria storia, con avversarie dai curricula simili: Juventus, Sampdoria, Roma, il gotha del calcio del quale ha sempre fatto parte prima degli ultimi anni un po' decadenti, nel corso dei quali si è concessa delle visite (forzate) in provincia.Quattro anni fa, proprio i biancorossi furono l'avversaria designata per uno spareggio che valeva il ritorno dei granata nella bella società di cui dicevamo. Per il Torino; perché, per il Mantova, si sarebbe trattato di una prima volta. Magari non per gli almanacchi, ma per tutti coloro che hanno meno di 50 anni per lo meno sì, dunque sarebbe stato un appuntamento con la storia difficile da ripetere. L'attesa, sulle rive del Mincio, era dunque incredibile, la gioia dopo la vittoria della finale d'andata rese i tifosi lombardi forti ormai di una certezza, e non più di una semplice speranza. Non è, in fondo, difficile comprendere quanto possa essere stato difficile accettare il verdetto del campo, pochi giorni dopo, quando accadde il miracolo; uno dei tanti miracoli della storia del Toro, i tifosi granata ci erano e ci sono abituati, quelli del Mantova no.Non fu un evento vissuto bene dagli sconfitti, e ci mancherebbe altro. Si tirarono fuori termini inadatti, come “vendette” et similia; furono commessi gesti fuori luogo, come quando, alla retrocessione del Toro, un imprenditore lombardo sbeffeggiò Urbano Cairo. Ma non sarà la rabbia di pochi a toccare le migliaia di granata in trasferta: troppo forti, troppo numerosi, troppo del Toro per cadere in sparute provocazioni; sono abituati a ben altro. Se qualcuno, a Mantova, pensa che i granata vada laggiù “per loro”, si sbaglia: si viaggia per il Toro. Per sostenerlo, per far vedere a tutti una tifoseria come il loro stadio non avrà molte occasioni di rivedere. Per il Toro.L'ascia di guerra, se mai guerra c'è davvero stata, è sotterrata; le gerarchie non sono in discussione, e si gioca in uno stadio intitolato ad uno degli Eroi Immortali della storia granata. Si giocherà, da una parte, per tornare nel solito salotto buono; dall'altra, per evitare di ritornare nei postacci che non si volevano più vedere. Davanti, ci sarà un'avversaria sul campo. Una delle 21 affrontate nel corso di questo campionato lunghissimo. Solo una partita, dunque, ma molto importante; importante però per il futuro delle due squadre, non per presunti rancori che si scioglieranno nell'urlo del popolo granata: “Toro!”. Nient'altro conta, in fondo.