“Entro un paio di settimane vogliamo avere il 90% della squadra”. Queste le parole pronunciate pochi giorni fa dal presidente Urbano Cairo. Un obiettivo certamente ambizioso, ma tutt’altro che scontato se si guarda al passato recente. Lo raccontano le ultime sessioni estive di calciomercato, che hanno visto Davide Vagnati accontentare – pur solo in parte – l’allenatore di turno, e spesso soltanto negli ultimi giorni di mercato, a ridosso del campionato.


FOCUS
Torino, Cairo: “In difesa siamo a posto”. Lazaro può tornare sulla linea a quattro
La rosa corta è stata, per molti anni, più di un semplice fardello della gestione Cairo. È successo con Juric, con Vanoli, e oggi è più che naturale provare un certo scetticismo anche con Baroni appena insediato sulla panchina granata.
Detto ciò, la giornata di venerdì potrebbe aver almeno in parte lenito questa consueta precarietà. Sì, il Torino si è privato di un asset importante: Samuele Ricci, trasferitosi al più ambizioso Milan – come in passato era accaduto con Buongiorno al Napoli e Bellanova all’Atalanta – ma a rendere meno traumatico l’ennesimo addio (già annunciato da tempo), è arrivata la firma di Tino Anjorin dall’Empoli, seguita dall’accordo con Ardian Ismajli, anch’egli ex azzurro toscano, ma preso a parametro zero. Entrambi saranno regolarmente presenti per il ritiro in Alto Adige, a Prato allo Stelvio, in programma dal 14 al 26 luglio.
Torino, il centrocampo: Anjorin è il nuovo Ricci?
—“Oggi siamo a posto in difesa – aveva poi aggiunto Cairo, prima ancora della fumata bianca per l’albanese – a posto in mezzo, ci mancano tre giocatori avanti, gli esterni”. Un’affermazione che regge in parte, soprattutto per quanto riguarda l’ultimo blocco dell’inciso. Mancano effettivamente tre giocatori offensivi, e il Torino – come noto – sta trattando Cyril Ngonge dal Napoli per consegnare a Baroni un profilo che manca, almeno per quanto visto nelle sue esperienze alla Lazio e al Verona.
Ma quando si parla di difesa e centrocampo, qualche dubbio affiora. Dopo l’arrivo di Tino Anjorin, Cairo ha espresso la propria soddisfazione per l’innesto di un “ragazzo dal grande potenziale, che spero possa sostituire Ricci nel modo migliore”. Ed è proprio qui che nasce il primo potenziale fraintendimento. Il Toro oggi si ritrova due centrocampisti fisicamente strutturati – Anjorin e Casadei – ma che non fanno dell’impostazione il loro punto di forza. Anjorin possiede buone qualità tecniche (2 gol e 3 assist nell’ultima stagione), ma non è un regista come Ricci: è un interprete più da inserimento, da attacco della profondità. Un discorso simile si può fare per Gvidas Gineitis, fresco di rinnovo. In rosa c’è poi Ivan Ilic, ma è ancora un’opzione? Si legge spesso che “la prossima dovrà essere la stagione del suo rilancio”: sarà davvero così?
Torino, Lazaro sempre più jolly
—Gli interrogativi si spostano ora sul reparto difensivo. Se, secondo il presidente Cairo, il Torino è “a posto in difesa”, ciò include non solo i centrali – in attesa di conoscere il futuro di Coco - ma anche i terzini.
A sinistra è stato riscattato Biraghi, ma appare evidente che, per ragioni non solo anagrafiche, serva un’alternativa credibile. A destra, invece, la questione è ancora più complessa: un vero rebus, o una situazione borderline, a seconda dei punti di vista. Valentino Lazaro sarà sempre più jolly. L’austriaco si è già sacrificato a giocare a piede invertito come esterno di un centrocampo a cinque. Più recentemente, con Vanoli, è stato addirittura reinventato come esterno offensivo, a causa del passaggio dal 3-5-2 al 4-2-3-1. Alle sue spalle, sulla sua stessa fascia, ha regnato l’instabilità. Una situazione che ha mandato in tilt lo stesso Vanoli. L’addio di Bellanova – pur a quasi un anno di distanza – continua a pesare. Pedersen non ha convinto, e da febbraio in avanti è stato progressivamente accantonato. Al suo posto è stato provato Walukiewicz adattato terzino, ma senza che il rendimento ne abbia tratto beneficio. Nel finale di stagione, Vanoli ha perdonato Dembélé per il rosso rimediato a Firenze, concedendogli nuove opportunità. Il francese ha risposto con un gol contro l’Udinese, ma resta un profilo ancora da sgrezzare, con ampi margini di miglioramento sia tattici che tecnici.
Lazaro, Pedersen e Dembélé chiudono Tchatchoua?
—E così, a pochi giorni dallo start della prossima annata - che si aprirà con il primo allenamento previsto martedì al Filadelfia - il candidato numero uno per il ruolo di esterno basso a destra, in una difesa a quattro, è ancora una volta Valentino Lazaro, chiamato a reinventarsi nuovamente.
Un peccato, considerando che l’austriaco è reduce dalla sua miglior stagione in impreziosita da 6 assist? Se ha dimostrato di poter dare il suo apporto in zona offensiva, resta da capire se riuscirà a garantire la stessa efficacia da difensore di una difesa a quattro. Domande legittime, ma che – almeno per ora – sembrano avere una risposta ben definita dalla dirigenza granata.
Anche per quanto riguarda le riserve, Pedersen sembra meno fuori di quanto potesse sembrare a fine campionato, complice il riscatto obbligatorio andato in porto. Dembélé, in procinto di rinnovare fino al 2029, è sempre più dentro il progetto tecnico. E così il nome di Jackson Tchatchoua, esterno del Verona accostato al Torino nelle scorse settimane, sembra allontanarsi definitivamente da un possibile ritorno sotto la guida di Baroni.
Matteo Curreri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il tuo commento verrà moderato a breve.
Puoi votare una sola volta un commento e non puoi votare i tuoi commenti.