"Piedi incollati a terra. Ma con le ali pronte a spiegarsi. E' questa una rapida ed eufemistica fotografia del Torino di questa prima parte di stagione. Un percorso lineare, fino al 24 novembre, quando forse qualcosa si è sbloccato, quando forse la ruota della fortuna ha incominciato a fermarsi qualche volta anche dalla parte giusta. Quattro vittorie in cinque partite, un'accelerazione da Formula 1, come la Red Bull di Vettel che ormai non conosce concorrenza. Il Toro è al settim posto, e dopo la soprendente vittoria a Udine, ieri è arrivata la conferma (ancora più difficile) che che questo splendido risultato non è conseguenza di una serie di positivi eventi. Bensì di questo gruppo, che partita dopo partita si scopre capace di cose straordinarie. Forse, anzi, probabilmente nemmeno i giocatori stessi si rendono conto della loro effettiva forza. E Cairo nemmeno; il presidente non immagina nemmeno come potrebbe migliorare questa squadra, se a gennaio arrivassero 2/3 rinforzi di qualità. Ventura, invece, sì che lo sa. E all'allenatore vanno tutti gli applausi, come quelli che ieri hanno spellato le mani dei tifosi al gol di Immobile.
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Toro, a questo punto manca solo una cosa…
Settimo posto in classifica, attaccanti prolifici ed entusiasmo ritrovato. Ma il Fila? Si intravede il primo spiraglio di luce. Adesso la palla passa a Cairo...
"Tutti i tasselli del mosaico granata stanno lentamente tornando al proprio posto; Ventura, come gli artisti romani che donarono colore e vita al mausoleo di Galla Placidia, sta trasformando questo Toro in un'opera d'arte. Tuttavia, manca ancora un ultimo schizzo, l'ultima pennellata. Manca ancora il Filadelfia. Manca dal 10 aprile 1998, nefasto e triste giorno della demolizione. Da allora il Toro non fu più lo stesso: retrocessioni, fallimenti ed umiliazioni. I più romantici pensano che esistesse un profondo legame tra il Toro e quella struttura in stile liberty con le gradinate in legno, dove i vari Mazzola, Menti, Bacigalupo, Maroso, scrissero indelebili pagine di Storia. Forse, non avevano tutti i torti. Durante gli anni, tanti personaggi promisero di risollevare il Fila: Rossi, Borsano, Goveani, Calleri, Novelli, Vidulich, Cimminelli. Come al solito: tante promesse, ma fatti...Zero.
"Ricostruire il Filadelfia, ancora prima delle considerazioni di tipo urbanistico e architettonico, vuol dire ridare speranza ad un popolo intero, quello granata, riportando alla luce un simbolo di Torino, del Toro e un emblema del calcio italiano. In questa vicenda, tutti hanno da guadagnarci. Non in termini economici, ma in rispetto e gratitudine eterna. Il primo passo è stato fatto. Adesso tocca a Cairo. Cadere nell'anonimato o essere ricordato per sempre?
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