di Valentino Della Casa - E' vero, non sono spesi tanti soldi (a fronte anche delle cessioni fruttuose come per esempio la metà di Dzemailli passato al Napoli), ma questo Torino, oltre alle belle prestazioni fin qui inanellate, può sorridere anche per quanto riguarda il monte ingaggi: decisamente più ridotto rispetto a due stagioni fa e, soprattutto, di ben 10 milioni di euro lordi inferiore a quello sontuoso che Garrone corrisponde ai giocatori della sua Sampdoria.Cifre sicuramente importanti, che ben potrebbero sposarsi nella sempre più difficile gestione di una società calcistica per gli anni a venire. Ma veniamo ai numeri. L'anno della retrocessione, in casa granata venivano pagati circa ventidue milioni di euro lordi (oltre a Bianchi, pesanti erano anche gli emolumenti dei “vecchi” Di Michele, Diana, Gasbarroni, Pratali, Sereni e degli appena arrivati come Loviso e Vantaggiato, che trovarono l'accordo con Foschi per circa quattrocentomila euro netti a stagione).Non a caso fece grande fatica il ds Petrachi, l'estate successiva, a vendere molti di questi giocatori, per cercare, in un mosaico alla luce dei risultati evidentemente non riuscito, di scendere di qualche milione, riuscendo ad arrivare a circa di 18 milioni di euro. La strategia era evidente: cercare di cedere la maggior parte delle “zavorre economiche” il prima possibile, per poi, impostando un tetto salariale, acquistare altri elementi utili alla causa. Tardi, però, si è potuto realmente concretizzare quanto sperato (ad esempio, la cessione di Di Michele avvenne solo negli ultimi giorni di agosto, bloccando di fatto altre operazioni in entrata), con il Toro che, per contingenze, ha dovuto in qualche caso alzare l'asticella per potersi aggiudicare qualche giocatore necessario per il modulo di Lerda (De Vezze, nonostante il sacrificio richiesto e ottenuto rispetto al contratto con il Bari, al netto percepiva in granata circa 450mila euro, quasi novecentomila lordi).Asticella che invece è rimasta ben rigida in questo mercato, con il solo Guberti, vista l'importanza del giocatore, in grado di superare leggermente quota cinquecentomila euro netti (il tetto massimo per i nuovi contratti). Tutti gli altri nuovi arrivati percepiscono stipendi oscillanti tra due e trecentomila euro netti, riuscendo ad abbassare il monte ingaggi totale a circa sedici milioni lordi. E la campagna di riduzione dei costi non si ferma qui: a gennaio, infatti, l'obiettivo è di cedere Gasbarroni (circa 1,5 milioni lordi all'anno), mentre, come già scritto su queste pagine, anche per Pratali (un vero lusso come vice Ogbonna, percependo circa cinquecentomila euro netti all'anno) verranno valutate eventuali offerte, considerando che il suo contratto scadrà proprio in giugno 2012. In questo modo, il Torino riuscirebbe ad arrivare intorno ai tredici milioni di euro lordi all'anno, quasi dimezzando le spese rispetto a due stagioni fa, e con la speranza attualmente più tangibile di riuscire a centrare la promozione.I conti, dunque, iniziano finalmente a tornare. Esattamente come in campo. Cantare vittoria adesso sarebbe scioccamente prematuro, ma numeri come questi non vanno ignorati. E non dovranno esserlo neanche in futuro.
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Toro, anche i conti tornano
di Valentino Della Casa - E' vero, non sono spesi tanti soldi (a fronte anche delle cessioni fruttuose come per esempio la metà di Dzemailli passato al Napoli), ma questo Torino, oltre alle belle prestazioni fin qui...
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