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Toro, di nuovo protagonisti

Vej Turin / La stagione di grazia degli enfants terribiles

Redazione Toro News

"La stagione 1935-36 fu quella del riscatto. Protagonista del campionato e per due giornate capolista in solitario, il Torino si presentò ai nastri di partenza con una formazioni di torinesi dal cuore granata. Ben otto su undici erano nati e cresciuti – anche calcisticamente – nel capoluogo sabaudo: un grande successo del vivaio del Toro, i Balon Boys, che dopo soli dieci anni di attività potevano ben fregiarsi l'onore di aver educato un'intera leva calcistica. Ai posti di comando l'ingegner Cuniberti, presidente, mentre Tony Cargnelli siede in panchina. In campo troviamo in porta Maina, in difesa Maina e Zanello, in mezzo Ellena, Janni e Prato mentre davanti spadroneggiano Bo, Baldi, Buscalglia, Galli e Silano. Nonostante le due stagioni precedenti fossero termiante con finali salvezza da infarto, il Toro continua a puntare sui suoi giovani, dalle indubbie qualità tecniche. Anche in questo la dirigenza vedrà lungo: dopo il rodaggio degli anni precedenti ora gli enfants terribiles sono pronti a regalare soddisfazioni ai propri tifosi.Durante questo campionato il Toro affiancò la Roma in testa alle squadre vincitrici di più incontri (16 partite), guadagnando ben 14 punti (di 38 totali) in trasferta mentre il bomber della squadra, con 10 reti fu Silano. Dati che aiutano a comprendere come il Toro fosse veramente squadra, andasse a rete sfruttando molti giocatori e, soprattutto, fosse corsaro, giocando con grande determinazione anche sui campi più difficili.Il calendario mise subito alla prova i granata: prima giornata a Roma contro la squadra giallorossa (che terminerà seconda alle spalle del Bologna campione): il Toro uscì sconfitto di misura. Poi due pareggi: il primo nel derby, contro i bianconeri campioni in carica, il secondo contro il Brescia.Il 13 ottobre arrivò al Fila la Triestina, in stagione di grazia, ma il Toro prese il volo: 5-3 ai friulani e prima vittoria del torneo. Da lì i granata non si fermarono più fino a dicembre: cinque partite e cinque vittorie, contro Milano, Palermo, Napoli, Sampierdarenese, e Alessandria. Il 15 dicembre in casa del Toro secondo in classifica si presenta il Bologna, capolista. I rossoblù mostrarono al pubblico torinese la forza dei propri reparti e la sicurezza del loro pacchetto difensivo mentre il Torino, giovane e guascone giocò sulle ali della tenacia, della forza di volontà e dell'impeto, attaccando la capolista per ottanta minuti, tenendo i futuri scudettati chiusi nella propria metà campo. Prima della fine del girone di andata i granata riuscirono a infliggere anche un pesante 5-0 alla Fiorentina, volando in testa alla classifica con Bologna e Juventus. A dispetto del risultato si trattò di una partita combattuta, in cui i viola riuscirono anche, per lunghi tratti, a dominare. La superiorità del Toro provenne dalla grinta e dal gioco, semplice lineare ma chiaro. Finalmente, dopo due stagioni di pasticci in campo e di movimenti confusi, i granata riuscivano a giocare pulito, senza sbavature, superando gli avversari in velocità e capitalizzando al meglio ogni occasione. Dopo uno scivolone in trasferta contro il Bari (che nel turno precedente era riuscito anche a battere l'Ambrosiana di Meazza) il Toro aprì il girone di ritorno battendo la Roma al Filadelfia. Una vittoria di misura che confermò i granata tra le squadre protagonisti del campionato, nonché nel più ristretto novero delle accreditate al titolo finale. A differenza degli anni passati, ogni schiaffo subìto (come la sconfitta nel derby di ritorno) dava alla squadra la carica per portare a casa punti nei turni successivi; per i tifosi costretti a subire filotti di sconfitte e spareggi per non retrocedere sembrò di essere tornati agli anni di Baloncieri. Il 23 marzo 1936 La Stampa titolò: «Il Torino solo al comando». Cos'era accaduto? Con la sconfitta della Juventus a Trieste e il pareggio bolognese a Genova (sponda Sampierdarena) il Toro, vincente ad Alessandria sotto una pioggia torrenziale divenne capolista solitario. Fu l'apice della stagione: gli enfants terribiles erano riusciti a ritrovare la vetta – dopo anni – conquistando punti e applausi su tutti i campi e tra gli addetti ai lavori. Fu forse per l'inesperienza della giovane squadra – o la stanchezza che iniziò ad affiorare – ma il Toro dopo aver raggiunto la vetta iniziò a soffrire le vertigini. Dopo la vittoria di Alessandria la squadra portò a casa solo due pareggi, con la Lazio e Genova, e due sconfitte contro Bologna e Ambrosiana. Due punti in quattro punti fecero perdere al Toro la testa della classifica, permettendo al Bologna di superare tutti e lanciare la corsa scudetto. La Roma ne approfittò e scavalcò i granata, in un disperato tentativo di inseguimento della corazzata felsinea. Il Toro si riprese dalle vertigini chiudendo la stagione con due vittorie negli ultimi due turni e confermando la terza posizione. La classifica di fine anno vide il Bologna campione con 40 punti, la Roma seconda a 39 mentre a 38 il Torino: dopo anni di sofferenza i granata chiusero il proprio campionato sul podio.Per i tifosi al Fila fu comunque una festa: l'ultima partita venne decisa in dieci minuti (Silano 23' e Buscaglia al 29') mentre sugli spalti il giornalista Luigi Cavallero si appuntò: «la gara ha confermato i progressi di Allasio, che ha davvero la stoffa del grande centro sostegno. L'anno prossimo si rivelerà in maglia granata un campione in più». Avrebbe avuto ragione.