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Toro e tv, i conti non tornano
La torta dei diritti tv è sostanzialmente pronta, resta da capire chi si sazierà meglio. E a quel tavolo è seduto pure Urbano Cairo, ma sostanzialmente non può battere i pugni. Così come...
BIG VORACI - Ecco perché è una guerra tra ricchi e poveri che sostanzialmente dovrebbe avere un punto fermo lunedì prossimo con la nuova assemblea di Lega. C’è la fetta dei diritti sino al 2015, già venduti per cifre che in questa stagione raggiungono 950 milioni: la base di partenza è quella delle proporzioni determinate tra quanto viene diviso in parti uguali e quanto invece è determinato in base al bacino d’utenza e ai risultati. Un 5% che almeno la metà delle società di A vuole cancellare a favore di una meritocrazia che derivi dai risultati degli ultimi cinque anni (e qui ovviamente al Toro non conviene). E l’altro punto di scontro sta nella mutualità del 10% che vanno come bonus alle retrocesse e che la maggioranza, ma non quelle che sostanzialmente comandano, vorrebbe continuare a far pesare di più sui conti di Inter, Milan, Juve, Roma, Napoli e Lazio.
ESEMPIO PREMIER - Fossimo in Premier League, dove la quota nazionale è ripartita al 50% in parti uguali, al 25% in base al numero di volte che un club viene trasmesso live e per il restante 25% a seconda della classifica dell’ultimo anno, ci sarebbero meno problemi e soprattutto meno squilibri, ma qui siamo in Italia ed è anche per questo che i nostri club (soprattutto quelli medio-piccoli) interessano meno agli investitori stranieri, emiri in primis.E qui veniamo al Toro. Con i dettami attuali, sarebbe la sest’ultima di serie A, con un totale pari a 34,6 milioni anche sotto a Udinese (41,1), Palermo (38,3), Bologna (36) e Atalanta 35,6 battendo soltanto Catania, Parma, Chievo, Siena e Pescara. Un tesoretto, comunque lo si voglia guardare, anche se è inutile illudersi venga riutilizzato sul mercato.
TIFOSI INVISIBILI - Un tesoretto sul quale però incide molto più il bacino d’utenza rispetto a quanto facciano i tifosi. Perché all’appello ancora una volta mancano loro: basta confrontare i dati raccolti da ‘Panorama’, relativi a fine settembre, sugli abbonati Sky per le partite della squadra del cuore. In testa l’Inter con 30.772, seguita da Juventus con 27.400, Roma con 24.200, Milan con 22.500 e Sampdoria a quota. 19.590. Il Toro? E’ quint’ultimo con 8.100 abbonati, settecento più del Pescara mentre l’Udinese ne ha oltre 17 mila. E allora due sono le cose: o chi non va allo stadio si disinteressa di seguire anche il Toro in tv (i dati di Mediaset Premium sono simili…), oppure ancora una volta lamentarsi è l’unico sport buono da praticare. Certo, la società spinge pochissimo: non ha una sua tv (che sarebbe probabilmente alla luce di quanto sopra inutile), non ha più nemmeno una sua rivista, non è capace di creare legami con il territorio come fa ad esempio il Bologna mandando i suoi giocatori negli istituti del circondario con il progetto ‘Il Bologna torna a scuola’, semplicemente raccontandosi e incontrando i ragazzini. Tutto marketing spiccio che Urbano Cairo, di mestiere ben attento a questi particolari, ha accantonato.Federico Danesi(foto M.Dreosti)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La torta dei diritti tv è sostanzialmente pronta, resta da capire chi si sazierà meglio. E a quel tavolo è seduto pure Urbano Cairo, ma sostanzialmente non può battere i pugni. Così come...
BIG VORACI - Ecco perché è una guerra tra ricchi e poveri che sostanzialmente dovrebbe avere un punto fermo lunedì prossimo con la nuova assemblea di Lega. C’è la fetta dei diritti sino al 2015, già venduti per cifre che in questa stagione raggiungono 950 milioni: la base di partenza è quella delle proporzioni determinate tra quanto viene diviso in parti uguali e quanto invece è determinato in base al bacino d’utenza e ai risultati. Un 5% che almeno la metà delle società di A vuole cancellare a favore di una meritocrazia che derivi dai risultati degli ultimi cinque anni (e qui ovviamente al Toro non conviene). E l’altro punto di scontro sta nella mutualità del 10% che vanno come bonus alle retrocesse e che la maggioranza, ma non quelle che sostanzialmente comandano, vorrebbe continuare a far pesare di più sui conti di Inter, Milan, Juve, Roma, Napoli e Lazio.
ESEMPIO PREMIER - Fossimo in Premier League, dove la quota nazionale è ripartita al 50% in parti uguali, al 25% in base al numero di volte che un club viene trasmesso live e per il restante 25% a seconda della classifica dell’ultimo anno, ci sarebbero meno problemi e soprattutto meno squilibri, ma qui siamo in Italia ed è anche per questo che i nostri club (soprattutto quelli medio-piccoli) interessano meno agli investitori stranieri, emiri in primis.E qui veniamo al Toro. Con i dettami attuali, sarebbe la sest’ultima di serie A, con un totale pari a 34,6 milioni anche sotto a Udinese (41,1), Palermo (38,3), Bologna (36) e Atalanta 35,6 battendo soltanto Catania, Parma, Chievo, Siena e Pescara. Un tesoretto, comunque lo si voglia guardare, anche se è inutile illudersi venga riutilizzato sul mercato.
TIFOSI INVISIBILI - Un tesoretto sul quale però incide molto più il bacino d’utenza rispetto a quanto facciano i tifosi. Perché all’appello ancora una volta mancano loro: basta confrontare i dati raccolti da ‘Panorama’, relativi a fine settembre, sugli abbonati Sky per le partite della squadra del cuore. In testa l’Inter con 30.772, seguita da Juventus con 27.400, Roma con 24.200, Milan con 22.500 e Sampdoria a quota. 19.590. Il Toro? E’ quint’ultimo con 8.100 abbonati, settecento più del Pescara mentre l’Udinese ne ha oltre 17 mila. E allora due sono le cose: o chi non va allo stadio si disinteressa di seguire anche il Toro in tv (i dati di Mediaset Premium sono simili…), oppure ancora una volta lamentarsi è l’unico sport buono da praticare. Certo, la società spinge pochissimo: non ha una sua tv (che sarebbe probabilmente alla luce di quanto sopra inutile), non ha più nemmeno una sua rivista, non è capace di creare legami con il territorio come fa ad esempio il Bologna mandando i suoi giocatori negli istituti del circondario con il progetto ‘Il Bologna torna a scuola’, semplicemente raccontandosi e incontrando i ragazzini. Tutto marketing spiccio che Urbano Cairo, di mestiere ben attento a questi particolari, ha accantonato.Federico Danesi(foto M.Dreosti)
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