PRIMO TEMPO. Dopo la brutta sconfitta di Livorno il Torino contro il Frosinone ha l’occasione di riavvicinarsi alla zona playoff. Serve, però, ritrovare quello spirito smarrito dalla squadra granata ultimamente. Invece, dopo un inizio equilibrato arriva l’uno-due del Frosinone che rischia di chiudere con un’abbondante ora di anticipo il discorso. Al quarto d’ora Lodi si accentra dal settore sinistro e serve Sansone, libero di controllare e far partire un diagonale sul quale Rubinho non può nulla. Gravi responsabilità nell’occasione per Ogbonna, che lascia l’attaccante avversario completamente solo. E due minuti più tardi, al 18’, è già tempo di raddoppio: Lodi si inventa un sinistro strepitoso che si va ad infilare sotto all’incrocio, alla destra di Rubinho. Zero a due e squadra granata contestata per la prima volta della stagione dalla Maratona, anche in modo plateale. Ma è solo questione di pochi secondi, perché poi la curva continua ad alternare cori a favore di Bianchi e compagni e contro la dirigenza. In campo il Toro prova a reagire e cercare almeno di dimezzare le distanze prime dell’intervallo, riuscendoci al 25’ con Pratali, autore di un tiro che colpisce la parte bassa della traversa e si infila in rete. E’ l’unica vera e propria occasione da gol per la squadra granata in un primo tempo interpretato nella peggior maniera possibile. La luce che ieri Lerda in conferenza sperava si accendesse nei suoi giocatori è ben lontana dal fare capolino in campo. Troppa la distanza tra i reparti, ancora poca la coesione. Questo Toro è ben lontano da quello che speravano di vedere i tifosi.
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Toro-Frosinone 1-2 Un altro scempio
PRIMO TEMPO. Dopo la brutta sconfitta di Livorno il Torino contro il Frosinone ha l’occasione di riavvicinarsi alla zona playoff. Serve, però, ritrovare quello spirito smarrito dalla squadra...
SECONDO TEMPO. Il piglio del Toro nella ripresa è diverso. Come ormai succede da qualche partita a questa parte nella seconda frazione di gioco la squadra di Lerda scende in campo con un atteggiamento differente e già in avvio Bianchi si trova a tu-per-tu con Sicignano, sparando però a lato. La necessità di ribaltare il risultato porta i padroni di casa a riversarsi nella metà campo avversaria. Ancora una volta sembra determinante l’ingresso di Gasbarroni. Con il fantasista torinese i granata acquistano in inventiva e si rendono più pericolosi sotto porta. Al 10’ Obodo trova la rete, ma nel controllare la sfera tocca con la mano e il direttore di gara annulla. Sgrigna trova maggiori spazi e quando si accentra crea dei grattacapi alla difesa ospite: al 12’ serve una palla d’oro per Iunco che però sbaglia malamente lo stop e spreca una nitida occasione. Proprio l’ex Cittadella pochi minuti prima era finito a terra in area, ma Velotto aveva giudicato tutto regolare, tra i fischi del pubblico. La gara entra così nella fase centrale, ma il canovaccio non cambia: il Toro attacca e il Frosinone difende. Lerda si gioca al carta Pellicori al posto di uno spento Iunco, ma sono ancora gli ospiti ad andare vicinissimi alla rete al 32’: una bella azione corale viene conclusa con un pessimo tiro ravvicinato di Santoruvo. Il Toro è poco incisivo. Il possesso di palla è prolungato, ma sterile ed il dominio territoriale è palese solo fino alla trequarti. Scaglia fa il suo esordio in campionato rilevando Garofalo. Gli unici guizzi arrivano dai cross di Gasbarroni, però Bianchi non sembra in una delle sue giornate migliori, a causa anche di un problema alla coscia destra che lo costringe diverse volte a farsi medicare a bordo campo. Neppure dai calci piazzati il Toro riesce a creare qualche pericolo e la gara si trascina stancamente verso la fine. Anzi, è ancora il Frosinone a rischiare di triplicare: Lodi scheggia la traversa su punizione. È l’ultimo brivido della gara. Ma forse è meglio così. È meglio dimenticare.
(Foto: M. Dreosti)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO TEMPO. Dopo la brutta sconfitta di Livorno il Torino contro il Frosinone ha l’occasione di riavvicinarsi alla zona playoff. Serve, però, ritrovare quello spirito smarrito dalla squadra...
SECONDO TEMPO. Il piglio del Toro nella ripresa è diverso. Come ormai succede da qualche partita a questa parte nella seconda frazione di gioco la squadra di Lerda scende in campo con un atteggiamento differente e già in avvio Bianchi si trova a tu-per-tu con Sicignano, sparando però a lato. La necessità di ribaltare il risultato porta i padroni di casa a riversarsi nella metà campo avversaria. Ancora una volta sembra determinante l’ingresso di Gasbarroni. Con il fantasista torinese i granata acquistano in inventiva e si rendono più pericolosi sotto porta. Al 10’ Obodo trova la rete, ma nel controllare la sfera tocca con la mano e il direttore di gara annulla. Sgrigna trova maggiori spazi e quando si accentra crea dei grattacapi alla difesa ospite: al 12’ serve una palla d’oro per Iunco che però sbaglia malamente lo stop e spreca una nitida occasione. Proprio l’ex Cittadella pochi minuti prima era finito a terra in area, ma Velotto aveva giudicato tutto regolare, tra i fischi del pubblico. La gara entra così nella fase centrale, ma il canovaccio non cambia: il Toro attacca e il Frosinone difende. Lerda si gioca al carta Pellicori al posto di uno spento Iunco, ma sono ancora gli ospiti ad andare vicinissimi alla rete al 32’: una bella azione corale viene conclusa con un pessimo tiro ravvicinato di Santoruvo. Il Toro è poco incisivo. Il possesso di palla è prolungato, ma sterile ed il dominio territoriale è palese solo fino alla trequarti. Scaglia fa il suo esordio in campionato rilevando Garofalo. Gli unici guizzi arrivano dai cross di Gasbarroni, però Bianchi non sembra in una delle sue giornate migliori, a causa anche di un problema alla coscia destra che lo costringe diverse volte a farsi medicare a bordo campo. Neppure dai calci piazzati il Toro riesce a creare qualche pericolo e la gara si trascina stancamente verso la fine. Anzi, è ancora il Frosinone a rischiare di triplicare: Lodi scheggia la traversa su punizione. È l’ultimo brivido della gara. Ma forse è meglio così. È meglio dimenticare.
(Foto: M. Dreosti)
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