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Toro, un cantiere inutile

Arrivare alla nona di campionato e avere ancora voglia di sperimentare, per giunta in quella che fra le tre gare in otto giorni che attendevano il Toro, almeno sulla carta, era maggiormente alla...

Federico Danesi

"Arrivare alla nona di campionato e avere ancora voglia di sperimentare, per giunta in quella che fra le tre gare in otto giorni che attendevano il Toro, almeno sulla carta, era maggiormente alla portata e comunque decisamente da vincere. Di certo non il miglior viatico per imporre il proprio gioco, ma soprattutto il modo migliore per gasare gli altri e deprimere sé stessi.QUALE MODULO? - Non lo dicono i numeri, che pure con il Toro sono impietosi, quanto piuttosto la logica. Volendo pensare che il Toro sia in grado di giocare sempre con il 4-2-4, ma anche se questo al momento cominciano a montare i dubbi, di certo non sembra razionale pensare di farlo sempre con interpreti diversi e non sempre per scelta dettata dall’infermeria. Contro il Parma è andata in scena l’ennesima recita a soggetto, l’ennesima riproposizione del concetto ‘gli assenti hanno sempre ragione’, ché tanto le recriminazioni fanno in fretta a prendere il posto delle certezze.

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"BOMBER DI RAZZA - Fino a ieri eravamo tutti, critica ma soprattutto tifosi, che almeno Bianchi fosse punto da cui non poter prescindere parlando d’attacco. Perché ha un bel dire Brighi, che pure ha avuto il merito di essere cinicamente onesto a fine gara: certo al Toro manca un attaccante da almeno venti reti, ma Amauri nel Parma si è svegliato soltanto nelle ultime uscite. E lo ha fatto perché Donadoni saggiamente l’ha saputo aspettare, l‘ha fatto giocare studiando per lui quelli che potessero essere le soluzioni ottimali per farlo rendere e farlo diventare un capitale per la sua squadra, non un peso come si era rivelato in diverse occasioni.

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"QUESTIONE DI SCELTE - La filosofia di Ventura invece sino ad oggi è stata diametralmente opposta. Certo non è colpa sua se Birsa si è fatto male subito, se Santana ha muscoli di cristallo, se Stevanovic una ne fa e dieci ne sbaglia, se Meggiorini e Sgrigna complessivamente fino ad oggi hanno reso decisamente sotto a quelle che potevano essere sia le attese che la logica. Non c’era Diop, facendo proprio gli avvocati del diavolo, ma poco darebbe cambiato. Resta il fatto che Bianchi e Cerci li ha tenuti fuori il tecnico, che l’ennesimo esperimento è arrivato contro una diretta concorrente. Che, insomma, c’è molto su cui lavorare e troppo poco tempo per farlo. E pensare all’Olimpico (quello romano) oltre che al San Paolo oggi mette davvero paura.Federico Danesi(foto M.Dreosti)