Quando si parla di tifosi -dell'importanza dei tifosi, di quel che meritano i tifosi, dei ringraziamenti ai tifosi- si passa facilmente il confine della retorica. Ma stavolta correremo il rischio: perché è impossibile non considerare tra gli elementi più importanti dell'indimenticabile giornata di Modena la gente del Toro, le migliaia di persone del Toro, che hanno invaso la piccola nazione neroverde diventando immediatamente maggioranza. Maggioranza guadagnata non solo con la forza dei numeri, ma con la voce e le mani, spingendo i giocatori a sentirsi come in casa, o come a casa. Tranquilli, forti, amati.Certo, il gol del vantaggio trovato dopo tre minuti ha ulteriormente spianato la strada, una strada che, da lì in avanti, si immaginava difficile ma non piena di sofferenze come si è invece rivelata.Ieri mattina avevamo parlato di una possibile vittoria sul campo del Sassuolo come di un'impresa, e nel suo svolgimento, con il passare dei minuti ed il susseguirsi, a tratti vorticoso, degli eventi, il successo ha effettivamente assunto i tratti dell'impresa: l'inferiorità numerica (ormai consueta), i rischi e la paura, l'eroismo dei giocatori (ed il supereroismo -nel senso dei poteri paranormali di cui pareva dotato- di Matteo Sereni).L'impresa, appartentemente, sembra non muovere troppo la classifica: dopo aver vissuto i 95 minuti del “Braglia”, con l'ansia sciolta nella palombella di Gasbarroni e riformatasi, più e più volte, ad ogni tiro dei modenesi in quel nanosecondo che precedeva la parata, dopo aver goduto per un successo del genere, uno quasi si aspetta di andare a leggere la classifica e trovare il suo Toro magari non al primo posto, ma finalmente libero dalla concorrenza fastidiosa, scrollata via come polvere dai calzari; invece non è così, i granata sono ancora completamente invischiati nella lotta gomito a gomito. Sarebbe stata la sconfitta, invece, a fare la differenza: in quel caso sì, classifica e specialmente prospettive sarebbero cambiate.Ma ieri la gente meritava di essere felice, e così è stato. Le migliaia di granata quasi smorzavano con il loro fiato la potenza dei tiri degli avversari per facilitare il compito di Sereni che, a pochi metri da loro, ne sembrava quasi un'emanazione: mille, tremila mani bloccavano i palloni calciati dai neroverdi (e seimila mani battevano cantando). Colantuono sembrava quasi affidarsi alla cabala inserendo D'Aiello in situazione di inferiorità numerica, esattamente come accaduto nello stesso stadio contro il Modena; l'incredulità correva negli occhi quando Gas faceva il 3-1 mentre tutti si attendevano, da un momento all'altro, il 2-2 e magari anche un seguito peggiore.
toro
Tremila, seimila mani e ventidue piedi
Quando si parla di tifosi -dell'importanza dei tifosi, di quel che meritano i tifosi, dei ringraziamenti ai tifosi- si passa facilmente il confine della retorica. Ma stavolta correremo il rischio: perché è...
Invece no, andava tutto benissimo come meglio non poteva. Cola, pragmatico, non pare così convinto che le emozioni vissute martedì a Superga possano aver aiutato i suoi a trovare, dentro se stessi, altra forza e altro coraggio; noi invece pensiamo proprio di sì, anche riguardo quelle occasioni in cui è intervenuta qualche forza esterna, che alcuni chiamano "buona sorte"; ma perché oggi siamo in vena di retorica, l'abbiamo detto.
(foto M.Dreosti)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Quando si parla di tifosi -dell'importanza dei tifosi, di quel che meritano i tifosi, dei ringraziamenti ai tifosi- si passa facilmente il confine della retorica. Ma stavolta correremo il rischio: perché è...
Invece no, andava tutto benissimo come meglio non poteva. Cola, pragmatico, non pare così convinto che le emozioni vissute martedì a Superga possano aver aiutato i suoi a trovare, dentro se stessi, altra forza e altro coraggio; noi invece pensiamo proprio di sì, anche riguardo quelle occasioni in cui è intervenuta qualche forza esterna, che alcuni chiamano "buona sorte"; ma perché oggi siamo in vena di retorica, l'abbiamo detto.
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