di Stefano Rosso - Il tifoso del Toro, per definizione, è sofferenza. Questa definizione lo riguarda anche nei momenti di entusiasmo e gioia più grande - probabilmente in nome del piemontesissimo 'esageruma nen' - quando nonostante il momento positivo, per scaramanzia o pessimismo cosmico, un pensiero al cosa accadrebbe in caso di flessione viene dedicato comunque.
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Tutto bene, per il momento
di Stefano Rosso - Il tifoso del Toro, per definizione, è sofferenza. Questa definizione lo riguarda anche nei momenti di entusiasmo e gioia più grande - probabilmente in nome del piemontesissimo 'esageruma...
Ad oggi l'armonia del gruppo è palpabile: alla Sisport, durante gli allenamenti, c'è sempre il massimo impegno e la massima disponibilità da parte di tutti, in campo ciascuno si mette a disposizione della squadra - chi stando in panchina, chi entrando o uscendo a partita in corsa senza mai lamentarsi, chi andando a sedersi sistematicamente in tribuna, chi adattandosi a giocare fuori ruolo o chi addirittura correndo due o tre volte tanto sul terreno di gioco - e fuori dal rettangolo di gioco il gruppo è particolarmente unito e coeso (l'esultanza di Sgrigna di domenica a Verona, con tutta la panchina che si alza per dargli un coppino - il leit motiv, ormai, del riscaldamento del Toro in Sisport - ne è la testimonianza migliore). Su tutto questo, inutile negarlo, risultati e classifica influiscono non poco.
Se il Torino stesse però attraversando un momento di flessione dei risultati, magari una sfilza di scialbi pareggi conditi da prestazioni dubbie ed agevolate da non poche sviste arbitrali nati da una sconfitta sonoro in uno scontro diretto, con una classifica che inizierebbe a rimarcare un ritardo importante rispetto all'obiettivo stagionale - qualunque riferimento a situazioni e/o squadre reali è puramente casuale, ndr - l'umore della squadra sarebbe lo stesso?
Ieri dagli spogliatoi di Verona Antenucci dichiarava: "Sono e resto un attaccante, a Catania non volevo giocare sulla fascia, qui invece lo faccio". Che differenza c'è tra Torino e Catania? Ambiente, stadio, contesto, storia... Sono tantissimi i punti che differenziano le due società, ma è soprattutto l'allenatore a cambiare completamente.
La gestione di Ventura per il momento ha ricompattato uno spogliatoio che, al termine della scorsa stagione, era diventato una polveriera, ha dato un'idea di gioco importante e soprattutto sta valorizzando tutti gli elementi a propria disposizione: tre aspetti fondamentali per gestire un gruppo, ma tre aspetti in grado di autoalimentarsi quando il contesto lo consente e Torino, quest'anno, parrebbe essere proprio quel tipo di contesto.
(foto: M.Dreosti)
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