toro

Ventura: “I 6000 di Firenze sono la miglior risposta a chi non credeva in noi”

Giampiero Ventura, nella conferenza stampa di fine stagione, fa un bilancio della stagione: "Chi lo avrebbe mai immaginato. Adesso l'importante è consolidare. Sappiamo come fare..."

Redazione Toro News

"Nella vita come nel calcio, al termine di qualcosa di importante arriva sempre il momento di guardarsi in faccia, e tirare le somme. A volte il confronto può essere doloroso, a volte invece può consistere in semplici complimenti e pacche sulle spalle. La stagione che si è conclusa domenica ha ridato al calcio italiano un Torino nuovo, ma non solo sul piano sportivo e dei risultati, ma soprattutto su quello della gestione societaria. In una lunga conferenza stampa, Giampiero Ventura da un giudizio sincero allo straordinario campionato della sua squadra.

"UNA CRESCITA INASPETTATA - "Mi rende orgoglioso per come è avvenuta perché non si può fare a meno di usare delle frasi fatte. Parlare di crescita solo riferita è quest'anno è limitativo e superficiale. Dobbiamo partire esattamente da tre anni fa, dove c'era delusione, scetticismo, imbarazzo e la miglior risposta sono i 6.000 di Firenze. La città era totalmente granata dove ho visti bambini piccoli con la maglia del Torino. Questo è la vera gratificazione, quello che mi rende orgoglioso al di là della classifica, dei risultati e dei giocatori in Nazionale. Quando parlo di crescita, però, non parlo solo della squadra. Mi riferisco alla società, staff, ambiente, tifoseria."

"NUMEROSI PREMI E RICONOSCIMENTI - "Sinonimo di un'annata importante figlia del lavoro degli anni precedenti. C'è stata una crescita continua, direi giornaliera. Sono i riconoscimenti per il lavoro fatto. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta ad una stagione fantastica la conquista dell'Europa League. Il rammarico è per la partita sciupata in casa contro il Parma, dove avremmo dato un sacco di risposte ad un marea di persone. Nessuno pensava fosse possibile una cosa del genere."

"IL RAPPORTO CON LA SOCIETA' - "Per fare un discorso di crescita, non ci può essere il singolo ma è evidente che ci deve essere collaborazione di più persone. Per avere collaborazione, bisogna avere unità di intenti, un obiettivo e che strada seguire. Prima di mettere gli obiettivi, abbiamo deciso quali rapporti dovevano esserci, altrimenti si sarebe vissuto "alla giornata", com'era abitutine fare qua. La strada è stata spesso in salita, piena di ostacoli, qualche volta ci siamo inciampati, altre volte li abbiamo superati. Il Torino oggi non è solo settimo in classica, ma ha tanti giocatori che giocano la Serie B, di 19/20 anni. Oggi il Torino ha un'immagine completamente diversa. Il Toro esporta una grande immagine a livello sportivo e comportamentale completamento diversa rispetto al passato. Il rapporto non significa essere consenzianti, ma significa confrontarsi, mettersi in discussione con umiltà."

"PROMESSA MANTENUTA - "Il giorno della mia prima conferenza stampa non ho parlato di risultati. Ho detto di voler essee parte integrante di una rinascita. Voler far parte di un qualcosa di grande. Avevamo usato il termine della “cellula granata”. Mi ricordo il taxista all'arrivo a Torino che mi aveva chiesto quando avremmo rispolverato le bandiera.  Bastano due immagini: lo stadio contro il Parma e i tifosi che c'erano a Firenze. Direi che sotto questo aspetto la promessa è stata mantenuta."

"CONSOLIDAMENTO - "Questo fa parte del percorso del Torino nel suo insieme, questo è l'obiettivo di tutti. Rimanere a questo livello. Dobbiamo fare in modo che questo diventi la normalità. Lo dobbiamo ai ventimila di Superga, lo dobbiamo perché la Storia di questa società lo impone. Crescita e programmazione sono parole vane se poi non ci si applica sul campo. Il problema non è migliorare, ma consolidare: creare le basi, le fondamenta, ovvero una mentalità, un modo di lavorare e di pensare che questa società negli ultimi anni aveva perso di vista. Non so se abbiamo centrato già il nostro obiettivo, ma mi aspetto di vedere la prossima stagione un consolidamento. Una volta consolidato, si può addirittura ambire a qualcosa di meglio."

"DARMIAN E MAKSIMOVIC, CHE DUTTILITA' - "Quando sei costretto a fare di necessità virtù, queste cose ti aiutano a crescere. Andare con questa squadra in Europa League sarebbe stato un ulteriore passo avanti, perchè avrebbe consentito a molti giocatori di acquisire esperienze utilissima in futuro nelle partite di un certo spessore. Questo discorso vale per Darmian; non avrebbe mai pensato di giocare esterno sinistro, però lo ha fatto negli ultimi tre mesi. E' nella lista dei 30 per i Mondiali. Quindi non importa chi sei o dove giochi, ha importanza come giochi e cosa sei diventato attraverso il lavoro. Questo vale per Maksimovic, che ha margini di miglioramenti enormi.Nemmeno lui lo sa."

"SQUADRA CAMALEONTICA - "Come non credo ai proclami, non credo nemmeno agli aggettivi. Credo che sia una squadra che ha esportato l'immagine di una squadra che cerca sempre, in casa e fuori, di giocare a calcio. Siamo l'unica squadra che ha meritato di vincere a Roma, o di aver rischiato di pareggiato allo Juventus Stadium. Questa squadra sa che quando gioca a calcio è davvero competitiva. L'obiettivo del nostro campionato era quello di giocare sempre a calcio, di imporre il nostro gioco attraverso un preciso modulo di gioco e una mentalità ben precisa. C'è stata una crescita esponenziale tra girone di andata e girone di ritorno. I giocatori devono avare gli stimoli. Abbiamo dimostrato che se vuoi, puoi."